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    Omicidio Sacchi: cosa non torna nel racconto della fidanzata di Luca, la misteriosa ed enigmatica Anastasiya

    La giovane babysitter sembrerebbe avere un ruolo centrale nella vicenda: fino ad ora, però, nei suoi racconti vi sono state solo omissioni e incongruenze

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 9 Dic. 2019 alle 09:38 Aggiornato il 9 Dic. 2019 alle 10:01

    Omicidio Sacchi: cosa non torna nel racconto di Anastasiya, la fidanzata di Luca

    A quasi due mesi dall’omicidio Sacchi sono ancora numerosi i misteri di una vicenda, che vede la fidanzata di Luca, Anastasiya ancora protagonista di troppe incongruenze: ecco cosa non torna nel racconto della giovane.

    Di certo c’è che la sera del 23 ottobre, intorno alle 23, Luca Sacchi (qui il suo profilo) viene colpito da un colpo d’arma da fuoco, che lo farà morire il giorno seguente.

    Quando i soccorsi e la polizia arrivano su luogo dell’aggressione, nel quartiere Appio Latino, a Roma, trovano, oltre al corpo steso a terra del personal trainer 24enne, una ragazza bionda, che afferma di essere la fidanzata della vittima.

    Il suo nome è Anastasiya Kylemnyk (qui il suo profilo), 25enne di origine ucraina, che si guadagna da vivere come babysitter.

    Chi è Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata di Luca Sacchi, il ragazzo ucciso a Roma il 23 ottobre scorso

    Come ricostruito in un approfondito articolo di La Repubblica, la ragazza, ancora sotto shock per quanto accaduto, afferma: “Ci hanno assaltato. Volevano il mio zainetto. Luca mi ha difeso. Lo hanno ucciso”.

    Anastasiya afferma sin da subito di essere stata vittima di una rapina per poche decine di euro: questo, secondo la giovane, sarebbe la cifra contenuta nel suo zaino. La vicenda colpisce per la sua crudeltà: un ragazzo ammazzato con un colpo di pistola alla testa per poche centinaia di euro.

    Tuttavia, con il trascorrere delle ore e con l’approfondirsi delle indagini, emerge lentamente un’altra verità.

    Le telecamere della zona evidenziano che Anastasiya e Luca non erano soli quella notte. Insieme a loro, infatti, c’è anche Giovanni Princi, amico del liceo della vittima con precedenti per droga.

    Insieme incontrano un paio di persone, che si scopriranno essere i mediatori dei pusher Simone Piromalli e Valerio Rispoli. Confabulano qualcosa, mentre Anastasiya entra ed esce dalle inquadrature, sempre con il suo zaino sulle spalle.

    L’arresto dei due colpevoli, i pusher Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, fa emergere un’altra storia: quella sera, davanti il pub John Cabot, era in atto una trattativa per una compravendita di droga, 15 kg di marijuana in cambio di 70mila euro.

    I due pusher, però, all’ultimo momento avevano deciso di far saltare la compravendita, rubando i soldi ai ragazzi senza vendere loro la droga.

    Così emerge che nello zaino di Anastasiya non c’erano poche decine di euro, ma ben 70mila euro. Una cifra che lei afferma di non aver mai avuto e che potrebbe essere finita nel suo zaino perché messa lì da Giovanni Princi.

    Eppure non è la sola cosa che non torna nel racconto della ragazza.

    La giovane, infatti, racconta di essere arrivata al pub a piedi quella sera, mentre la sua automobile, una Citroen C1, era parcheggiata proprio accanto al John Cabot. Vettura che Giovanni Princi, l’amico di Luca che Anastasiya sostiene di conoscere solo in quanto amico del suo fidanzato, salvo scoprire che con lui si scambiava messaggi attraverso l’applicazione Signal, ha spostato la notte dell’omicidio.

    Perché lo ha fatto? Forse i soldi che servivano ad acquistare la droga, e che non sono mai stati ritrovati, si trovavano dentro la macchina di Anastasiya?

    E dove hanno raccolto quella cifra? C’era un finanziatore oscuro o si trattava di una colletta da moltiplicare attraverso lo spaccio?

    Anastasiya e Princi, dunque, stanno coprendo qualcuno?

    E che ruolo aveva Luca? Era coinvolto o all’oscuro dell’operazione, magari messa in piedi dall’amico e dalla fidanzata?

    Domande che potranno trovare una risposta solamente se Anastasiya deciderà di far cadere l’ultimo velo di bugie, raccontando cosa è accaduto realmente quella maledetta sera.

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