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Coronavirus: “Noi postini rischiamo la vita per consegnare pubblicità e bollette inutili”, la denuncia di un dipendente Poste Italiane a TPI

Immagine di copertina
Credit: ANSA/ANGELO CARCONI

"Senza DPI, a stretto contatto l’uno con l’altro, passando ore in un ambiente malsano, noi postini rischiamo la vita per recapitare a tutta Italia cartoline pubblicitarie di tutti i generi, bollette di utenze i cui pagamenti sono al momento sospesi. Stiamo mettendo a rischio la nostra vita e quella dei nostri utenti, inutilmente". La denuncia:

“Noi postini rischiamo la vita per consegnare pubblicità e bollette inutili”, la denuncia di un dipendente Poste Italiane a TPI

“Non abbiamo i dispositivi di protezione individuale e passiamo circa tre ore al giorno nei centri di smistamento, che spesso sono ambienti malsani, dove stiamo a stretto contatto l’uno con l’altro. Tutto questo per consegnare cartoline pubblicitarie di tutti i generi, bollette di utenze i cui pagamenti sono al momento sospesi e atti giudiziari che gli utenti rifiutano già in tempi normali”. Simone, trentenne dipendente di Poste Italiane, che lavora come postino a Roma, confida a TPI le preoccupazioni che nutre sulla sicurezza dell’ambiente in cui lavora a causa dell’emergenza Coronavirus.

S&D

“Ci consegnano mascherine monouso una volta ogni 10 giorni, il gel igienizzante ci viene dato una volta a settimane in un bicchiere, finora non ci hanno fornito neanche i guanti”, racconta Simone. “Le sanificazioni sono state annunciate ma non vengono effettuate. Nei centri di smistamento lavorano a stretto contatto anche 300 persone, a turni”, prosegue, “La mattina vado al centro di smistamento, dove il direttore è il primo a non usare la mascherina e deride chi la usa. Stiamo attaccati, la distanza di un metro non è rispettata. Stiamo lì per un’ora e mezza prima di fare le consegne, e un’altra ora e mezzo dopo. Sono tante ore in un ambiente che, anche in tempi ordinari, è malsano”.

La preoccupazione per la propria sicurezza è cresciuta, soprattutto nel nord Italia, dopo la morte di due dipendenti di Poste Italiane a Bergamo. Pochi giorni fa a perdere la vita, sempre in Lombardia, sono stati anche Calogero Giovanni Rizzo, 60 anni, e Roberto Rossi, 64 anni, dipendenti di Poste che avevano un contatto ravvicinato con i clienti degli sportelli e gli altri colleghi negli uffici. “Noi stessi stiamo a contatto con i dipendenti che stanno allo sportello”, racconta Simone. “Poi noi portiamo la posta a chiunque, suoniamo e purtroppo alcuni degli utenti scendono da casa, mettendosi a rischio ed esponendo anche noi a dei rischi. Non c’è nulla di regolamentato, è tutto lasciato alla discrezione dei postini e degli utenti”.

“La domanda a tutti è: possiamo rischiare la vita per recapitare ai nostri cittadini le cartoline di BottegaVerde e de L’Erbolario?”, si chiede Simone. “Abbiamo un bacino di utenza di milioni di persone e gran parte è costituita da over 70. Stiamo mettendo a rischio la nostra vita e quella dei nostri utenti, inutilmente”.

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