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“Mi hanno colpito in testa, pensavo fosse la fine”: il racconto shock del giornalista picchiato a Genova

Immagine di copertina
Scontri tra polizia e antagonisti al comizio di Casapound. Credit: ANSA/LUCA ZENNARO

Giornalista picchiato Genova | Il racconto di Stefano Origone su Repubblica

Giornalista picchiato Genova – “Una gragnuola di colpi, senza soluzione di continuità. Sono stato schiacciato per terra. E da quel momento ho capito che poteva essere la fine. La mia”.

Stefano Origone, il giornalista di Repubblica picchiato dalla polizia lo scorso 23 maggio, mentre seguiva la per il suo giornale il comizio di CasaPound e gli scontri con gli antagonisti, ha raccontato in un articolo quei terribili momenti.

“‘Sono un giornalista, sono un giornalista’. L’ho gridato subito, mentre i poliziotti mi venivano incontro alzando i manganelli. È stata una frazione di secondo. Mi sono girato, ho cercato di scappare, ma non ne ho avuto il tempo. Sono stato accerchiato, hanno cominciato a colpirmi sulla schiena, la testa e le braccia”, scrive Origone su Repubblica.

“L’ospedale, l’operazione alle due dita frantumate, la costola rotta che non mi fa respirare e che a ogni colpo di tosse mi fa vedere le stelle e mi impedisce di dormire”, racconta Origone a proposito delle conseguenze di quell’assurdo pestaggio.

Scontri a Genova, il video che immortala le manganellate al giornalista | VIDEO

Giornalista picchiato Genova | Il pestaggio

Il cronista, nella sua ricostruzione, spiega come stesse seguendo il corteo e gli scontri, quando a un certo punto si è avvicinato a un ragazzo vestito di scuro che era stato bloccato dagli agenti.

Proprio in quel momento i poliziotti hanno iniziato a scagliarsi contro di lui: “‘Sono un giornalista’, continuavo a gridare disperatamente. Niente, non si fermavano. Possibile che non sentissero? D’istinto mi sono coperto la testa con le mani. Non so quanto sia durato, probabilmente una ventina di secondi, ma interminabili. E sempre d’istinto mi sono ritrovato in posizione fetale con le mani sul capo e la faccia per terra. Vedevo anfibi neri. Tanti, intorno a me. Mi rimbombavano nel cervello i colpi dei loro manganelli e delle loro suole. Calci alla schiena, manganellate sulle braccia, sulle gambe, sugli stinchi. Le mani non bastavano a difendermi. Mi stavano ammazzando di botte come nei film che avevo visto sul G8. Sentivo dolore, pregavo che smettessero”.

A interrompere il pestaggio è stato Giampiero Bove, un poliziotto di cui Origone è amico da molto tempo.

La vicenda ha riaperto il tema del comportamento di alcuni componenti delle forze dell’ordine in occasione di eventi pubblici “a rischio” come quello di Genova.

TPI ha intervistato sull’argomento il sostituto procuratore Enrico Zucca, che in passato ha indagato sulle violenze delle forze dell’ordine durante il G8 del 2001 (qui l’intervista completa).

Zucca, nel colloquio, ha parlato dell’esistenza di atteggiamenti omertosi nella polizia affermando che “siamo ancora in clima da G8”.

 

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