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Afghanistan, proteste contro i talebani a Jalalabad: 3 morti e 12 feriti

Immagine di copertina
Credit: Pajhwok/Abasin Sarwan

Almeno 3 persone sono state uccise e altre 12 sono rimaste ferite oggi a Jalalabad, la quinta maggiore città dell’Afghanistan, dove questa mattina centinaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro i talebani. La notizia è stata divulgata dall’emittente araba al-Jazeera, che cita fonti delle forze di sicurezza locali.

S&D

Migliaia di persone, secondo l’agenzia di stampa indipendente Pajhwok, hanno sfilato oggi nell’est del Paese, ormai sotto il controllo dei talebani. Nel capoluogo della provincia orientale di Nangarhar, vicino al confine con il Pakistan, centinaia di giovani hanno protestato stamattina contro i talebani, che hanno risposto a colpi di arma da fuoco contro la folla.

Secondo il corrispondente di al-Jazeera da Kabul, Rob McBride, “una parte abbastanza consistente” dei residenti di Jalalabad si oppone alla sostituzione della bandiera nazionale dell’Afghanistan in città con quella dei talebani. “Abbiamo visto, caricate sui social media, le immagini di varie proteste inscenate per le strade da parte di centinaia se non di migliaia di persone che sventolavano la bandiera nazionale”, ha riportato il giornalista. “Sappiamo che hanno rimesso bandiera in una piazza importante a Jalalabad e che ci sono stati scontri con i talebani”.

In mattinata infatti i manifestanti avevano issato la bandiera nazionale afghana su un monumento presente in Pashtunistan Road, nel centro della città, arrampicandosi anche su un altro edificio dove avevano sostituito il vessillo talebano con quello del governo sostenuto dall’Occidente.

Secondo alcuni testimoni oculari, citati dall’agenzia locale, per disperdere la folla i talebani, che controllano Jalalabad da pochi giorni, hanno sparato con i kalashnikov. Inoltre, diversi giornalisti arrivati sul posto sarebbero stati aggrediti.

I manifestanti avevano issato la bandiera nazionale afghana su un monumento presente in Pashtunistan Road, nel centro della città, arrampicandosi anche su un altro edificio dove avevano sostituito il vessillo talebano con quello del governo sostenuto dall’Occidente. Secondo alcuni testimoni oculari, citati dall’agenzia locale, per disperdere la folla i talebani, che controllano Jalalabad da pochi giorni, hanno sparato in aria a colpi di kalashnikov. Inoltre, diversi giornalisti arrivati sul posto sarebbero stati aggrediti.

Le immagini divulgate da Pajhwok mostrano anche una folla sfilare lungo la via in direzione dell’edificio. La stessa agenzia aveva riportato ieri il malumore di alcuni residenti in città per il comportamento dei talebani dopo la resa di Jalalabad, avvenuta domenica 15 agosto 2021.

Secondo l’agenzia afghana, il movimento dei cosiddetti “studenti coranici” ha imposto il proprio controllo sui prezzi dei generi alimentari e del carburante. Inoltre, i combattenti talebani avrebbero requisito scorte destinate alla popolazione. Insomma, i cortei di oggi potrebbero avere anche ragioni economiche oltre che politiche.

Non solo: le proteste si sono allargate anche alla città di Khost, capoluogo dell’omonima provincia orientale afghana, situata a circa 150 chilometri a sud-est della capitale Kabul e anch’essa conquistata domenica 15 agosto dai talebani. Anche in questo caso, centinaia di persone sono scese in strada sventolando la bandiera nazionale afgana, simbolo del governo sostenuto dall’Occidente.

Ieri, alcune coraggiose donne afghane aveva inscenato una protesta simbolica contro i talebani a Kabul per poter tornare al lavoro. In un video divulgato sui social dalla giornalista iraniana Masih Alinejad su Twitter, si vedono infatti quattro donne con in mano alcuni cartelli scritti a mano, circondate da uomini armati.

Le manifestanti chiedevano il rispetto dei propri diritti, tra cui quelli alla previdenza sociale, al lavoro, all’istruzione e alla partecipazione politica. “Tutti i risultati conseguiti nel corso degli anni e i nostri diritti fondamentali non dovrebbero essere compromessi”, urlavano.

Intanto, sempre ieri, alla prima uscita “mediatica” dalla presa di Kabul i talebani hanno fatto bella mostra di moderazione, tentando di rassicurare la comunità internazionale e gli afghani con l’impegno per i diritti delle donne e il rispetto della libertà di stampa, sempre nel quadro della Sharia.

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