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Migranti, 500 morti nel Mediterraneo da inizio anno: numeri triplicati rispetto al 2020

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Credit: ansa foto

L’ultimo pesante bollettino è arrivato soltanto 24 ore fa, quando la Mezzaluna Rossa libica ha annunciato in un comunicato che 50 migranti, fra cui alcuni egiziani, sono morti nel naufragio della loro imbarcazione davanti alla costa della città libica di al Zawiya. Ma i dati dall’inizio del 2021 sono inquietanti. Secondo le stime dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) sono almeno 500 le persone morte nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l’Europa. Le vittime sono più del triplo rispetto allo stesso periodo del 2020, quando si registrarono 150 morti. L’incidente più grave di quest’anno è avvenuto il 22 aprile: un naufragio che ha causato la morte di 130 persone.

“Siamo profondamente preoccupati per il bilancio delle vittime. Questa tragica perdita di vite umane sottolinea ancora una volta la necessità di ristabilire un sistema di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale coordinato dagli Stati”, afferma Carlotta Sami, portavoce Unhcr, che ha partecipato al briefing alla stampa del Palais des Nations di Ginevra dal porto di Trapani dove circa 455 persone sono sbarcate dalla nave della Ong tedesca Sea Watch che ha ottenuto l’assegnazione di un porto sicuro dopo i salvataggi in mare. Quattrocentocinquanta persone, tra cui circa 180 bambini. Dopo i tamponi, saranno trasbordati sulla nave ‘Splendid’, al largo di Trapani, per la quarantena.

“Sollecitiamo la comunità internazionale a fare di più per rafforzare la protezione delle persone che viaggiano lungo questa rotta e per fornire alternative sicure a questi viaggi pericolosi e disperati. I percorsi legali come i corridoi umanitari, le evacuazioni, il reinsediamento e il ricongiungimento familiare devono essere ampliati. Per le persone che non hanno bisogno di protezione internazionale, devono essere trovate soluzioni nel rispetto della loro dignità e dei diritti umani”.

Leggi anche: 1. Esclusivo TPI: “In Libia abbiamo navigato tra cadaveri. La guardia costiera non voleva salvarli perché c’era la tempesta”. Racconto dalla Ocean Vikings 2. “Persone maltrattate e picchiate nei centri di detenzione in Libia. Ma Draghi li chiama salvataggi”: parla Msf 3. Io reporter sul campo in Libia vi dico: “C’è poco da ringraziare i libici, Draghi mistifica la realtà”. Parla Nancy Porsia

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