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100mila studenti in piazza contro la prova di Maturità scritta e l’alternanza scuola lavoro: “Bianchi ci ascolti”

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No all’alternanza scuola lavoro, no al ripristino delle due prove scritte all’esame di maturità dopo due anni di Didattica a distanza: questi i temi al centro delle proteste che ieri, venerdì 4 febbraio, hanno portato oltre 100mila studenti in piazza, da Milano a Bari passando per Torino, Palermo, Genova, Roma, Modena e molte altre città in tutta Italia per un totale di 18 Regioni coinvolte.

Dopo le manifestazioni organizzate il 24 gennaio scorso in seguito alla morte del 18enne Lorenzo Perelli e salite agli onori della cronaca anche per via della repressione violenza della polizia, i ragazzi tornano a protestare. E non solo per dire no all’alternanza scuola lavoro. Infatti per gli studenti è impensabile tornare alla formula classica dell’esame di maturità dopo che la pandemia ha stravolto il modo di studiare e di scrivere. Ma la decisione del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di reintrodurre le due prove scritte ha scatenato l’indignazione delle classi che si apprestano ad affrontare l’esame finale a giugno.

“È impensabile tornare a questo tipo di esame dopo mesi di pandemia. E anche adesso, seppure la scuola sia in presenza dall’inizio dell’anno, sappiamo che la situazione non è davvero così: ci sono moltissime classi in quarantena o che sono state più volte in quarantena e quindi in dad durante tutto l’anno”, dicono gli attivisti della Rete studenti medi a Roma, presenti nelle Piazze di almeno 50 città italiane insieme ad altre sigle, tra cui Osa.

“Queste direttive, arrivate solo ora dopo mesi di incertezza, sono l’ennesima dimostrazione di un Ministero che non ascolta gli studenti e che non prende in considerazione la grave situazione psicologica che stanno vivendo, ma pensa invece solamente a valutarli. Persino il Presidente della Repubblica, nel suo discorso di insediamento, ha sottolineato l’importanza dell’ascolto di noi studenti. Vogliamo risposte dal ministro”, aggiungono.

La richiesta è dunque quella di eliminare la seconda prova scritta e organizzare un colloquio orale basato sulla tesina prodotta dal candidato, e di dare più spazio al percorso degli studenti e delle studentesse. Dopo due anni dietro uno schermo, spiegano gli attivisti, si ha meno dimestichezza nella scrittura. Ma il Ministero non ha mai consultato i rappresentanti degli studenti durante i due anni di pandemia, in cui le decisioni sono state prese ignorando le reali esigenze dei maturandi, denunciano gli attivisti. Per questo tornano a chiedere l’istituzione di un tavolo di confronto permanente con gli uffici scolastici regionali e il ministero. “Bianchi ascolti la voce dei 200mila studenti scesi oggi nelle piazze”, è la richiesta delle piazze.

Le manifestazioni si sono svolte in modo pacifico e non si sono verificati gli stessi scontri violenti che avevano caratterizzato le piazze del 24 gennaio, quando a Roma e Torino la polizia aveva usato i manganelli per reprimere le proteste.

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