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Home » Economia

Quei giovani innovatori italiani

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Intelligenza artificiale, difesa dell’Ambiente, economia green. Da Milano alla Calabria all’Alto Adige, ecco tre storie di start up che proiettano il nostro Paese nel futuro

Quando un chimico industriale incontra un ingegnere, la trovata folgorante è sempre dietro l’angolo. Se poi le due menti si connettono mentre fanno sport, allora il risultato è praticamente assicurato. Lo possono testimoniare Gianluca Torta ed Enrico Pizzi, che chiacchierando durante un allenamento di crossfit hanno partorito un’idea che non solo ha cambiato le loro vite ma che potrebbe anche dare un importante contributo alla transizione ecologica dell’Europa. 

Dei due, Torta è il chimico industriale e Pizzi l’ingegnere: entrambi hanno alle spalle esperienze di dottorato che li hanno portati a contatto con realtà accademiche e industriali internazionali. Torta è stato anche inserito da Forbes Italia nella lista degli under 30 più promettenti nel settore Industry & Manufacturing. 

Dal loro incontro è nata nel 2023 RarEarth, startup con sede a Milano che ha sviluppato un processo chimico innovativo per il riciclo di terre rare da prodotti a fine vita che contengono determinati magneti, come veicoli elettrici, compressori, lavatrici ed elettronica di consumo. 

«Stiamo sviluppando tecnologie innovative per recuperare questi elementi strategici, contribuendo alla riduzione della dipendenza europea dalle importazioni e promuovendo un’economia circolare per risorse critiche», spiega Pizzi. La tecnologia di RarEarth consentirà di «produrre magneti di alta qualità utilizzando materiali riciclati, abbassando i costi di produzione e riducendo l’impatto ambientale». «Questo – sottolinea Pizzi – aprirà nuove opportunità per il settore dell’energia rinnovabile e dei veicoli elettrici».

Ai due fondatori Torta e Pizzi si sono poi affiancati Davide Luzzi, esperto nella progettazione di stampi e macchine automatiche, e Jacopo Neri, laureato in Ingegneria Energetica e ricercatore del Centro Nazionale di Ricerca per i Sistemi Energetici (Rse).

Applaude anche Mattarella
RarEarth è tra le aziende premiate lo scorso 15 ottobre al Quirinale in occasione della cerimonia di consegna degli Eni Award, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Giuseppe Zafarana e Claudio Descalzi, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Eni. 

Giunto quest’anno alla sua sedicesima edizione, il premio è considerato un punto di riferimento a livello internazionale per la ricerca nei campi dell’energia e dell’ambiente. Il riconoscimento ha lo scopo di «promuovere un migliore utilizzo delle fonti energetiche e stimolare le nuove generazioni di ricercatori nel loro lavoro». A selezionare i vincitori è una Commissione Scientifica composta da scienziati di fama mondiale (in passato anche il premio Nobel Giorgio Parisi ne ha fatto parte). 

Quest’anno sono stati premiati fra gli altri: Marc Fontecave, del College de France, per una ricerca sulla valorizzazione dell’anidride carbonica come fonte alternativa di carbonio per la produzione di composti di elevato interesse industriale; Nam-Gyu Park, della coreana Sungkyunkwan University, per una ricerca sulle celle solari a base di perovskite allo stato solido; e il tedesco Holger Braunschweig, della Julius-Maximilians-Universität Würzburg, per una ricerca sulla riduzione di rifiuti e di elementi tossici attraverso la funzionalizzazione diretta dell’azoto con elementi leggeri senza metalli di transizione.

Da segnalare poi i riconoscimenti andati ai Giovani Ricercatori dell’Anno (Elvira Spatolisano e Stefano Toso) e ai Giovani Talenti dall’Africa (Favour Agbajor, Petra Kienyiy Chui, Lakhdar Hamidatou e Nomthandazo Precious Sibiya).

RarEarth è una delle tre giovani realtà a cui è stata assegnata la Menzione speciale “Eni Joule for Entrepreneurship”, destinata a team, spin off universitari, startup e volta a «favorire l’applicazione, la valorizzazione e il trasferimento delle tecnologie promuovendo nel contempo la creazione di un ecosistema dell’innovazione sostenibile».

