Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:50
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Cultura

ESCLUSIVO – Il premio Pulitzer Lawrence Wright a TPI: “Ecco il mondo che verrà dopo il virus”

Immagine di copertina
Credit: Victor Moriyama - The New York Times

Sul nuovo numero del settimanale The Post Internazionale - TPI, in edicola da venerdì 29 ottobre, l'intervista esclusiva al giornalista autore del libro che indaga sulla pandemia e sull’anno del Covid

“Le città hanno perso la loro centralità. Le famiglie tornano protagoniste. Cambia completamente il rapporto con il lavoro”. Sono alcuni dei punti che Lawrence Wright, 74 anni, giornalista del New Yorker, autore di libri best-seller e vincitore del premio Pulitzer nel 2007 col libro Le altissime torri, la storia di come Al Qaeda arrivò all’11 settembre (Adelphi), sottolinea nell’intervista esclusiva pubblicata sul settimanale di The Post Internazionale – TPI.

Wright, nel suo ultimo libro intitolato L’anno della peste. L’America, il mondo e la tragedia Covid, pubblicato in Italia da NR edizioni, ha ricostruito la storia della pandemia, dagli errori che hanno portato il contagio a diffondersi, fino alla gestione politica per molti versi disastrosa, con un occhio alla realtà americana nel suo complesso e alle ripercussioni sulla società. “I No vax sono una sorta di setta, una setta politica”, dice Wright nell’intervista. “È un po’ come affiliarsi a una setta: le persone seguono una setta non perché ci credono, ma perché cercano una comunità”. Il giornalista sottolinea che “se non ci vacciniamo, nuovi virus sono alle porte” e che “se la Cina fosse stata più trasparente, la risposta complessiva sarebbe stata diversa”.

Lo sguardo del premio Pulitzer è anche rivolto agli esteri: “Siamo stati in Afghanistan per 20 anni e proprio la rapidità della presa di Kabul fa capire quanto la missione fosse senza speranza. I talebani si sono comportati piuttosto bene, non hanno attaccato l’esercito americano. Ma ci sono alcune tragedie che non puoi fermare. E i talebani sono più di una tragedia, sono una sorta di fallimento”. Infine, lui che fu amico di Jamal Khashoggi, commenta il ruolo dell’Arabia Saudita e del principe ereditario Bin Salman.

Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

Ti potrebbe interessare
Cultura / Un libro di corsa: Butter
Cultura / Venezia, al via la Biennale d’Arte 2024
Cultura / Le “Teste Elleniche” di George Petrides: un viaggio nella cultura greca a Venezia
Ti potrebbe interessare
Cultura / Un libro di corsa: Butter
Cultura / Venezia, al via la Biennale d’Arte 2024
Cultura / Le “Teste Elleniche” di George Petrides: un viaggio nella cultura greca a Venezia
Cultura / Banca Ifis: lancia “Ifis art”, il progetto dedicato alla valorizzazione e promozione dell’arte e della cultura
Cultura / Architettura e religioni: la nuova era delle città per il dialogo nella mostra Rituals/Materials a Torino
Cultura / Morto Roberto Cavalli: le cause della morte dello stilista
Cultura / È morto lo stilista Roberto Cavalli
Cultura / A Milano un giovane direttore creativo, Matteo Cibic, si diletta a far dialogare Arte e Design, nei 10 giorni più affollati di eventi e presentazioni
Cultura / Esclusivo TPI – Le guerriere invisibili contro il patriarcato: ecco chi sono e cosa vogliono le attiviste del collettivo “Amar3”
Cultura / Un libro di corsa: Metodi per sopravvivere