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Covid, lo scienziato Garattini: “Accelerare sul vaccino potrebbe rivelarsi un disastro”

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La Commissione europea accelera sul vaccino anti-Covid, con le prime disponibilità per i paesi membri attese per novembre, e sull’accesso universale al farmaco. A quanto si apprende, è attesa per novembre la prima disponibilità del vaccino noto come Oxford, su cui la Commissione ha firmato un contratto che consente ai paesi membri di comprare 300 milioni di dosi con l’opzione di altre 100.

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La corsa al vaccino prosegue quindi senza sosta. A inizio agosto, la Russia ha annunciato di aver sviluppato un vaccino per il Coronavirus e di voler cominciare una vaccinazione di massa entro ottobre, prima di qualunque altro paese al mondo. Il vaccino sviluppato dalla Russia, lo Sputnik V, non aveva e non ha tuttora superato tutti i test clinici previsti e il suo impiego su larga scala è ritenuto potenzialmente molto pericoloso. Il governo russo ha però deciso di avviare le vaccinazioni, cominciando da insegnanti, medici e militari.

Silvio Garattini, farmacologo e presidente dell’Istituto Mario Negri, in un’intervista al Fatto Quotidiano ha spiegato quali sono i rischi di fare ricerca con tempi così stretti senza completare l’ultima fase della sperimentazione, quella in cui a un alto numero di persone (30mila nel caso del vaccino) viene somministrato il composto per verificarne sicurezza ed efficacia.

“Sarebbe disastroso perché in qualche modo si autorizzerebbe un vaccino prima che ci siano le evidenze scientifiche per farlo. Io credo che la fase III debba essere terminata perché soltanto tutti i dati potranno dirci se il vaccino è valido o no. Soprattutto la fase III deve essere robusta in termini di persone che partecipano perché quello che si vuole vedere non è solo l’efficacia, che naturalmente è stata vista nella fase I e II, ma soprattutto la sicurezza: perché noi somministriamo il vaccino a soggetti sani e quindi dobbiamo avere la sicurezza di non produrre danni che potrebbero essere superiori ai benefici che si attendono. Solo su test un grande numero di persone si può stabilire la percentuale di efficacia e per contro qual è la percentuale degli effetti collaterali e di che tipo sono. Lo possiamo sapere solo se il numero è sufficientemente grande. Un conto è avere un effetto collaterale grave su 100 persone, un conto su 1000”, spiega Garattini.

Il professore Garattini non esclude la possibilità che si possa accelerare nei tempi di ricerca, ma spiega che è necessario completare tutte le fasi di test: “Che si possa accelerare è una questione di volontà e di risorse disponibili per mettere subito al lavoro gente che esamini. Si può farlo in tempi relativamente più brevi. Io penso che ragionevolmente a inizio anno ci sia vaccino disponibile. Comunque dipende dal reclutamento delle persone: può essere che i 30mila test siano stati già raggiunti oggi e quindi avremmo il vaccino per ottobre. Non dobbiamo dimenticare che per la prima volta nella storia dei vaccini, siccome c’è stata una grande abbondanza di risorse economiche messe a disposizione, ci sono alcune case farmaceutiche che stanno già producendo il vaccino indipendentemente dagli esiti. Se sarà attivo è già pronto, se non sarà attivo butteremo via tutto”.

L’altra possibilità su cui Garattini sostiene sia utile investire è quella di un farmaco efficace, una cura in grado di sopperire nel caso in cui i vaccini non dovessero risultare incisivi: “Sarebbe importante non puntare su un solo cavallo e al di là del vaccino se avessimo una terapia efficace potremmo sopperire, indipendentemente e in attesa del vaccino, con un farmaco attivo. Dovremmo avere anche noi una quota in questo”.

Nel frattempo il gigante Sanofi-GSK, la multinazionale più importante al mondo nel campo della produzione di vaccini, ha avviato oggi la sperimentazione clinica di fase 1/2 per il vaccino COVID-19, di cui la commissione Ue ha già prenotato 300 milioni di dosi. Sono stati coinvolti un totale di 440 adulti sani in 11 siti di sperimentazione negli Stati Uniti. L’obiettivo annunciato dalle aziende e’ quello di produrre fino a un miliardo di dosi nel 2021. In prima linea ci sarà lo stabilimento di Anagni, che sarà il primo in Europa ad avviare la produzione del vaccino. Le aziende sono impegnate nel fornire i primi risultati già all’inizio di dicembre 2020, per un contestuale avvio di sperimentazione di fase 3.

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