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La Turchia ha acquistato dalla Russia il sistema di difesa missilistico S-400

Immagine di copertina
Il sistema anti-missile russo S-400 durante la parata per la vittoria nella seconda guerra mondiale nella piazza Rossa di Mosca il 9 giugno 2015. Credit: Reuters

L'accordo è il più importante firmato dal governo di Ankara con un paese non appartenente alla Nato

La Turchia ha concluso un affare con il governo russo per acquistare il sistema di difesa missilistico S-400, in quello che è il principale accordo di compravendita d’armi da parte del governo turco con un paese non appartenente alla Nato.

A riferirlo è stato lo stesso presidente Recep Tayyip Erdogan, in un’intervista al quotidiano Hurryiet. “L’accordo è stato firmato ed è anche stata pagata la prima tranche, per quanto ne so”, ha detto Ergodan ai giornalisti di Hurryiet.

“Il presidente russo Vladimir Putin e io siamo determinati ad andare avanti su questo tema”, ha confermato il Cremlino per bocca di Vladimir Kozhin, consigliere di Putin per la cooperazione militare.

“Il contratto è stato firmato e stiamo preparando i documenti per la sua attuazione”, ha detto Kozhin all’agenzia di stampa russa Tass. “Tutte le decisioni adottate in questo accordo rispettano i nostri interessi strategici”.

Già ad aprile 2017 l’allora ministro della Difesa di Ankara e attuale vice primo ministro, Fikri Işık, aveva annunciato la conclusione dell’accordo con il governo russo, vista la mancanza di alternativa offerta dai paesi occidentali.

“È chiaro che la Turchia ha bisogno di un sistema di difesa missilistica, ma i paesi membri della Nato non hanno presentato un’offerta finanziariamente efficace”, aveva detto Işık riferendosi agli alti costi previsti per l’acquisto dei sistemi d’arma europei e statunitensi.

Nel 2015 Ankara aveva anche cercato di acquistare delle batterie anti-missile da parte della Cina, ma l’accordo con Pechino, del valore di oltre 3,4 miliardi dollari, era stato annullato.

Il governo turco ha cercato di acquistare da parte dei paesi che aderiscono alla Nato anche altri tipi di armi, come i droni armati utilizzati dagli Stati Uniti in diversi teatri di guerra, quali Iraq, Siria, Yemen, Somalia e Afghanistan.

Il presidente Erdogan ha però lamentato le esagerate pretese, non solo economiche, da parte di non ben precisati paesi occidentali per la vendita di questo tipo di armi.

“Danno carri armati, cannoni e veicoli corazzati a un’organizzazione terroristica, ma non possiamo procurarci le armi di nostra necessità, anche se vogliamo pagarne il prezzo”, ha detto Erdogan a Hurryiet, riferendosi alle forniture militari occidentali ai combattenti curdi che combattono l’Isis in Siria e Iraq.

“Cosa è successo alla fine? Abbiamo cominciato a produrre i nostri droni, anche armati e abbiamo ucciso 90 terroristi solo nell’ultima settimana”.

Che cos’è il sistema S-400 e come funziona

Il sistema S-400 è uno dei sistemi d’arma più complessi fabbricati in Russia, costituito da una vasta gamma di materiali e sofisticati software informatici. Lo scopo di questo impianto missilistico è proteggere una determinata area da attacchi aerei e bombardamenti balistici.

Le batterie anti-missile sono prodotte dall’azienda di stato russa VKO Almaz-Antey, che si occupa di produrre armi e armamenti. L’S-400 è entrato in servizio nel paese nel 2007 e il suo raggio di azione supera i 400 chilometri.

Il sistema può lanciare missili che raggiungono una velocità di quasi cinque chilometri al secondo, pari a oltre 17mila chilometri orari. Questo gli consente di colpire fino a 80 obiettivi contemporaneamente, ad un’altezza massima di 30 chilometri.

Tra i tipi di minaccia che l’S-400 può affrontare si annoverano bombardieri strategici, missili da crociera a corto e medio raggio, droni e altri sistemi di sorveglianza aerea. Le batterie sono fornite di radar a lungo raggio in grado di monitorare il percorso della minaccia e trasmettere informazioni al comando, che valuterà poi gli obiettivi da colpire.

