Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:50
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Benvenuti nell’isola che non c’è

Immagine di copertina

Taiwan ha un Pil di 467 miliardi di dollari americani, ma per la comunità internazionale non esiste. A meno che la Cina non si convinca del contrario

Benvenuti nell’isola che non c’è

Sun Tzu diceva che il vero guerriero è capace di vincere la guerra senza combattere. Il tassista che mi accompagna dall’aeroporto internazionale di Taoyuan all’albergo nel centro di Taipei è più prosaico: “Esistiamo da oltre 60 anni e non abbiamo mai avuto uno scontro diretto con la Cina comunista. Taiwan è il vero Stato guerriero”. Benvenuti nell’isola che non c’è, una nazione a tutti gli effetti con un’economia galoppante e un eccezionale sviluppo che però, secondo la comunità internazionale, non esiste.

Nel 1949 la guerra civile cinese finisce con la vittoria dei comunisti di Mao Zedong; i nazionalisti del Kuomintang (partito fondato dal comune padre della patria, Sun Yat-sen) sono costretti alla ritirata al seguito del generale Chiang Kai-shek. Per l’esilio scelgono l’ex colonia portoghese di Formosa, che da quell’anno diventa la sede del governo legittimo della Repubblica di Cina.

Fino al 1971 è Taipei a sedere sul seggio cinese all’Onu; è Taipei la capitale della Cinaoccupata’ dai comunisti; è Taipei che viene considerata il riferimento per gli affari asiatici. Poi arrivano la diplomazia del ping pong, la distensione del presidente americano Nixon e la fine della fase più dura del maoismo. Taiwan diventa di troppo e non viene più riconosciuta dalla comunità internazionale.

Da parte sua, la Cina considera Taiwan una ‘provincia ribelle da riportare alla madrepatria’. Eppure, come ricorda il giornalista del Taipei Times Charles Wang, “il concetto di ‘uno Stato, due sistemi’ era stato creato per dirimere la questione dello Stretto di Taiwan. È stato applicato a Hong Kong solo dopo che il nostro governo, all’epoca indipendentista, lo aveva rigettato”.

Ora, con il nazionalista Ma Ying-jeou (appena rieletto al suo secondo mandato), le cose vanno meglio: Taipei e Pechino hanno un accordo per la libera circolazione di mezzi e persone – ogni anno 5 milioni di cinesi continentali visitano l’isola e 2 milioni di taiwanesi vanno nella madrepatria – e la bilancia commerciale fra i due Paesi è in attivo.

La Cina è il primo recettore delle esportazioni taiwanesi: in primo luogo pannelli solari, led e alta tecnologia. I numeri parlano da soli e dicono molto: per il 2011, l’isola ha toccato un Prodotto interno lordo (Pil) pari a 353 miliardi di euro. Considerati i quasi 23 milioni di abitanti, significa un Pil pro capite di oltre 20 mila dollari. E non è poco per un Paese dove per un pranzo di medio livello si spendono tre euro, e dove una birra ne costa solo uno.

L’altro aspettp che impressiona è il numero di cantieri aperti. Sembra che Taipei non sia mai contenta di se stessa e continui a rinnovarsi. Il caso più lampante è quello del Taipei 101, il secondo grattacielo più alto del mondo. Poi ci sono i quartieriold style’, quelli degli hutong di imperiale memoria, che si ergono fieri del loro piano unico nonostante la necessità terrificante di spazio per l’abitabilità. E terrificante non è esagerato: complessivamente Taiwan misura 395 chilometri da nord a sud e 144 da est a ovest. In alcuni distretti di Taipei la densità è di 46 mila persone per chilometro quadrato.

Ma tutto questo non esiste. Taiwan è solo ‘osservatore’ all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. D’altra parte, volenti o nolenti, questo è il settimo Paese al mondo per competitività globale; il quarto per gli investimenti in campo ambientale; il diciottesimo per la libertà economica e il venticinquesimo per la facilità di portare a termine un affare. Tutti dati della Banca mondiale, non del governo locale. È arrivato il momento che l’isola che non c’è scopra la gioia di esistere.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Slovacchia, il primo ministro Robert Fico è "grave ma in condizioni stabili"
Esteri / L'esercito israeliano: “5 soldati a Gaza uccisi da fuoco amico”. Altre truppe israeliane verso Rafah
Esteri / Slovacchia, il premier Robert Fico ferito a colpi di arma da fuoco: “È in pericolo di vita”
Ti potrebbe interessare
Esteri / Slovacchia, il primo ministro Robert Fico è "grave ma in condizioni stabili"
Esteri / L'esercito israeliano: “5 soldati a Gaza uccisi da fuoco amico”. Altre truppe israeliane verso Rafah
Esteri / Slovacchia, il premier Robert Fico ferito a colpi di arma da fuoco: “È in pericolo di vita”
Esteri / La sacrosanta protesta degli universitari di tutto il mondo ci ricorda che la pace non è un dono, ma una conquista
Esteri / Wsj: “Biden procede con pacchetto armi a Israele da 1 miliardo”. Ue: "Con operazione Rafah relazioni con Israele a dura prova"
Esteri / Esercito israeliano: “Operazioni a a Rafah est e Jabaliya”. La Turchia: “A Gaza è genocidio”
Esteri / I tank israeliani avanzano ancora nel campo profughi di Jabalia. Netanyahu: “O noi o loro, i mostri di Hamas”. Gaza: “Più di 35mila morti”
Esteri / Morto a due mesi dal trapianto l’uomo con un rene di maiale
Esteri / Israele colpisce il Nord della Striscia di Gaza. Biden: “Se Hamas rilasciasse gli ostaggi cessate il fuoco anche domani”
Esteri / Yanis Varoufakis fa causa allo Stato tedesco