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Gaza, sotto le bombe muore anche la cultura palestinese: almeno 10 artisti uccisi dai bombardamenti israeliani

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Gaza, sotto le bombe muore anche la cultura palestinese: almeno 10 artisti uccisi dai bombardamenti israeliani

Medici, giornalisti, operatori umanitari, insegnanti. Ma anche poeti, scrittori, giornalisti e artisti. A due mesi e mezzo dall’inizio della campagna militare su Gaza, i bombardamenti israeliani continuano a falcidiare la società civile palestinese.

In un articolo di Shady Hamadi, Il Fatto Quotidiano ha voluto ricordare gli almeno 10 artisti morti sotto le bombe dall’inizio della risposta agli attacchi del 7 ottobre.

Il primo a perdere la vita è stato il poeta Omar Faris Abu Shaweesh, ucciso il giorno stesso degli attacchi senza precedenti di Hamas, durante il bombardamento israeliano del campo profughi di Nuseirat a Gaza. Poeta prolifico, aveva pubblicato diverse raccolte e aveva vinto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. L’11 ottobre è stata la volta dello scrittore Said al-Dahshan autore del saggio “Come incriminare Israele”, su quali strumenti legali utilizzare per fare causa ad al governo di Tel Aviv. Due giorni dopo è stata uccisa nella sua casa a Gaza, insieme ai suoi due figli, la pittrice Heba Zaqout. A renderla celebra era stata una serie di dipinti realizzata nel 2020, che raffiguravano alcune donne con in mano una colomba, una chiave e un liuto a simboleggiare rispettivamente la pace, il ritorno e la cultura.

Il 16 ottobre è morto lo scrittore Abdullah Al-Aqad. Il giorno dopo ha perso la vita lo storico Jihad Al-Masri, ucciso da una bomba insieme alla sua famiglia. Il 20 ottobre, è stata colpita da un raid israeliano la scrittrice e poetessa Heba Kamal Saleh Abu Nada. Abu Nada, morta insieme al figlio, nel 2017 aveva pubblicato il romanzo “L’ossigeno non è per i morti”. “La notte di Gaza è buia se non per i bagliori dei missili; tranquilla se non per il rumore delle bombe; terrificante se non per la tranquillità delle preghiere; nera se non per la luce dei martiri. Buona notte, Gaza”, aveva scritto nel suo ultimo post su X, datato 8 ottobre.

Il 23 ottobre è morto in un bombardamento aereo lo scrittore Abdul Karim Hashash. Una settimana dopo è stata la volta della pittrice Halima Al-Kahlout, 28 anni. Prima della guerra si era distinta per il suo impegno nel sociale e in questioni come la disparità di genere. Un tema a cuore anche alla celebre regista Inas al-Saqa, morta sotto le macerie di casa insieme ai suoi tre figli Sara, Leen, e Ibrahim.

Il 6 novembre ha perso vita il poeta Shahadah Al-Buhbahan, il 18 novembre lo scrittore e giornalista Mustafa Al-Sawwaf, già caporedattore del primo quotidiano di Gaza. Il giorno sucessivo

C’è poi il caso di Musab Abu Toha, scomparso nel nulla il 19 novembre, mentre era diretto insieme alla sua famiglia verso il valico di Rafah nel tentativo di lasciare la Striscia. È riapparso dopo alcuni giorni: le autorità israeliane lo hanno liberato a seguito della mobilitazione delll’associazione Pen International. Secondo il suo avvocato, prima di essere liberato Abu Toha è stato stato picchiato con pugni al viso e allo stomaco.

Il 2 dicembre è morto il poeta e scrittore Nour al-Din Hajjaj, quattro giorni dopo il celebre poeta Refaat al-Areer. “Se io dovessi morire, tu devi vivere, per raccontare la mia storia”, erano state le parole iniziali del poema che al-Areer aveva scritto poche settimane prima di essere ucciso da un ordigno che ha colpito l’appartamento in cui si trovava con i fratelli Salah e Mohammed, la sorella, Asmaa, e tre suoi nipoti, tutti uccisi. Nel 2015 Al Areer era stato fra i fondatori dell’associazione We are not numbers – WANN (Noi non siamo numeri), che tra i suoi partecipanti annoverava anche Yousef Dawas, morto dopo il raid contro la sua abitazione nel nord di Gaza, il 14 ottobre.

L’ultimo nome in questo triste elenco è quello del poeta Saleem Al-Naffar, ucciso lo scorso 7 dicembre. “A volte canto della nostra disperazione”,  aveva dichiarato in una delle ultime interviste. “Ma forse il mio lavoro piace perché, nonostante questa disperazione, non cede mai all’odio né incita alla violenza”.

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