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Brasile, la lotta alla cultura sessista

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In tutto il Paese vengono approvate le leggi ‘antibaixaria’: no alle sovvenzioni pubbliche per gli autori che mancano di rispetto alle donne

Brasile lotta alla cultura sessista

“Non mi piacciono le gattine, mi piacciono solo le cagne” – “Eu não gosto das gatinhas, eu só gosto das cachorras” – è il ritornello della canzone Late, dei Black Style, che in Brasile ha dato inizio a una lotta senza precedenti alla pornografia culturale. Lo strumento usato è la legge ‘antibaixaria’, o anti sconcerie: vieta l’uso di denaro pubblico per sovvenzionare o contrattare artisti che nella loro produzione abbiano discriminato, esposto a situazioni degradanti o incitato alla violenza contro le donne, gli omosessuali e le persone di colore.

S&D

Una norma ‘politically correct’, approvata per la prima volta nello stato di Bahia dal governatore Jaques Wagner in seguito alla grande diffusione di canzoni che fanno uso di questo linguaggio. “In certe composizioni la donna è ridotta a petto, sedere e vagina, in altre si incita, anche se per scherzo, alla violenza di genere. Bisogna prevenire la banalizzazione del maltrattamento, perché la musica ha un grande potere sull’immaginario collettivo”, scriveva nella motivazione del provvedimento Luiza Maya, deputata dello stato di Bahia e promotrice della legge. A maggio è arrivata la ratifica di Salvador e il 5 dicembre scorso anche Fortaleza, capitale del Ceará, ha seguito l’esempio.

“Non si tratta di censura perché questi artisti continueranno a fare i loro show privati, ma non possiamo permettere che i soldi pubblici siano usati per fomentare preconcetti sbagliati”, ha dichiarato alla stampa Ronivaldo Maia, il consigliere comunale di Fortaleza che ha promosso il provvedimento ‘antibaixaria’ nella città cearense. Il concetto è chiaro: la società brasiliana non accetta più la divulgazione di messaggi dove la donna viene considerata solo un oggetto sessuale.

Le leggi ‘antibaixaria’ sono solo i casi più eclatanti di questa inversione culturale. In alcune circostanze la lotta all’iper-esposizione del corpo femminile si è rivelata persino esagerata. Come nel 2011, quando la scelta della rete Globo, il principale canale televisivo del paese, di modificare la sigla della telenovela ‘Mulheres da Areia’ fece discutere l’opinione pubblica. Le telenovelas sono le trasmissioni più seguite in Brasile e intercettano tutti i settori della società. Giovani e anziani si ritrovano davanti al televisore per seguire la loro serie preferita.

‘Mulheres da Areia’ era andata in onda nel 1993 sulla Globo, una delle principali reti televisive in Brasile. Un sottile erotismo di fondo accompagnava tutte le puntate e la sigla mostrava una conturbante donna nuda sotto una cascata d’acqua. Veniva trasmessa senza problemi alle 18.00, orario piuttosto delicato. Quando lo scorso anno il canale decise di trasmettere nuovamente la serie, fece applicare un effetto ‘opacità’ alle immagini per limitare l’impatto sul pubblico del seno dell’attrice principale. Sembra che in Brasile, al contrario di quanto successo in Italia e in altri Paesi occidentali, stia nascendo una tendenza restrittiva verso l’esposizione del sesso e dell’eros nei media.

Un atteggiamento inversamente proporzionale all’eccesso di liberismo concesso negli ultimi 50 anni. Eppure pochi Paesi possono vantare una produzione artistica di livello che ha saputo ispirarsi con tanta eleganza alla figura della donna. Basta pensare a compositori musicali del calibro di Vinicius de Moraes con la sua ‘garota de Ipanema’ o a Chico Buarque, famoso per la capacità di comprendere ‘l’anima femminile’. In un’intervista a Globo News il cantautore diceva di essere “uno spettatore delle donne, del modo in cui si muovono, del loro pensiero razionale, della loro capacità di reagire davanti alle cose”. Anche il grande architetto Oscar Niemeyer, scomparso di recente, non ha mai fatto mistero del suo amore sfrenato per le donne e l’influenza che queste avevano nella sua arte: “Non sono attratto dalla rigidità dell’angolo retto e della linea retta, ma dalla sensualità della curva”, diceva.

Artisti ben distanti dai moderni compositori che hanno indignato il pubblico femminile. Chissà basti trovare ispirazione nei vecchi maestri, nella loro poesia e nella capacità di osservazione, senza necessariamente ‘andare oltre’ per progredire. O imparare dalle donne stesse a parlare di sesso e erotismo. Sono tante le cantautrici che nei loro testi prendono ispirazione dall’atto sessuale, senza scadere nel cattivo gusto e nell’oscenità.

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