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Home » Esteri

Coronavirus, un nuovo studio inglese rivela: “Possibile il contagio dalle acque reflue”

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Secondo i ricercatori la presenza del Covid-19 nelle acque potrebbe "comportare un discreto rischio di trasmissione"

Coronavirus, nuovo studio rivela: “Possibile rischio da acque reflue”

Le acque reflue potrebbero rappresentare un possibile rischio per la diffusione del Coronavirus: è quanto emerso in un nuovo studio inglese condotto dai biologi dell’Università di Stirling e pubblicato sulla rivista Environment International. Finora, tracce del virus sono state trovate nelle acque reflue di Parigi, ma anche di Roma e Milano, ma è sempre stato escluso che la presenza dell’Rna nelle fogne potesse rappresentare un pericolo per la salute. Un’opinione evidentemente non condivisa dagli studiosi inglesi. “Anche se il sistema fognario potrebbe rivelare informazioni utili sulla diffusione dell’epidemia, potrebbe anche comportare un discreto rischio di trasmissione” ha dichiarato Richard Quilliam, della facoltà di Scienze naturali presso l’Università di Stirling.

S&D

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“Sappiamo che Sars-CoV-2 si trasmette tramite oggetti o materiale genetico che trasporti l’infezione, non è ancora noto se il virus possa essere trasmesso attraverso la via fecale-orale, ma studi recenti hanno evidenziato la presenza di Covid-19 nelle feci, e lo spargimento virale del sistema digestivo può durare più a lungo di quello del tratto respiratorio” continua il ricercatore. “Il problema principale è che una percentuale significativa di pazienti con Coronavirus è asintomatica, o manifesta sintomi molto lievi, per questo esiste il rischio elevato di contagio. La mancanza di test inoltre rende complessa la previsione della portata della diffusione potenziale e delle implicazioni per la salute pubblica” aggiunge Manfred Weidmann della Heather Purshouse.

Vanessa Moresco, della Heather Purshouse, sottolinea che “La conformazione del virus inoltre sembra tale da suggerire un comportamento diverso del morbo in un ambiente acquoso. Alcuni Coronavirus possono rimanere attivi nelle acque reflue per circa 14 giorni, a seconda delle condizioni ambientali”. “Non abbiamo compreso del tutto come avvenga il trasporto delle particelle virali, ma il rischio potrebbe essere ancora più elevato nelle zone con scarse misure igieniche e sistemi sanitari nazionali fragili” aggiunge la studiosa Zoe O’Hara. I ricercatori dunque concludono: “Dobbiamo continuare a indagare per espandere la nostra comprensione del virus e degli aspetti che ancora sono confusi. Inoltre, dobbiamo quantificare il rischio rappresentato dalle acque reflue per agire rapidamente e mettere in atto misure di controllo per il materiale potenzialmente infettivo”.

Leggi anche: 1. Secondo i dati elaborati dall’Ordine degli Attuari, l’epidemia di Coronavirus in Italia potrebbe finire a luglio / 2. Bar e ristoranti, Conte dice sì alla riapertura anticipata ma gli scienziati frenano: “La data è il primo giugno” / 3. In arrivo il test rapido sulla saliva

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