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Home » Esteri

Regno Unito, Boris Johnson si è dimesso da ministro degli Esteri del governo May

Immagine di copertina
Boris Johnson

"Il sogno della Brexit sta morendo", ha dichiarato l'ormai ex ministro: il suo passo indietro segue quello del delegato alla Brexit, David Davis

Boris Johnson ha rassegnato le dimissioni da ministro degli Esteri del governo britannico, diventando il terzo ministro in 24 ore a uscire dal governo in polemica con i piani di Theresa May su una Brexit ‘soft’.

“Il sogno della Brexit sta morendo”, ha affermato Johnson nella sua lettera di dimissioni. Per l’ormai ex ministro, il Regno Unito si avvia ad essere “una colonia” dell’Unione europea.

Le sue dimissioni seguono quelle del ministro per la Brexit, David Davis, e del suo numero due,  Steve Baker.

La stabilità del governo May è a rischio, ma per ora tiene.

La premier ha accettato il passo indietro di Johnson al termine di un incontro con altri membri del partito conservatore. Un portavoce di Downing Street ha detto: “Questo pomeriggio, il primo ministro ha accettato le dimissioni di Boris Johnson come segretario agli affari esteri. La sua sostituzione sarà annunciata a breve. Il primo ministro ringrazia Boris per il suo lavoro svolto”.

Per la carica di nuovo ministro degli Esteri è stato nominato Jeremy Hunt, finora ministro della Sanità.

“La Regina Elisabetta è stata lieta di confermare la nomina”, ha sottolineato in una nota il governo britannico.

La sostituzione ha innescato un effetto domino nel governo. Matt Hancock è passato dalla Cultura alla Sanità in sostituzione di Hunt. Jeremy Wright è stato scelto come nuovo ministro della Cultura e dello Sport in sostituzione di Hancock.

Dominic Raab è invece il nuovo ministro per la Brexit al posto del dimissionario Davis.

La decisione di quest’ultimo è stata stata presa dopo che May si era garantita il sostegno del governo e del parlamento al suo piano di uscita.

Secondo fonti citate dal quotidiano britannico The Guardian, Davis ha confidato ad amici di non poter sostenere la linea della premier, che prevede la creazione di un’area di libero scambio tra Unione Europea e Regno Unito sulla base di regole comuni.

L’ormai ex capo negoziatore di Londra per la Brexit, esponente della corrente più euroscettica dei Tories, ritiene che intraprendere questa strada significherebbe tradire l’esito del referendum del 2016, che sancì l’uscita del paese dall’Ue.

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