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Home » Economia

Emirates compie 40 anni: l’incredibile storia della compagnia aerea che non doveva nascere

Immagine di copertina

Il 25 ottobre 1985, alle ore 11,45, l’Airbus A300 di Emirates decolla dalla pista di Dubai per il suo primo volo verso Karachi, in Pakistan. Inizia così la storia, oggi quarantennale, della compagnia aerea con il logo dorato e la bandiera degli Emirati Arabi sulla coda che ha cambiato l’aviazione moderna. Una compagnia che ha trasformato l’esperienza di viaggio portando a 40 mila piedi di quota un lusso un tempo impensabile e costretto le altre compagnie prima a subirne il contraccolpo, poi a reagire per non perdere prestigio e quote di mercato. Un vero e proprio modello che ha ispirato anche altri paesi come, ad esempio, il Qatar che ha dato vita alla Qatar Airways.

Emirates festeggia dunque i 40 anni di vita. Fondata con appena due aerei — un Boeing 737 e un Airbus A300 presi in leasing da Pakistan International Airlines — conta oggi ben 268 velivoli, ha trasportato finora oltre 860 milioni di passeggeri e vola in 152 città. Inoltre i suoi stipendi e benefit negli anni hanno attratto centinaia di piloti europei, americani e australiani.

Uno dei leader del settore. A confermarlo sono i dati Cirium: nel 2025 Emirates risulta 14esima al mondo per posti in vendita sui voli; quarta se si considera il parametro più rilevante del settore: gli “available seat kilometers”, cioè il numero di posti disponibili moltiplicato per i chilometri percorsi. Per la crescita della compagnia si è dato molto peso anche alle sponsorizzazioni. Il suo logo, infatti, è comparso (e compare tutt’ora), ad esempio, nei cartelloni dei più importanti eventi sportivi. Ad esempio Formula 1, tennis, calcio, ciclismo e golf.

Airbus A380 della compagnia Emirates, il più grande airbus passeggeri del mondo (Credit: AGF)
La nascita

E pensare che Emirates non doveva nemmeno nascere. Negli anni 80 Dubai contava sui collegamenti di Gulf Air, compagnia controllata da un consorzio di Paesi del Golfo. Nel 1984, però, il vettore iniziò a tagliare i voli sulla città. Una decisione che non piacque all’emirato che invece stava puntando con decisione sullo sviluppo economico. Lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, all’epoca ministro della Difesa e oggi sovrano di Dubai, decise quindi di convocare Maurice Flanagan, direttore generale dell’agenzia di viaggi e servizi aeroportuali della città, e gli chiese di creare in pochi mesi una nuova compagnia aerea «efficiente e redditizia». Il tutto con un capitale iniziale di 10 milioni di dollari. Non una cifra da capogiro per il settore. Flanagan e il suo team si misero subito al lavoro e la compagnia venne fondata il 15 marzo 1985. Per avviarla si decise di noleggiare due aerei pachistani che vennero ridipinti con la livrea di Emirates (la stessa di oggi), di utilizzare dei piloti messi a disposizione, gratis, da Pakistan International Airlines, e di avviare a Dubai la formazione di nuovi piloti, quelli del futuro. Le rotte? Le prime collegavano Dubai a Karachi e Mumbai, destinazioni naturali data la forte presenza di lavoratori pachistani e indiani negli Emirati.

Il 25 ottobre 1985 il volo EK600 – tuttora operativo – decollò dalla pista dell’allora piccolo scalo di Dubai dando ufficialmente il via alla storia oggi quarantennale. A bordo dell’A300 11 membri dell’equipaggio, guidati dal comandante Fazle Ghani e dal primo ufficiale Ejaz ul Haq, già in uniforme con lo stile oggi iconico, e passeggeri d’eccezione come membri della famiglia reale, dirigenti della compagnia, funzionari aeroportuali e dell’autorità per l’aviazione civile. Il biglietto (andata e ritorno in Economy, con un limite di bagaglio di 20 chili) costava 1.500 dirham (circa 1.224 euro odierni).

