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Dodici professori universitari sono stati arrestati in Turchia

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I docenti sono accusati di aver firmato una petizione per chiedere al governo turco la fine degli scontri con i ribelli curdi

Dodici professori universitari sono stati arrestati venerdì 15 gennaio in Turchia, con l’accusa di aver firmato una petizione per chiedere la fine delle operazioni militari contro i ribelli curdi nel sud-est dell’Anatolia. Lo riferisce uno dei principali quotidiani turchi, Hurriyet. Altri nove docenti rischiano di finire in carcere, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa governativa Anadolu citando fonti della polizia locale. 

Le persone arrestate sotto tutti professori dell’Università di Kocaeli, nel nord ovest della Turchia. I ventuno docenti sono accusati di aver promosso una raccolta firme nell’ambito dell’iniziativa “Accademici per la pace” dal titolo “Noi non saremo parte di questo crimine”. Sono oltre 1000 fra accademici, intellettuali in Turchia e all’estero che hanno firmato la petizione per chiedere al governo di “cessare i massacri” nel sud-est del paese e riprendere gli sforzi di pace con i ribelli curdi. Tra i firmatari dell’appello figura anche il celebre linguista internazionale e filosofo Noam Chomski. 

Secondo il rapporto della polizia locale, i docenti universitari sono colpevoli di aver violato il controverso articolo 301 del codice penale turco, secondo cui è illegale insultare la nazione turca, lo Stato della repubblica turca, la Grande assemblea della Turchia e le istituzioni giudiziarie dello Stato. Gli accademici sono accusati di “propaganda terroristica”. 

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha definito l’accaduto come “un atto di tradimento da parte dei cosiddetti intellettuali”.

Negli ultimi mesi si sono verificati ripetuti scontri fra separatisti del Pkk e l’esercito turco. Giovedì 14 gennaio un autobomba è esplosa all’esterno del quartier generale della polizia nel distretto di Cinar, in una zona dove la maggioranza della popolazione è di etnia curda. Sei persone sono state uccise. 

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