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Inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana, oggi l’anniversario: nel 1839 nasceva la Napoli-Portici

Immagine di copertina
La riproduzione della locomotiva Bayard, esposta nel Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa (Credits: Reinhard Dietrich)

Google, con un doodle, celebra l'anniversario dell'inaugurazione della Napoli-Portici, la prima linea ferroviaria italiana aperta nel 1839

Inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana: oggi l’anniversario | Napoli-Portici

È un anniversario tutto italiano quello celebrato da Google nel suo doodle di oggi, giovedì 3 ottobre 2019: in questo giorno, nel 1839 (quindi 100 anni fa) avveniva l’inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana, che copriva la tratta Napoli-Portici.

S&D

Il capoluogo campano e la cittadina di Portici sono separate da poco più di 7 chilometri. Un tratto però lunghissimo e difficile da percorrere nell’Ottocento, quando non c’erano automobili a permettere gli spostamenti dell’uomo. Fu per questo che l’inaugurazione della ferrovia venne salutato dal popolo come una vera svolta industriale nel nostro paese.

anniversario napoli portici
Il doodle di Google di oggi che celebra l’inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana

La prima linea ferroviaria italiana: la storia

Nel 1839, l’Italia era ben lontana dall’essere un paese unificato. Mancavano ancora più di vent’anni al Risorgimento e alla spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi. E nell’Italia, divisa in tanti stati, il Regno delle Due Sicilie era forse la realtà più avanzata del tempo. Sia dal punto di vista economico, che da quello tecnologico.

Per dimostrare a tutti gli altri avversari la propria superiorità industriale, il re Ferdinando II spinse allora per la costruzione della prima ferrovia in Italia, che collegasse la capitale del suo regno a una delle città vicine. Una linea di 7,25 chilometri, tra Napoli e Portici, con doppio binario.

La costruzione partì all’incirca nel 1836: il progetto e la realizzazione dell’opera vennero affidati all’ingegnere Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie, francese. Mentre i treni erano inglesi. Di italiano c’erano i materiali utilizzati, originari della miniera della Vallata dello Stilaro e lavorati nel Polo siderurgico di Mongiana, in Calabria.

Tre anni dopo, era tutto pronto per l’inaugurazione. Con la Vesuvio, la prima locomotiva pronta a percorrere per la prima volta quei 7 chilometri a 50 chilometri orari, forte dei suoi 65 cavalli di potenza. Fantascienza per quell’epoca.

Negli anni successivi, non si fermò l’allargamento della linea ferroviaria: tra il 1842 e il 1844 i binari raggiunsero anche Castellammare di Stabia, Pompei, Angri, Pagani e Nocera Inferiore. E nel frattempo, nacque un vero e proprio polo industriale italiano, con le Officine di Pietrarsa, fabbrica di artiglieria trasformata in breve tempo in centro di costruzione di locomotive e di assemblaggio di materiale ferroviario.

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La prima linea ferroviaria italiana: l’inaugurazione

Il 3 ottobre 1839, dunque, re Ferdinando II di Borbone si recò alla stazione di Portici con tutte le rappresentanze. L’inaugurazione, infatti, avvenne con grande solennità, data l’importanza attribuita all’opera.

Il viaggio partì da Portici perché la stazione di Napoli al Carmine non era ancora pronta. E avvenne sul convoglio “Vesuvio”, una locomotiva ovviamente a vapore, pronta con i suoi otto vagoni a trasportare il re per il suo primo viaggio inaugurale verso la capitale del Regno delle Due Sicilie.

In totale, il primo viaggio sulla prima linea ferroviaria italiana trasportò 48 personalità politiche, una rappresentanza militare costituita da 60 ufficiali, 30 fanti, 30 artiglieri e 60 marinai, e la banda della guardia reale. Dopo nove minuti e mezzo dalla partenza, la Vesuvio arrivò a Napoli, accolta da una folla festante e che non credeva ai suoi occhi. Si stima che nei successivi 40 giorni, oltre 80mila persone usarono la ferrovia.

C’era un tempo, dunque, in cui il Sud Italia era il fiore all’occhiello dell’Italia a livello tecnologico, industriale e soprattutto dei trasporti. Dopo 180 anni, la situazione è evidentemente molto cambiata.

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