Una volta identificati i bersagli e ricevuto l’ordine di lancio, il sistema lancia i missili terra-aria, che vengono guidati dal radar verso la loro destinazione. Il tempo di volo di queste armi va dai cinque ai 10 minuti.

I missili hanno una vita utile di 15 anni, dopo di che vanno sostituiti. Nel 2015 le batterie di S-400 sono state dispiegate da Mosca in Siria, in particolare nella sua base aerea di Khmeimim, nei pressi della città costiera di Latakia.

Le reazioni

L’acquisto di un sistema missilistico da parte di un fornitore non appartenente alla Nato ha provocato le reazioni preoccupate da parte dei paesi occidentali, in particolare riguardo la compatibilità tecnica di tali armi con i sistemi di difesa adottati dall’alleanza.

Il Pentagono non ha commentato direttamente l’affare tra Turchia e Russia, ma ha fatto sapere che “generalmente è una buona idea” per gli alleati della Nato acquistare sistemi di difesa tra loro compatibili.

Le batterie missilistiche S-400 russe non sono tra questi. Il presidente Erdogan ha anche detto nella sua intervista che la Turchia è libera di acquistare armi in base alle proprie necessità di difesa.

“Nessuno ha il diritto di discutere i principi dell’indipendenza della Repubblica Turca o le sue decisioni nel settore della difesa”, ha detto a Hurryiet. “Prendiamo decisioni in base alla nostra indipendenza e siamo obbligati a prendere misure di sicurezza per difendere il nostro paese”.

“Comprendiamo le reazioni di molti paesi occidentali che stanno cercando di esercitare un’indebita pressione sulla Turchia”, ha detto al riguardo il consigliere di Putin, Kozhin all’agenzia di stampa russa Tass.

Le relazioni russe con la Nato sono entrate in crisi da quando, nel 2014, il Cremlino ha deciso di annettere alla Russia la penisola di Crimea appartenente all’Ucraina e di sostenere i separatisti filo-russi contro il governo di Kiev nella loro lotta in Donbass.

In questo contesto però, il rapporto tra Ankara e Mosca ha vissuto due distinte fasi. La prima ha visto il governo turco aderire alle pressioni occidentali sul Cremlino a sostegno dell’Ucraina e, soprattuto condannare l’intervento russo in Siria a sostegno del regime di Bashar al-Assad. In questa fase, le relazioni russo-turche hanno toccato il fondo nel 2015, quando i militari di Ankara hanno abbattuto un jet russo che aveva sconfinato nello spazio aereo turco.

La seconda fase dei rapporti tra Erdogan e Putin invece è cominciata dopo il tentato golpe militare del luglio 2016, quando il governo turco ha lamentato la timida condanna dell’accaduto da parte delle cancellerie occidentali e accusato gli Stati Uniti di non aver estradato nel paese l’imam Fetullah Gülen, il principale ispiratore, secondo Ankara, del colpo di stato fallito.

La Turchia è membro della Nato dal 1952 e ha il secondo esercito più numeroso dell’intera alleanza, dopo quello degli Stati Uniti. In questo momento il rapporto tra Ankara e Washington è peggiorato dopo la decisione statunitense di appoggiare in Siria le milizie curde denominate Unità di protezione del popolo (YPG) legate al Pkk, il partito curdo dei lavoratori che il governo turco considera un gruppo terroristico.

L’accordo appena firmato sottolinea l’ulteriore miglioramento dei rapporti tra la Turchia e la Russia e un ulteriore passo indietro nelle relazioni di Ankara con l’intero Occidente.

Il governo turco è infatti impegnato da mesi in una disputa con alcuni paesi europei, in particolare con la Germania, la cui cancelliera Angela Merkel in un dibattito televisivo elettorale ha affermato  di non considerare ancora pronta la Turchia a entrare nell’Unione europea.

Su questo tema, il presidente Erdogan ha sottolineato come la Turchia abbia un problema con i leader tedeschi e non con la Germania. “Siamo risentiti per alcune affermazioni sbagliate da parte del governo tedesco, non importa chi vincerà le elezioni, è un problema interno alla Germania.” ha detto il presidente turco a Hurryiet.

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