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Boris Johnson al parlamento britannico: “Attuiamo la Brexit entro il 31 ottobre e andiamo avanti”

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Boris Johnson al parlamento britannico: “Attuiamo la Brexit entro il 31 ottobre e andiamo avanti”

Il premier britannico Boris Johnson non ha nessuna intenzione di oltrepassare la fatidica data del 31 ottobre per la Brexit. Nella sua corsa contro il tempo, il premier ha invitato la Camera dei Comuni ad approvare in tre giorni il pacchetto delle leggi attuative dell’uscita del Regno Unito dall’Ue in modo da poter poi votare l’accordo raggiunto con Bruxelles entro l’ultimo giorno di ottobre. L’obiettivo di Johnson è quello di “mettere ogni cosa a posto” dopo tanti rinvii, “di lasciare che la Brexit sia fatta il 31 ottobre e di andare avanti”.

Oggi, 22 ottobre Boris Johnson ha presentato in parlamento l’accordo da lui raggiunto con Bruxelles e il pacchetto di leggi attuative del Withdrawal Agreement Bill. Johnson ha definito questa fase come “il più grande recupero di controllo” di sovranità “nella storia” britannica. “Io credo che approvando questo accordo e questa legislazione potremo voltare pagina e consentire a questo Parlamento e a questo Paese di sanare le divisioni e unirsi”, ha detto il primo ministro.

Il popolo britannico “non vuole ulteriori rinvii e neppure li vogliono altri leader europei o io”, ha detto stamattina Johnson.

Verso le 20,30 italiane di stasera è atteso un primo voto indicativo sul Withdrawal Agreement Bill, che il governo spera di vincere. Poi un secondo, molto più incerto e decisivo sulle residue di chance di chiudere la partita per il 31 ottobre, sulla tempistica sprint per l’esame di tutto il pacchetto, passaggio per passaggio.

Intanto il governo ha detto che se oggi il parlamento voterà contro la roadmap che prevede il voto entro il 31 ottobre e se la Ue approverà il rinvio di Brexit, allora si andrà a elezioni anticipate. “Non perderemo altri mesi con questo parlamento”, hanno detto fonti governative alla Bbc.

Brexit: come siamo arrivati a questo punto

Sabato scorso il parlamento di Westminster aveva approvato l’emendamento promosso dal dissidente Tory Oliver Letwin che vincola il voto sull’accordo Johnson all’approvazione del pacchetto di leggi attuative sulla Brexit. In sostanza, l’accordo negoziato tra Johnson e la Ue non può essere votato se non prima saranno approvate le leggi attuative sulla Brexit, le leggi attuative del Withdrawal Agreement.

Il voto di sabato è stata una importante sconfitta per il governo, che adesso è impegnato in una serrata corsa contro il tempo per far approvare entro questa settimana le leggi attuative, per poter votare il deal subito dopo. Se questo non avverrà, il rischio è un rinvio o un’uscita senza accordo, il cosiddetto scenario del no deal.

In questa utile infografica della Bbc si mostrano i prossimi passaggi del parlamento britannico e tutte le opzioni aperte sul tavolo, dopo che Bercow ha impedito di votare l’accordo prima che vengano votate le leggi attuative del Withdrawal agreement:

Si dunque aprono due scenari, il primo nel caso in cui le cosiddette leggi attuative del Withdrawal Agreement, non vengano approvate e il secondo scenario in cui invece vengono approvate.

Se le leggi attuative del Withdrawal Agreement non vengono approvate, l’accordo di Johnson non può essere votato e la Ue si deve pronunciare a proposito del rinvio di Brexit. Se il consiglio europeo vota sì, allora la Brexit può essere rinviata, e a quel punto si possono tenere nuove elezioni, un nuovo referendum o la rinegoziazione dell’accordo. Nel caso in cui la Ue vota contro un rinvio, allora il Regno Unito esce il 31 ottobre senza accordo.

Se al contrario le leggi attuative del Withdrawal Agreement vengono approvate, si aprono due scenari, il primo secondo cui l’accordo Brexit passa senza ostacoli e senza emendamenti entro il 31 ottobre: a quel punto il Regno Unito lascia la Ue con l’accordo negoziato da Boris Johnson alcuni giorni fa. Il secondo scenario è quello secondo cui l’accordo viene votato dopo il 31 ottobre. In quel caso si avrà una uscita del Regno Unito dalla Ue con accordo, ma con un rinvio oltre il 31 ottobre.

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