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Criticare le vittime di stupro

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Polemica negli Usa per le parole di un preside universitario che accusa le donne di denunciare falsi abusi perchè insoddisfatte

C’è ancora chi pensa che una donna che ha subito una violenza sessuale abbia delle colpe. C’è addirittura chi ritiene che dietro una denuncia di stupro si celi la vendetta di una ragazza rimasta insoddisfatta dopo un appuntamento.

Non succede in un paese in cui le donne non hanno diritti, ma negli Stati Uniti. E a sostenerlo è il preside della Lincoln University della Pennsylvania, Robert R. Jennings.

Ha fatto tali affermazioni mentre si rivolgeva a una platea di studentesse, lo scorso settembre. A far scoppiare il caso è stato un video della conferenza pubblicato su YouTube due mesi dopo. Il discorso, che nasceva come un incoraggiamento per le giovani, ha presto preso una piega sessista.

“Rispettate voi stesse se volete che gli uomini vi rispettino, vi useranno se voi glielo lascerete fare”, afferma Jennings. “Sapete una cosa? Quando poi arriva il momento di scegliere, noi andiamo là e sposiamo la ragazza che indossa il vestito lungo. È lei quella che porteremo a casa da mamma”.

Dopo aver sostenuto il vecchio adagio “meriti quello che indossi”, ha aggravato la sua posizione citando tre presunti casi di studentesse che, denunciando uno stupro mai avvenuto, hanno rovinato la vita di altrettanti colleghi.

“Abbiamo avuto in questo campus, lo scorso semestre, tre casi di giovani donne che, dopo aver fatto chissà cosa con un ragazzo, non contente di quello che hanno ottenuto, sapete cosa hanno fatto? Sono andate al dipartimento della sicurezza pubblica del campus a dire ‘Mi ha stuprata’”.

Le affermazioni, considerate già gravi di per sé, erano anche imprecise. È emerso che il dipartimento non ha ricevuto quelle tre denunce infondate nello scorso semestre: erano due e risalivano all’anno prima. Anche la fine di quelle che poi si sono rivelate vittime di una falsa denuncia è stata drammatizzata. Chi è accusato di stupro, infatti, ha una possibilità su tre di venire espulso formulando le statistiche su precedenti fatti di cronaca.

“I commenti di Jennings sembrano le parole di un avvocato difensore del 1850”, ha commentato il procuratore della contea di Chester (che include l’università di Lincoln), Tom Hogan, parlando con l’Huffington Post.

Il preside dell’ateneo ha fatto di pochi episodi la regola. In realtà tra le denunce di stupro quelle false sono tra il 2 e l’8 per cento. Nel caso specifico delle università del nord-est degli Stati Uniti, la percentuale registrata è del 5.9 per cento. Tra questi non ci sono soltanto quelle risultate “false”, ma anche quelle “infondate” e “non verificabili”, finite nel mucchio solo per mancanza di prove. 

In seguito alle numerose critiche che gli sono piovute addosso da più parti, Jennings si è dimesso dal suo incarico durante la giornata di lunedi 24 novembre.

Il problema degli stupri nei college americani è ormai noto. A denunciare i casi impuniti, di recente, è stata Emma Sulkowicz, studentessa della Columbia University, che ha dato vita a una singolare protesta. Ha iniziato a portare dietro il materasso su cui era avvenuta la violenza sessuale in giro per il campus. Emma, che aveva denunciato il fatto due anni dopo che era accaduto, non era stata creduta. Lei, tra l’altro, è una delle poche che ha avuto il coraggio di farsi avanti. Secondo uno studio del dipartimento della Difesa americano, meno del 5 per cento degli stupri viene denunciato.

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