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Home » Cronaca

Sorpresa, Pfizer è più “rischioso” di AstraZeneca: lo rivela il rapporto dell’Aifa

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Il rapporto dell’Aifa sulle reazioni avverse ai vaccini anti-Covid

AstraZeneca non è il vaccino più “pericoloso” tra quelli in commercio: lo si evince dal rapporto dell’Aifa sulle reazioni avverse registrate dopo la somministrazione dei vaccini anti-Covid in Italia.

Nel rapporto, i cui dati si riferiscono al periodo compreso tra il 27 dicembre 2020 e il 26 marzo 2021, l’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, afferma di aver ricevuto 46.237 segnalazioni di reazioni avverse su un totale di 9.068.349 dosi somministrate per tutti i vaccini, con un tasso di 510 ogni 100mila dosi.

La maggior parte delle segnalazioni riguardano il vaccino Comirnaty, ovvero quello prodotto da Pfizer-BioNtech che è anche il più utilizzato fino ad ora nella campagna vaccinale, seguito dal vaccino Vaxzevria, quello di AstraZeneca, e dal siero prodotto da Moderna.

Secondo i dati, infatti, per il vaccino della Pfizer sono state segnalate 37.397 reazioni avverse su un totale di 6.994.739 di dosi somministrate (l’81% del totale), 7.854 segnalazioni su 1.645.879 di vaccinazioni riguardano il vaccino AstraZeneca (il 17% del totale), mentre il 2% è rappresentato da Moderna con 971 reazioni avverse su 427.731 vaccinazioni effettuate con questo siero.

Il 92,7 per cento delle reazioni segnalate sono riferite a eventi non gravi, risolvibili in un paio di giorni, come febbre, dolore al braccio, stanchezza, dolori muscolari.

vaccini covid reazioni

Le segnalazioni gravi, invece, corrispondono al 7,1% del totale, con un tasso di 36 eventi gravi ogni 100mila dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose somministrata (1a o 2a dose) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione.

I tassi di segnalazione degli eventi gravi dei singoli vaccini sono 33 (Comirnaty), 22 (Moderna), 50 (Vaxzevria) ogni 100mila dosi somministrate.

Sono 100, invece, i casi con esito fatale dopo le somministrazioni dei vaccini anti-Covid: 76 riguardano Pfizer, 12 Moderna e altrettanti AstraZeneca, per un tasso di segnalazione di 1,1 casi ogni 100mila dosi somministrate.

Il tempo intercorrente tra la somministrazione del vaccino e il decesso varia da due ore fino ad un massimo di 28 giorni, con una media di 4 giorni (mediana un giorno). In 74 casi il decesso è avvenuto dopo la prima dose, in 25 casi dopo la seconda.

Secondo Aifa, tuttavia, “le valutazioni dei casi corredati di informazioni dettagliate e complete suggeriscono l’assenza di responsabilità del vaccino nella maggior parte di questi, in quanto si tratta spesso di soggetti con patologie intercorrenti o pregresse”.

AstraZeneca e gli eventi tromboembolici

Un capitolo a parte del rapporto Aifa è stato dedicato ai rari eventi tromboembolici che si sono verificati dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca e che hanno indotto il ministero della Salute a consigliare la somministrazione del siero della casa farmaceutica anglo-svedese agli over 60.

Aifa sottolinea che “La maggior parte dei casi sono stati segnalati soprattutto in donne di età inferiore ai 55 anni, ma non è chiaro se questo dipenda dal fatto che il vaccino sia stato somministrato soprattutto in questa categoria di persone” dal momento che AstraZeneca è stato riservato, nella prima parte della campagna vaccinale, soprattutto a insegnanti e forze dell’ordine, categorie dove dominano proprio le under 55.

Su un totale di 62 segnalazioni in tutta Europa, comunque, sono i 7 casi, di cui 2 decessi, di trombosi dei seni venosi intracranici e 4 casi, tra cui due decessi, di trombosi di più vasi sanguigni in sede atipica che si sono verificati in Italia.

L’Aifa, tuttavia, sottolinea che i 4 decessi registrati sono ancora “oggetto d’esame per una definitiva verifica del loro nesso di causalità con il vaccino”.

La campagna vaccinale in Italia

Il rapporto dell’Aifa, dunque, conferma la sicurezza di tutti e 3 i vaccini attualmente distribuiti e somministrati, incluso quello di AstraZeneca.

La scelta di riservare il siero anglo-svedese agli over 60, però, ha pesantemente influito sulla campagna vaccinale in Italia, che ancora stenta a decollare.

Il generale Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, aveva infatti previsto di raggiungere il numero di 500mila somministrazioni al giorno su base nazionale a partire dalla terza settimana di aprile.

Nonostante il nuovo record di somministrazioni raggiunto nella giornata di venerdì 17 aprile con 347.279 inoculazioni effettuate, l’obiettivo di 500mila vaccini quotidiani resta ancora lontano da raggiungere.

E i numeri diventano ancora più impietosi se paragonati con altri Paesi come ad esempio la Germania dove, nella giornata di giovedì 16 aprile, sono ste effettuate 738.501 vaccinazioni in un giorno.

Leggi anche: Se i governi europei guardano alla paura e non alle statistiche

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