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Come il cospirazionismo può influenzare le elezioni Usa e perché il post voto può trasformarsi in un incubo

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Quarto episodio della miniserie di approfondimento di TPI su QAnon. La teoria può condizionare le elezioni Usa? I suoi adepti hanno dimostrato di poter arrivare a gesti folli: se Trump dovesse perdere potremmo assistere a problemi di ordine pubblico?

Donald Trump sta lottando una guerra segreta contro un’élite di pedofili e satanisti capeggiati da Hillary Clinton, i democratici, attori e figure influenti in tutto il pianeta, fra cui Giuseppe Conte. Della folle teoria QAnon ne abbiamo parlato in tre episodi nella nostra miniserie, raccontando di come questa sia sbarcata anche in Italia (qui il primo episodio della miniserie di TPI). Ognuno di noi forse avrà accennato un sorriso leggendo le deliranti teorie di questo movimento ma meno divertenti sono gli effetti provocati negli Stati Uniti e in Europa, dove la scia di sangue legata a QAnon si allunga sempre di più e preoccupa analisti ed esperti di sicurezza.

S&D

A pochi giorni dalle elezioni statunitensi è inevitabile porsi una questione legata a questa costellazione complottista: la martellante propaganda dell’ecosistema Q che effetto può avere sull’esito delle elezioni? E poi, in caso di sconfitta di Trump, cosa succederà il 5 novembre, giorno del risveglio post elettorale in un’America forse mai così divisa dalla fine della Guerra Civile? 

QAnon: fenomeno di nicchia?
Sfatiamo un mito duro a morire: QAnon non è la teoria sposata da qualche nerd nel Dark Web o dal più rude dei bifolchi dell’Alabama. QAnon è un fenomeno sempre più di massa che potrebbe persino raggiungere posizioni chiave nei palazzi più influenti degli Stati Uniti d’America.

Sebbene QAnon sia stata definita dall’FBI come una “potenziale minaccia di terrorismo”, una ricerca di Hope not Hate dimostra infatti che 1 americano su 10 (più di 32 milioni di persone) afferma di essere almeno un sostenitore “moderato” (traduzione riadattata da TPI dall’inglese ‘soft’) della teoria della cospirazione o di parte di essa. Rispondendo ad un sondaggio fatto fra gli stessi sostenitori di QAnon l’affermazione per cui “I politici democratici e le star di Hollywood fanno parte di una rete globale che tortura e abusa sessualmente i bambini in rituali satanici” – ha trovato il 62% di rispondenti che hanno valutato l’asserzione  come sicuramente o probabilmente vera. Tradotto in numeri, oltre 19 milioni di persone convinte di rischiare di trovarsi alla Casa Bianca un esponente del Deep State asservito al Male.

E si badi bene, non si tratta solo di fasce di cittadini deboli o poco istruite della società civile americana. Anche i potenti, che fiutano il sentimento popolare per catalizzarlo in voti, sembrano essere ammaliati dalle teorie di Q. Ad oggi sono almeno 11 i candidati al congresso che hanno espresso con chiarezza sostegno a QAnon. Tra questi contiamo Marjorie Taylor Greene, nota negli States per le sue esternazioni islamofobiche, razziste e antisemite. Oppure Billy Prempeh, che ha caricato una foto di sé stesso in posa con una bandiera recante la lettera “Q”.

Elettori e candidati QAnon hanno un ruolo chiave nella corsa per ottenere il posto più prestigioso di Washington e comunque vada, piaccia o non piaccia, QAnon avrà quasi sicuramente una rappresentanza politica ufficiale. La narrativa QAnon piace, soprattutto ai repubblicani (il 41% di questi pensa che Q sia una cosa buona o molto buona per il Paese), e quando una narrativa diventa visione collettiva si trasforma in reale. E plasma la Storia.

Piccolo-borghesi, arrabbiati, frustrati. La bomba sociale il cui innesco è perduto, introvabile nel web
I numeri sono freddi dati che hanno un significato negli occhi di chi li legge ma quei numeri nascondono le paure, i sogni e le convinzioni di esseri umani che hanno deciso di credere che il mondo sia distintamente diviso in buoni e cattivi. La convinzione – errata – di vivere in un Paese dove ogni anno spariscono oltre 800mila bambini estremizza il dibattito, trasformando l’avversario in un nemico da eliminare, ad ogni costo. Chi crede in Q crede che dietro ad ogni democratico ci sia una sfera di valori che va dalla pedofilia al satanismo, passando per l’islamizzazione della società e l’odio verso l’America.

La polarizzazione crescente del dibattito negli Stati Uniti è un problema estremamente sentito di cui si dibatte da anni, innanzitutto perché questo ostacola i metodi democratici per risolvere i problemi della società e, secondariamente, può sfociare in forme estremamente violente di reazione. Come abbiamo già riportato (qui il terzo episodio della miniserie di TPI).

QAnon è una bomba sociale ad orologeria che oramai sta da qualche parte nel web e sembra impossibile da disinnescare. QAnon non è pericolosa in sé, lo diventa quando alimenta il risentimento sociale di una società che negli ultimi dieci anni sta assistendo alla scomparsa della classe media e dei suoi privilegi.