 

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Due anni dopo Emirates iniziò ad espandersi. L’occasione fu l’arrivo del suo primo aereo di proprietà: un Airbus A310. E la compagnia aggiunse le prime destinazioni europee (Francoforte e Londra Gatwick). Poi la Guerra del Golfo del 1991 consentì ad Emirates di acquisire preziosi slot all’aeroporto di Londra Heathrow (negli anni diventato un asset strategico: oggi ci vola 14 volte al giorno tra andata e ritorno). Nel 1998 Emirates poi tentò di espandersi all’estero acquistando il 43 per cento di Air Lanka (poi divenuta SriLankan Airlines), salvo ritirarsi un decennio dopo.

Airbus A380, compagnia aerea Emirates (Credit: AGF)

Il vero e grosso passo avanti arrivò nel 2000 quando la compagnia degli Emirati Arabi decise di piazzare un ordine record da 12 miliardi di dollari per 60 Airbus A380, i giganti a due piani allora ancora noti come “A3XX”. Quando nel 2008 gli A380 fecero il loro debutto con Emirates, il trasporto aereo in Occidente era entrato in crisi a causa del crollo finanziario globale. I clienti corporate — quelli che riempiono le classi Prima e Business — erano spariti, oltre due terzi degli Stati erano in recessione e la domanda di viaggi era enormemente in calo. Visto il contesto, l’impatto mediatico del nuovo aereo di Emirates fu senza precedenti. A bordo del “superjumbo”, come venne ribattezzato, Emirates fece installare docce per i passeggeri di Prima classe, aree per cambiarsi, schermi a cristalli liquidi da 15,4 pollici con mappe di volo in tempo reale e persino immagini dalla telecamera di coda. Ma non solo: 14 suite private con poltrone completamente reclinabili dotate di porta elettrica, minibar e scrivania. I passeggeri di Prima e Business potevano, e possono ancora oggi, inoltre accedere a due bar dove ordinare qualsiasi tipo di cocktail, gratuitamente.

emirates 40 anni compagnia aerea storia
A bordo dell’Airbus A380 della compagnia Emirates, il più grande airbus passeggeri del mondo (Credit: AGF)
Presente e futuro

Secondo i dati Cirium del 2025, dopo Dubai (il suo hub), oggi – nel 2025 – Emirates vola soprattutto verso Bangkok e Londra Heathrow. Per quanto riguarda l’Italia, la prima destinazione (la decima della rete globale) è Milano Malpensa, con quasi 780 mila posti offerti. Altri 375 mila posti sono disponibili sui voli diretti Malpensa–New York JFK, grazie ai diritti di quinta libertà: lo stesso aereo che parte da Dubai per Milano prosegue poi per New York, e viceversa. Un modello replicato anche sulle rotte Atene–Newark e Barcellona–Città del Messico.

 

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Oggi Emirates compete contro le top compagnie mondiali, aiutata anche dall’hub che si trova a una distanza “accettabile” dalla Nuova Zelanda e dal Nord America. Si è progressivamente sganciata dalla politica delle tariffe basse – anche per evitare complicazioni nei mercati regolati come Unione europea e Stati Uniti -, ha introdotto in flotta gli Airbus A350 ed è in attesa dei Boeing 777X con le estremità alari pieghevoli (in ritardo di diversi anni per le certificazioni non ancora emesse). Intanto la compagnia ha chiuso l’esercizio 2024/2025 con 34,8 miliardi di dollari di ricavi, un utile netto di 5,2 miliardi di dollari, 53,7 milioni di passeggeri trasportati, quasi 70 mila dipendenti e 5 miliardi investiti per rinnovare gli interni di 219 aerei.

Dal gennaio 2003 il suo presidente è un inglese nato ad Aruba, naturalizzato emiratino: sir Tim Clark, 75 anni, veterano dell’industria che nei prossimi mesi dovrebbe lasciare il comando: le selezioni sono iniziate. Sarà quindi il suo successore a dover gestire il trasloco dell’hub. Entro la fine del decennio il vettore – per anni legatissimo al Dubai International Airport, oggi principale hub globale – infatti si trasferirà nel nuovo terminal da 35 miliardi di dollari in costruzione presso l’altro scalo della città, l’Al Maktoum International Airport. Il motivo? Per rispondere alla concorrenza locale, ma anche per contrastare i rivali turchi e indiani e cinesi.

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