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Coronavirus, terapie intensive occupate al 31%: superata la soglia critica fissata dal ministero della Salute

Immagine di copertina
Credit: Ansa

Coronavirus: 31% di terapie intensive occupate, superata la soglia critica

L’Italia supera ufficialmente la soglia “critica” per quanto riguarda il numero di terapie intensive occupate a causa dell’epidemia di Coronavirus. È quanto emerge dal monitoraggio dell’Agenas, aggiornato con gli ultimi dati del bollettino diffuso dal ministero della Salute e dalla Protezione Civile. Secondo gli ultimi numeri, infatti, sono 2.225 i posti di terapia intensiva attualmente occupati (solo per i pazienti Covid), con un incremento rispetto alla giornata di lunedì 2 novembre di 203 unità. Numeri che hanno portato il tasso nazionale dal 29 al 31%, superando come detto la soglia del 30% fissata dal ministero della Salute oltre la quale c’è il rischio che il sistema non riesca a garantire il trattamento anche per i pazienti gravi non Covid.

S&D

Nelle settimane scorse, diversi esponenti del mondo della politica, tra cui il vice ministro della Salute Pier Paolo Sileri, hanno dichiarato che la soglia oltre la quale è necessario prendere provvedimenti restrittivi estremi è di 2.500 posti di terapia intensiva occupati. Al momento, dunque, mancano solamente 275 posti per raggiungere la soglia indicata, numeri che potrebbero essere raggiunti già entro questa settimana. Lo stesso Sileri, però, aveva specificato che “bisogna anche vedere come sono distribuite nel Paese le presenze in terapia intensiva. Se ci saranno delle aree sotto pressione lì sarà necessario fare delle misure più restrittive”. Ecco perché nel Dpcm in arrivo il governo avrebbe optato per lockdown locali e non per una serrata generale.

Per quanto riguarda i posti di terapia intensiva occupati per Regione, spicca la Valle d’Aosta dove il tasso di saturazione è addirittura del 66%. In Provincia di Bolzano è al 51%, in Umbria del 49%, in Campania del 44%. Poi la Lombardia con il 45% di posti occupati, la Toscana (41%), le Marche (37%), il Piemonte (37%), la Liguria (31%). Vicina al limite l’Emilia Romagna (27%), seguita da Abruzzo e Puglia (26%), Sardegna e Sicilia (25%), Provincia di Trento (24%), Lazio (23%), Friuli Venezia Giulia (22%), Molise (20%), e in fondo alla classifica per posti occupati in terapia intensiva Veneto, Calabria e Basilicata (17%).

Ma su quante terapie intensive può contare l’Italia? Prima della pandemia nel nostro Paese si contavano complessivamente 5.179 posti letto in terapia intensiva. Secondo l’ultimo aggiornamento, datato 28 ottobre, i posti sono stati aumentati a 7.092, che possono diventare 8.488 con i posti attivabili. Cifra che può arrivare complessivamente a 10.337 con l’aggiunta di ulteriori ventilatori messi a disposizione dal governo.

Lo scorso 28 ottobre, infatti, il commissario Arcuri ha dichiarato: “Complessivamente i posti letto in terapia intensiva già attivati o attivabili in pochi giorni sono 10.337, poco meno dei 10.700 che avrebbero dovuto essere pronti alla fine dell’operazione di rafforzamento degli ospedali Covid. All’inizio dell’emergenza i posti letto in terapia intensiva erano 5.179: da allora ho inviato alle Regioni 3.303 ventilatori, cui da domani se ne aggiungeranno altri 1.849”, mentre il premier Conte, nel corso dell’informativa di lunedì 2 novembre al Parlamento, ha specificato che “il commissario Arcuri ha a disposizione altri nuovi ventilatori che verranno distribuiti per arrivare a 10.841 posti”.

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