Make America Great Again era la promessa di Donald Trump nel 2016, riportare gli Stati Uniti allo sfarzo, ridare all’uomo bianco borghese ciò che è sempre stato suo, rimettere le cose in ordine e ridare forma ai caotici effetti della globalizzazione. Donald non ce l’ha fatta e ora quel cittadino statunitense pare essere molto arrabbiato.

Contrariamente a ciò che sembrerebbe logico dover fare, ovvero riconoscere il fallimento di Trump, molti elettori non solo hanno scelto di rinnovare la fiducia nel Presidente ma hanno deciso, forse inconsciamente, di rilanciarla convincendosi che gli insuccessi sul piano economico e sociale potessero essere controbilanciati dal grande valore morale nel combattere una guerra contro un’élite di pedofili e satanisti. Trump ha fallito sì, ma per una buona ragione almeno.

L’occhiolino di Trump, una nazione armata e quel 5 novembre che fa paura
Cosa succederà il 5 novembre mattina, a risultati ottenuti e chiari, nessuno lo sa. I sondaggi danno Biden in testa ma innanzitutto va detto che i sondaggi nel 2016, proprio all’indomani dell’elezione di Trump, hanno dimostrato di non essere infallibili.

La vittoria di The Donald rischierebbe di esasperare le ferite di quella parte di società che non si sente più rappresentata e ritiene che i propri diritti vengano calpestati ogni giorno, a partire dai movimenti come Black Lives Matter. La sua sconfitta potrebbe invece animare le frange più estreme della destra statunitense, come i neofascisti Proud Boys o i sostenitori di QAnon. Negli Stati Uniti ci sono ad oggi circa 270 milioni di armi, il 42% del totale di quelle in circolazione in tutto il mondo nonostante i cittadini statunitensi rappresentino poco più del 4% della popolazione umana. Un arsenale in mano a persone comuni che sempre di più si odiano, diventano intolleranti le une con le altre.

Assassini, rapimenti, tentativi di strage e devastazioni non sono uno scenario ipotetico, è ciò che già sta accadendo e che potrebbe scalare esponenzialmente all’indomani del voto. L’ossessione di brogli e di cospirazioni per far perdere Trump è generalizzata: 1 sostenitore su 4 di QAnon concorda sul fatto che sarebbe “perfettamente accettabile” per il presidente Trump rifiutarsi di ammettere un’eventuale sconfitta alle urne. I sostenitori di QAnon sono convinti che i democratici useranno mezzi illeciti per vincere, a partire dalla diffusione di una narrativa secondo cui il voto per posta (conclusosi poco fa con un’affluenza sopra le aspettative) sia uno schema per falsificare i risultati elettorali.

In tutto questo cosa fa il protagonista di tutta questa vicenda, il presidente degli Stati Uniti d’America Donald J. Trump? Dopo una fase più timida oggi Trump strizza apertamente l’occhiolino al movimento. Lo sdoganamento della teoria avviene nell’agosto del 2018 quando il Tycoon ha ospitato nello studio ovale Lionel Lebron, esponente di spicco di QAnon. Da allora Tweet ambigui hanno popolato la bacheca del presidente e nemmeno a domanda diretta Donald si è dissociato da quella che, ricordiamo, l’FBI ha ritenuto una minaccia terroristica.

“Ho sentito dire che sono persone che amano il nostro Paese. E poi so che gli piaccio tantissimo, lo apprezzo”. Così ha risposto Trump a chi gli chiedeva di commentare il movimento. E nemmeno messo di fronte all’evidenza, ovvero che QAnon crede ad una tratta di pedofili gestita dai democratici, The Donald si è tirato indietro “Proteggere i bambini è una cosa bella. Ho sentito che sta guadagnando in popolarità e che questa gente ama il proprio Paese”. 

Quanto influisce QAnon sul voto?
Che QAnon influisca sul voto negli Usa questo è evidente. Quanto influisca non è facilmente quantificabile. Nonostante la crescita sul web e nelle chat sia esponenziale non è detto che questo incremento abbia un peso così forte nelle urne. Anche nel fronte repubblicano sono moltissime le anime che condannano la teoria e il fenomeno potrebbe sgonfiarsi con la fine politica di Trump, presto o tardi inevitabile.

Ciò che è altresì evidente è il declino degli Usa e il continuo arretramento dell’egemonia geopolitica conquistata dalla fine della Guerra Fredda. Arretramento che produce insicurezza, disuguaglianze e fratture che sembrano essere insanabili.

Il 4 novembre, nella nazione del “sogno americano” si vota in un clima di crescente intolleranza e tensione, fenomeni su cui QAnons e l’estrema destra soffiano in modo organizzato, forse con un aiuto da est. Il rischio, secondo molti analisti, è che qualche scheggia impazzita trasformi quel sogno in un terribile incubo a stelle e strisce.

Episodio 1La teoria del complotto QAnon spopola anche in Italia: ecco chi c’è dietro
Episodio 2Esclusivo: Parla l’uomo che sta diffondendo la teoria QAnon in Italia: “Vi spiego chi siamo e cosa vogliamo fare”
Episodio 3: “Trump segretamente in guerra contro Obama, pedofilo satanista”: la folle teoria che porta i seguaci a uccidere

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