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Strage del Mottarone, ci sono altri 11 indagati

Immagine di copertina
Sotto la funivia Credits: ANSA

Si allarga l’inchiesta sulla strage del Mottarone in cui sono morte 14 persone. Oltre al gestore della funivia Luigi Nerini, al direttore d’esercizio Enrico Perocchio e al capo servizio Gabriele Tadini oggi – venerdì 2 luglio – si sono aggiunti altri 11 indagati, tra cui due società, Ferrovie del Mottarone e Leitner: quest’ultima si occupava della manutenzione dell’impianto.

Nell’elenco degli indagati figura tra gli altri Rino Fanetti, “dipendente Leitner” che “in data 22 novembre 2016 ha eseguito la testa fusa della fune traente superiore della cabina 3”. Ci sono poi Fabrizio Pezzolo, rappresentante legale della Rvs Srl, che si occupava della “manutenzione delle centraline idrauliche” e il suo dipendente Davide Marchetto, “responsabile tecnico degli impianti a fune”.

Vanno aggiunti Alessandro Rossi della Sateco srl, “che ha effettuato in prima persona le prove magneto-induttive a novembre 2019”, e Davide Moschitti, che per conto della stessa azienda ha operato il controllo nel novembre 2020.

Indagato poi Federico Samonini, legale rappresentante della Scf Monterosa srl, “che ha fatto interventi di manutenzione e controllo visivo delle teste fuse” e le ha sostituite a scadenza, ad eccezione della testa fusa della cabina numero 3 precipitata, la cui sostituzione era prevista per novembre 2021.

Sotto accusa inoltre Seeber Anton, attualmente presidente del Consiglio di amministrazione della Leitner, e Martin Leitner, consigliere delegato. Coinvolto poi Peter Rabansen, “dirigente/responsabile dell’assistenza clienti Leitner e delegato per l’ambiente e la sicurezza relativa agli impianti a fune”.

Tra i reati contestati, anche quello di attentato alla sicurezza dei trasporti nella richiesta di incidente probatorio notificata agli indagati, firmata dal procuratore di Verbania Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera. Gli altri reati, già noti nelle indagini, sono la rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, aggravata dal disastro, e un reato di falso contestato al solo Tadini, caposervizio unico rimasto ai domiciliari.

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