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Sparatoria a Trieste, il sindaco Dipiazza a TPI: “I poliziotti non sono più sicuri in Italia, siamo in guerra”

Immagine di copertina
Roberto Dipiazza Credit: Ansa

Il sindaco ha dichiarato il lutto cittadino e lancia un allarme per le condizioni di lavoro delle forze dell'ordine

Sparatoria Trieste, il sindaco a TPI: “I poliziotti non sono più sicuri, siamo in guerra”

“Una violenza inaudita, siamo sconvolti. Qua siamo in guerra”. Queste le parole amareggiate del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ai microfoni di TPI dopo la sparatoria avvenuta venerdì 4 ottobre nella Questura del capoluogo del Friuli Venezia Giulia nella quale sono stati uccisi due poliziotti.

A perdere la vita sono stati Pierluigi Rotta, 34 enne agente scelto di Pozzuoli, in provincia di Napoli, e Matteo De Menego, 30 anni, agente scelto, di Velletri, in provincia di Roma. Gli aggressori erano due fratelli dominicani, che sono stati prontamente fermati dopo la sparatoria. Uno di loro è rimasto ferito.

Per capire meglio cosa è successo, TPI ha intervistato il primo cittadino in carica.

Sindaco, sono momenti di confusione e grande tristezza in città. Ha dichiarato il lutto cittadino?

Sì, ho indetto il lutto cittadino perché sono 18 anni che sono sindaco, prima a Muggia e gli ultimi a Trieste, e non mi è mai successa una cosa così grave.

Io mi trovavo davanti al luogo in cui stava scappando lo sparatore, all’esterno della Questura. Poi mi sono allontanato per evitare di dare l’impressione di approfittare del mio ruolo per stare sulla scena del crimine.

Vedere morire due ragazzi giovani, di trent’anni, è terribile. E in più è accaduto non per un atto terroristico ma per un banale furto di un motorino! Ma cosa è diventato questo mondo? Dove siamo arrivati?

Una reazione davvero violenta quella dei due aggressori. Da cosa deriva secondo lei?

Probabilmente uno dei due ragazzi dominicani aveva dei problemi psichici. E spero che sia così, perché non si può pensare di uccidere a delle persone così, alla leggera.

La Questura come ha preso questi omicidi?

Questa violenza inaudita è un dramma. Anche all’interno del commissariato il lutto è doppiamente sentito, uno dei due agenti era fidanzato con una poliziotta sempre di qua. Un dramma nel dramma.

La criminalità non è mai stato un problema centrale a Trieste. Cosa sta succedendo?

Non voglio dire che il problema riguarda il paese di provenienza degli aggressori, ma in momenti così difficili è una cosa che viene in mente, non c’è niente da fare.

Le forze dell’ordine devono stare attente: devono rendersi conto che siamo in guerra. C’è questa gentaglia in giro e dobbiamo aumentare le risorse a disposizione.

In che senso in guerra? C’è insicurezza tra le forze dell’ordine?

Nel senso che non viene lasciata loro libertà di intervento. Appena mettono in manette qualcuno al momento i poliziotti vengono subito accusati. Siamo sempre pronti a criticare. Intendo dire: lasciamoli lavorare questi agenti.

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