«Questo premio è un riconoscimento del lavoro che il team di RarEarth ha svolto con passione e impegno», ha commentato Pizzi: «È una conferma che la nostra missione di sviluppare soluzioni sostenibili per il riciclo delle terre rare è cruciale non solo per l’ambiente, ma anche per il futuro dell’industria tecnologica. Ci motiva a continuare ad innovare».

Prevenzione incendi
Le altre due start up insignite della menzione speciale Eni Joule sono SLY e HBI. La prima ha sviluppato tecnologie di intelligenza artificiale all’avanguardia per l’identificazione e la classificazione ultra-precoce degli incendi boschivi, la seconda ha brevettato una tecnologia per il trattamento dei fanghi di depurazione in maniera circolare.

SLY è stata fondata a Santa Caterina dello Ionio, in provincia di Catanzaro, da una coppia italo-canadese di manager provenienti dal settore finanza, Max e Kseniya Lenarciak, insieme con il bioingegnere Davide De Marchi. La molla è scattata dopo che un vasto incendio ha devastato parte della tenuta agricola dei Lenarciak in Calabria, una terra a cui Max è particolarmente legato per avervi trascorso l’infanzia. I due coniugi hanno quindi iniziato a interrogarsi sulla possibilità di intercettare i roghi anticipatamente, così da prevenirne i danni. 

Affiancati dall’amico De Marchi, originario del Veneto, hanno scovato una fabbrica locale di semiconduttori e in poco tempo hanno allestito una squadra di tecnici che ha messo a punto dei sensori a forma di pigna, da installare nei boschi, in grado di identificare precocemente la fase iniziale di un incendio e segnalarlo alle autorità competenti.

Oggi il raggio d’azione di SLY si è allargato al più ampio campo delle anomalie della qualità dell’aria o delle perdite di gas. «Grazie a tecnologie IoT (Internet of things, ndr) e machine learning, monitoriamo l’ambiente in tempo reale, prevenendo incidenti e migliorando la qualità dell’aria», spiega Kseniya Lenarciak. «Questo contribuisce ad accelerare la decarbonizzazione dell’economia, riducendo le emissioni di gas serra e mitigare il surriscaldamento globale».

«Il nostro lavoro – prosegue Lenarciak – punta a favorire un cambiamento sostenibile, con un impatto positivo sulla qualità dell’aria e, di conseguenza, sul benessere delle comunità e sulla longevità degli ecosistemi».

Circolarità
La tutela dell’ambiente è al centro anche dell’attività di HBI (Human Based Innovation), start up creata nel 2016 dall’ingegnere ambientale Daniele Basso e dall’imprenditore Renato Pavanetto con l’obiettivo di sviluppare un sistema sostenibile, circolare ed efficiente per il trattamento dei fanghi di depurazione. 

Dopo circa cinque anni di ricerca e sviluppo, grazie anche ai finanziamenti a fondo perduto europei e della Provincia Autonoma di Bolzano, nel 2021 HBI ha realizzato il suo primo impianto dimostrativo, testato presso il depuratore di Bolzano e poi presso il sito ministeriale di Fusina, in provincia di Venezia, gestito dal gruppo Veritas. 

Oggi il team è composto da sette persone, la maggior parte con formazione ingegneristica e chimico-processistica. «Ci piace sottolineare come siamo riusciti a sviluppare e ad implementare su scala reale una tecnologia innovativa, nonostante il contesto normativo-autorizzativo che risale al 1992», fa notare Basso. 

L’azienda collabora con importanti università sia italiane che estere, focalizzando le attività di ricerca su tematiche di diretto interesse industriale. «Crediamo che il fine ultimo della ricerca e sviluppo sia portare beneficio sostenibile, etico e di lunga durata», osserva Bacco. «Le scelte che vengono fatte in azienda sono guidate da un approccio al miglioramento continuo ambientale, sociale, economico e personale».

A seguito di un recente aumento di capitale da quasi 15 milioni di euro, perfezionato a luglio 2024 con Cassa Depositi e Prestiti come lead investor, è previsto un programma di assunzioni che vedrà il team raddoppiare entro fine anno e arrivare a circa venti persone entro il 2025.

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