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L’energia dello sviluppo

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L’ospedale di Pemba, città costiera nel nord del Mozambico, avrà presto una nuova Tac e una nuova sala da quattro posti in rianimazione, attrezzata secondo gli standard internazionali. Nei reparti di radiologia e terapia intensiva sono già in corso corposi interventi di ristrutturazione e sono previsti corsi di formazione per potenziare le competenze di medici e infermieri. Grazie a queste opere, oltre 4.500 persone della città affacciata sulla baia di Pemba, capitale della provincia di Cabo Delgado, potranno contare su migliori servizi ospedalieri d’emergenza. A finanziare i lavori – progettati in collaborazione con Aispo (Associazione Italiana per la Solidarietà tra i Popoli) – è Eni. 

Il Mozambico è uno dei fiori all’occhiello del Report di Sostenbilità “Eni for 2023- A Just Transition” che la società energetica  ha recentemente presentato. Eni è presente nel Paese africano dal 2006 e dal 2011, con l’impianto Coral South per l’estrazione di gas, il Mozambico ha assunto un ruolo di primo piano a livello globale nella liquefazione del gas naturale.

A pochi chilometri da Pemba, l’azienda energetica – insieme all’ong locale Adpp – sta realizzando una serie di attività volte ad assicurare un accesso equo all’istruzione primaria per oltre 650 bambini della comunità di Paquitequete: è stata garantita la fornitura di pasti e di materiale didattico nelle scuole e sono stati organizzati corsi di formazione e alfabetizzazione, oltre a campagne di sensibilizzazione. È anche in virtù di queste iniziative se, nel 2023, il 96% degli studenti ha concluso regolarmente l’anno scolastico e l’abbandono scolastico è diminuito del 2%.

Una manciata di chilometri più a Sud lungo la costa, nel distretto di Mecufi, Eni – affiancata dall’Università locale Unilurio – ha costruito negli ultimi due anni otto pozzi e cinque blocchi di servizi igienici in altrettante scuole elementari e ha coinvolto quasi 36mila persone in attività di sensibilizzazione su buone pratiche igienico-sanitarie.

Sempre a Mecufi, la società energetica  – anche in questo caso in collaborazione con l’Università Unilurio –  ha partecipato alla restaurazione di 6 ettari di mangrovie, ha distribuito materiali per strutturarne i vivai e ha posizionato arnie per l’apicoltura e partite di cozze per l’acquacoltura. Quasi 300 studenti sono stati coinvolti in attività di formazione e sensibilizzazione sulla biodiversità.

Queste iniziative fanno parte delle cosiddette “Alleanze per lo Sviluppo”, una delle tre leve del modello di sostenibilità portato avanti da Eni (le altre due sono “Neutralità carbonica al 2050” ed “Eccellenza operativa”). Nei Paesi esteri in cui è presente, il colosso italiano dell’energia collabora con istituzioni, comunità e organizzazioni locali e internazionali per favorire l’accesso all’energia e lo sviluppo. Tra gli obiettivi fissati per la fine del decennio, c’è ad esempio quello di favorire l’accesso all’acqua potabile per 590mila persone e di garantire servizi sanitari a un milione di persone.

Tornando al Mozambico, nell’area di Pemba è stato promosso tra gli abitanti l’utilizzo di fornelli migliorati: ne sono stati distribuiti quasi 5mila e ne è stata sostenuta la produzione in loco ad opera di cinque piccole aziende: una iniziativa di “clean cooking” che ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza nell’uso della biomassa legnosa, riducendo così le emissioni di gas serra.

Infine, nella provincia interna mozambicana della Manica, Eni ha formato oltre 3mila agricoltori su tecniche di produzione agricola e agricoltura di conservazione e ha distribuito oltre 28.300 piantine di caffè, pianificando inoltre una campagna agricola per implementare 150 campi dimostrativi volti a migliorare la sicurezza alimentare e dei redditi degli agricoltori attraverso l’adozione di pratiche e tecnologie Climate Smart Agriculture e ad aumentare l’accesso al mercato dei produttori.

«Nei Paesi in cui operiamo le attività di business sono sempre affiancate da piani di azione che rispondono alle esigenze del territorio, migliorandone le opportunità lavorative e l’accesso all’istruzione, alla salute, all’acqua e all’energia», ha osservato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, in occasione della presentazione del Report di Sostenibilità del gruppo.

«Nel contesto mondiale, caratterizzato da dinamiche complesse e in continua evoluzione – ha evidenziato l’Ad – siamo chiamati in causa per trovare risposte alle sfide socio-politiche, climatiche ed energetiche emergenti e fornire il nostro contributo, con un approccio improntato alla sicurezza, all’innovazione e alla sostenibilità». «L’energia – ha concluso Descalzi – rimane uno snodo cruciale, con le sue accezioni di sicurezza e opportunità di sviluppo. La transizione energetica è irreversibile, e dobbiamo garantirne la realizzazione senza sacrificare la competitività del sistema produttivo e la sostenibilità sociale».

Nel 2023 Eni ha celebrato il suo 70esimo anniversario. Come si evince dal claim del Report di Sostenibilità – “A Just Transiton” – l’azienda è impegnata in un processo di trasformazione industriale che punta a offrire prodotti e servizi progressivamente decarbonizzati. 

Oggi circa l’80% della popolazione mondiale è concentrato in Paesi emergenti dove il consumo di energia pro-capite è ben al di sotto rispetto a quello dei Paesi sviluppati. La vera sfida della transizione energetica, allora, è quella di garantire accesso universale all’energia e ridurre al contempo le emissioni di carbonio.

Da parte sua, negli ultimi cinque anni Eni ha ridotto del 40% le emissioni nette di categoria Scope 1 e 2 del settore Upstream e del 30% quelle complessive, mentre le emissioni di metano sono diminuite di oltre il 20% nel 2023 nel business Upstream.

Nel solco dell’accordo raggiunto alla Cop28, la società energetica italiana sta investendo, da un lato, per ridurre le emissioni collegate alle produzioni Oil and Gas e ampliare il portafoglio gas (risorsa-ponte nel percorso di transizione energetica) e, dall’altro, per espandersi nel settore delle rinnovabili. A questo impegno per la decarbonizzazione, si affiancano progetti – come quelli in corso in Mozambico – volti a gestire gli impatti sociali della trasformazione, massimizzando le opportunità di sviluppo locale e lavorando in partnership con le comunità coinvolte. Il risultato di tutte queste azioni è appunto quella “Just Transition” alla base della strategia di Eni, ossia una transizione che sia equa e inclusiva.

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