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Afghanistan, l’appello della resistenza anti-talebana: “Aiutateci, siamo l’ultimo baluardo di libertà”

Immagine di copertina
Soldato di fronte all'immagine del leader dell'Alleanza del Nord Ahmad Shah Massoud, ucciso il 9 settembre 2001. Credit: EPA/S. SABAWOON

Afghanistan, l’appello della resistenza anti-talebana: “Aiutateci, siamo l’ultimo baluardo di libertà”

L’ultima provincia rimasta all’opposizione ha promesso di resistere al ritorno al potere dei talebani, dopo la caduta di Kabul di domenica scorsa.

La valle del Panjshir, situata a nord di Kabul tra le montagne dell’Hindu Kush, per decenni è stata una roccaforte della resistenza ai sovietici e poi ai talebani, ospitando alcuni dei combattenti che hanno poi sostenuto l’invasione degli Stati Uniti e dei paesi alleati nel 2001.

Oggi diversi esponenti di spicco del Panjshir, i cui abitanti per la maggior parte sono di etnia tagika, hanno dichiarato che intendono contrastare qualsiasi tentativo di conquistare la provincia.

“Se i talebani saranno pronti a tenere colloqui significativi, lo accoglieremo con favore”, ha detto al New York Times, Amrullah Saleh, vicepresidente dell’Afghanistan prima dell’arrivo dei talebani a Kabul domenica scorsa. Nelle scorse ore, Saleh si è proclamato capo di stato dopo la fuga dell’ex presidente Ashraf Ghani, accolto dagli Emirati Arabi Uniti. “Se insisteranno sulla conquista militare, allora è meglio che rileggano la storia afghana”, ha affermato.

In un articolo pubblicato sul Washington Post, Ahmad Massoud, leader del Fronte di resistenza nazionale dell’Afghanistan, ha promesso di difendere la provincia “qualunque cosa accada”. “Io e i miei combattenti mujaheddin difenderemo il Panjshir come ultimo baluardo della libertà afghana. Il nostro morale è intatto. Sappiamo per esperienza cosa ci aspetta”, ha detto Massoud figlio del leggendario “Leone del Panjshir” Ahmad Shah Massoud, assassinato da al-Qaeda due giorni prima dell’11 settembre 2001. Nell’articolo, Massoud ha anche chiesto “più armi, più munizioni e più rifornimenti”. Oltre agli armamenti, ai combattenti del Panjshir, stimati tra 2.000 e 2.500, sembra finora mancare il sostegno internazionale di cui godevano avuto i loro predecessori o anche gli stessi talebani, la cui leadership ha potuto insediarsi in Pakistan durante la guerra con gli Stati Uniti e i paesi alleati.

Secondo l’ambasciatore dell’Afghanistan in Tagikistan, il tenente generale Zahir Aghbar, la guerra comunque “non è finita”. Aghbar ha dichiarato che il Panjshir potrà essere una base per chi vorrà combattere i talebani se non si riuscirà a trovare un accordo politico, dopo aver riconosciuto ieri Saleh come presidente ad interim dell’Afghanistan a seguito della partenza di Ghani. Saleh si trova attualmente nel Panjshir, insieme a Massoud e l’ex capo di stato maggiore afghano Yasin Zia.

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