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Abedini: “Sollevato per la liberazione di Cecilia Sala”. L’avvocato: “Nessun collegamento tra i due casi”

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Credit: Antigone / Next New Media

L’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato il 16 dicembre scorso a Malpensa per una richiesta di estradizione degli Stati Uniti e attualmente detenuto nel carcere milanese di Opera, si è detto “sollevato per la liberazione di Cecilia Sala”, anche se secondo il suo legale, Alfredo De Francesco, “non c’è alcun collegamento tra i due casi”.

“Ha saputo della liberazione di Cecilia Sala, è rimasto soddisfatto da questo punto vista, preoccupato della sua situazione, ma sollevato di non essere più collegato direttamente alle sue condizioni”, ha detto oggi l’avvocato De Francesco, dopo un colloquio in carcere con il suo assistito. “Mi ha fatto capire che per queste sofferenze di Cecilia non potrà più essere ritenuto responsabile”.

“Se qualcuno poteva pensare che ci fosse un collegamento, oggi non si può più pensare”, ha detto l’avvocato dell’ingegnere iraniano, smentendo che la liberazione della giornalista sia collegata al caso di Mohammad Abedini Najafabadi. L’ingegnere iraniano attendeva una visita dell’ambasciatore di Teheran in Italia, Mohammad Reza Sabouri, che però non ha potuto raggiungere il penitenziario milanese per precedenti impegni istituzionali.

“Mi ha chiesto perché l’ambasciatore non c’era ma gli ho spiegato che non c’erano problemi. Tra l’altro dopo sentirò l’ambasciatore, c’è massima trasparenza con lui”, ha detto l’avvocato De Francesco. “Gli avevo già spiegato l’altra volta che probabilmente non sarebbe potuto venire. Parliamo dell’ultima volta che l’ho visto, quindi antecedente alla liberazione di Cecilia Sala. Uno si domanda perché una persona non viene ma le ragioni sono molto banali: impegni istituzionali. L’ambasciatore si è scusato per non essere presente”.

Il diplomatico però, ha annunciato il legale di Abedini, “sarà presente all’udienza del 15” gennaio prossimo fissata presso la Corte d’Appello di Milano per discutere la richiesta dei domiciliari dell’ingegnere iraniano, che renderà “una brevissima dichiarazione spontanea (…) in cui confermerà la sua disponibilità e il fatto di non voler scappare dall’Italia”.

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