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La Corte dei Conti Ue boccia la proposta di utilizzare i fondi di coesione per il riarmo

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La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Credit: AGF

In un parere, i magistrati contabili osservano che la proposta della Commissione non chiarisce in che modo le spese militari contribuirebbero all'obiettivo di "rafforzare la coesione territoriale, economica e sociale"

La Corte dei Conti europea boccia l’utilizzo dei fondi di coesione dell’Unione europea per finanziare l’aumento delle spese militari dei Paesi membri. In un parere pubblicato oggi, martedì 6 maggio, i magistrati contabili invitano la Commissione a “chiarire l’ammissibilità degli investimenti legati alla difesa e allinearli meglio alle strategie e agli strumenti di finanziamento esistenti dell’Ue in materia di difesa”.

La Corte dei Conti interviene dopo che lo scorso primo aprile la Commissione ha presentato due proposte di modifica ai regolamenti sui fondi per le politiche di coesione che mirano a consentire agli Stati membri di “riassegnare le risorse disponibili alle nuove priorità strategiche dell’Ue”, fra cui l’edilizia abitativa, l’energia, la resilienza idricae , appunto, la difesa.

“Riconosciamo che il contesto di sicurezza dell’Ue è radicalmente cambiato e che ciò richiede una risposta urgente. Tuttavia – osservano i magistrati contabili – la proposta non chiarisce in che modo tali investimenti contribuirebbero all’obiettivo di coesione volto a rafforzare la coesione territoriale, economica e sociale, come stabilito dal Trattato”.

“Sebbene gli investimenti in difesa possano generare impatti economici significativi, potrebbero non essere sempre in linea con le strategie di sviluppo territoriale e l’approccio regionale dal basso che sostengono la politica di coesione”, si legge nel parere. “Lo sviluppo di capacità di difesa coerenti e di catene del valore industriali dipende da strategie nazionali ed europee, piuttosto che regionali”.

La Corte avanza perplessità anche riguardo al rispetto del vincolo, previsto per i fondi di coesione, che impone di “non arrecare danno significativo” all’ambiente e agli obiettivi climatici.

I magistrati sottolineano inoltre come per i fondi di coesione siano previsti “obblighi di trasparenza che richiedono la pubblicazione dei dati sui progetti e sui beneficiari”: “La divulgazione al pubblico di progetti finanziati dall’UE relativi alle tecnologie a duplice uso e all’industria della difesa, nonché alle infrastrutture militari, presenta potenziali implicazioni per la sicurezza”, fanno notare.

E ancora, per la Corte dei Conti europea la proposta della Commissione “non stabilisce alcun criterio di ammissibilità per quanto riguarda il Paese di stabilimento delle entità finanziate per progetti a duplice uso o di capacità di difesa”: ciò significa che i fondi di coesione Ue potrebbero finire per “sostenere aziende controllate in ultima analisi da entità esterne all’Ue o ai Paesi associati, contribuendo così allo sviluppo di tecnologie e capacità di difesa di tali Paesi”. Il riferimento è chiaramente agli Stati Uniti, che oggi sono di gran lunga il principale fornitore di armi per gli Stati membri dell’Ue.

Infine, i magistrati evidenziano il “rischio di investimenti non coordinati e sovrapposti”.

“La Commissione dovrebbe adottare misure adeguate per mitigare il rischio che l’attuazione di queste nuove priorità indebolisca l’approccio basato sul territorio e influisca negativamente sull’efficacia della politica, con conseguente aumento delle disparità regionali”, scrive la Corte nelle sue conclusioni.

LEGGI ANCHE: Von der Leyen e Macron: “Piano per attrarre ricercatori nell’Ue”. Irritazione dall’Italia: “Si promuove l’Europa o la Francia?”

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