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Home » Cronaca

Concorso scuola, i prof tra la paura del contagio e il sogno (infinito) dell’assunzione

Immagine di copertina
Credit: Ansa foto

Il concorso per i docenti precari è diventata la vera patata bollente per l’intera maggioranza. Al centro della disputa vi è l’opportunità o meno di far svolgere il concorso nelle date indicate: ossia dal 22 ottobre sino a metà novembre. Ma la spaccatura è in primis tra gli insegnanti, divisi tra il desiderio di poter finalmente accedere a una cattedra e la paura di prendere parte a un “evento” che in piena pandemia potrebbe risultare fatale per l’impennata di contagi.

S&D

L’esigenza di iniziare il concorso in tempi brevi e concluderlo a metà novembre, si è resa ancor più necessaria dopo che l’anno scolastico, oltre ai problemi legati alla gestione dell’epidemia da Coronavirus, è iniziato con decine di migliaia di posti da insegnante di ruolo rimasti vacanti, e perciò occupati da docenti precari con contratti di supplenza. Secondo una stima di Gilda, un sindacato di docenti, i posti vacanti sono in tutto tra i 170 e i 180mila. Parliamo di cattedre vacanti, che non sono state assegnate e che vengono occupate con le supplenze.

Gli esami si svolgeranno non soltanto nelle aule informatiche delle scuole medie e superiori, ma anche negli spazi delle università che hanno dato la loro disponibilità. Le postazioni verranno organizzate in modo da garantire il distanziamento fisico, sarà obbligatorio l’uso della mascherina e all’ingresso verrà controllata la temperatura, che non dovrà essere superiore a 37.5°C. Per accedere all’esame non si dovranno mostrare sintomi influenzali e non potrà partecipare chi si trova in quarantena preventiva: come detto queste ultime condizioni sono state condannate dai sindacati. Misure che però non sembrano tranquillizzare le migliaia di precari che dovranno prendere parte alla prova. “Vi pare un comportamento corretto organizzare un concorso in piena pandemia? Facendo spostare e assembrare migliaia di persone nelle aule informatiche delle scuole?”, si legge sui vari gruppi Facebook nati per confrontarsi sul concorso.

La riunione tra ministero e sindacati di ieri, 28 settembre, ha lasciato anche le rappresentanze sul piede di guerra. I concorsi straordinari non piacciono neanche a loro. Parlano di “insensibilità”, di “furore ideologico”, di “mera propaganda”. “Alla ministra sfugge la realtà”, dice Anna Maria Santoro della Flc Cgil. “Come si può pensare di mettere le scuole a soqquadro in un momento in cui si fanno ogni giorni sforzi sovrumani per tenere fuori il virus?”.

Ma il problema non riguarda solo i timori dei precari, i dissapori e i contrasti sono evidenti all’interno della maggioranza, ora minacciata da questa nuova bomba pronta a detonare. Il Pd accende la miccia dello scontro nel governo per voce di Camilla Sgambato, responsabile Dem della scuola: si slitti il concorso a Natale, “farlo ora significa stressare le scuole, che verranno private di molti docenti i quali andranno a sostenere il concorso”.

Il Movimento 5 Stelle legge nelle parole di Sgambato la volontà di non celebrare il concorso e risponde con un ‘niet’ che sembra chiudere a qualsiasi confronto. “Respingiamo al mittente la proposta di rinviare il concorso straordinario per la scuola giunta oggi dalla responsabile scuola del Partito Democratico”, spiegano in una nota i senatori M5s in Commissione Istruzione.

Le paure degli insegnanti riguardano principalmente il momento storico: un’Italia con un quadro epidemico che non promette “niente di buono”. Da settimane i nuovi contagi nel Paese superano quotidianamente (e abbondantemente) la soglia dei mille. Alcuni tra i docenti iniziano a dubitare anche che la prova si svolga realmente, ma dal governo per ora escludono il rinvio. C’è poi anche il timore di essere messi in quarantena durante le supplenze, “basta anche solo un bambino e l’intera classe va in quarantena”. Questo significherebbe di fatto dover rinunciare al concorso.

La strada sembra ormai segnata e difficilmente si tornerà indietro, a maggior ragione considerando che la Azzolina voleva il concorso già in estate e ha dovuto accettare il rinvio. Resta la grande incognita di quali saranno le conseguenze in termini di contagi e come il Paese affronterà una prova di rigore e serietà così dura.

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