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Coronavirus, perché il vero numero dei guariti potrebbe essere più basso di quello “ufficiale”

Immagine di copertina
Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli (Credits: Ansa)

Coronavirus Italia, perché il numero dei guariti potrebbe essere basso di quello ufficiale

Ogni giorno alle 18 milioni di italiani hanno un appuntamento fisso in tv, quello con la conferenza stampa della Protezione civile che dà gli ultimi aggiornamenti sul Coronavirus: i dati maggiormente attesi sono ovviamente il numero dei guariti, quello dei morti e quello dei nuovi contagi. I guariti, ovviamente, hanno un maggiore impatto sull’umore degli italiani, perché danno speranza per il futuro. Ma secondo uno studio della Fondazione GIMBE (un’organizzazione che si occupa di sanità pubblica) e di YouTrend, il numero ufficiale dei guariti in realtà non è del tutto veritiero.

S&D

La Protezione civile, infatti, nella colonna colorata in verde nel bollettino quotidiano indica un numero unico per i “dimessi/guariti“. Ne consegue che il dato comprende sia le persone ufficialmente guarite (lo sono quando due tamponi, ripetuti in due giorni successivi, danno esito negativo), sia quelle che sono semplicemente state dimesse dagli ospedali. Queste ultime potrebbero ancora essere positive al Coronavirus, ma con sintomi lievi che permettono loro di proseguire le cure a casa.

I dati del bollettino della Protezione civile di ieri, 1 aprile 2020

Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ogni giorno annuncia per primi i dati dei guariti dal Coronavirus, senza però fare alcuna allusione alla differenza tra persone risultate negative al Covid-19 e persone “semplicemente” dimesse dall’ospedale ma ancora positive. Dal momento che i numeri raccolti dalla Protezione civile sono una mera somma di quelli forniti ogni giorno dalle singole Regioni, la Fondazione GIMBE e Youtrend hanno realizzato dei controlli a campione sui dati comunicati da 8 Regioni italiane. E hanno notato che le Regioni specificano invece quanti sono i pazienti guariti (con due tamponi negativi in due giorni diversi), quelli in via di guarigione (in attesa del secondo tampone) e quelli dimessi (senza altre indicazioni).

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Questa differenziazione non avviene però ovunque. Ad esempio la Lombardia – di gran lunga la Regione più colpita dal Coronavirus in Italia – riporta solo il numero dei pazienti dimessi dall’ospedale e inviati in isolamento domiciliare. Ieri, mercoledì 1 aprile 2020, questi erano 11.415: nel bollettino della Protezione civile, tutti questi sono stati definiti “guariti” (il dato compare nella colonna verde, sulla riga dedicata alla Lombardia). Tuttavia, è facilmente intuibile che le condizioni reali di quei cittadini non sono proprio quelle di un paziente ristabilitosi totalmente dal virus.

Per questo motivo, la Fondazione GIMBE conclude la sua analisi proponendo di definire come “guariti” dal Coronavirus soltanto quei pazienti che hanno avuto due test negativi in due giorni diversi. Quelli, cioè, che davvero hanno battuto il Covid-19. Per non fornire così ai cittadini numeri fuorvianti, in una fase già così complicata della storia del nostro Paese.

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