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Home » Esteri

Regno Unito, respinto emendamento per ritardare Brexit in caso di mancato accordo entro febbraio

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Il parlamento britannico si è riunito per discutere come proseguire sulla strada per l’uscita dall’Ue. I deputati della Camera dei comuni sono chiamati a votare 7 emendamenti alla mozione del governo May che illustra quali sono le prossime mosse, dopo la bocciatura dell’accordo lo scorso 15 gennaio.

S&D

La premier May tornerà a Westminster il prossimo 13 febbraio, per sottoporre al voto dei deputati il nuovo accordo Brexit, se nel frattempo sarà riuscita ad ottenere nuove concessioni da Bruxelles.

Nel sistema politico britannico, sia il governo che i partiti hanno la possibilità di presentare emendamenti davanti al parlamento. Gli emendamenti non sono giuridicamente vincolanti, per la maggior parte, ma May sarà sottoposta a pressioni politiche e dovrà tenere conto delle proposte che ottengono il sostegno della maggioranza di parlamentari.

I parlamentari Nick Boles, dei conservatori, e Yvette Cooper, laburista, hanno presentato al governo una sfida storica: due emendamenti per ritardare di qualche mese o addirittura fino alla fine del 2019 l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, per scongiurare lo scenario del No deal (qui abbiamo spiegato in cosa consiste lo scenario del No deal).

Dal voto di oggi la premier avrà un’indicazione su qual è la volontà del parlamento per poi tornare a Bruxelles, rinegoziare l’accordo e riproporlo alla Camera bassa.

Spunta intanto l’ipotesi di un piano C, una sorta di compromesso: versare a Bruxelles i 39 miliardi di sterline per il divorzio dall’Ue per prolungare il periodo di transizione fino alla fine del 2021. Ciò darebbe più tempo per trovare un accordo definitivo sia per quanto riguarda l’area di libero scambio che la questione dei confini irlandesi.

Gli emendamenti totali erano circa 20, ma solo 7 sono stati scelti dallo speaker John Bercow per essere votati.

Eccoli:

Emendamento Graham Brady: eliminare il cosidetto backstop e sostituirlo con “soluzioni alternative” per evitare il ritorno alla frontiera fisica tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. Si tratta di un emendamento che sosterrebbe una hard Brexit, svincolando, almeno temporaneamente, il Regno Unito dalle regole europee.

Sulla base dell’accordo approvato a dicembre dall’Unione europea, i due paesi si sono impegnai ad evitare l’introduzione di barriere fisiche al confine, ma la questione resta controversa. Il backstop è una clausola di salvaguardia, la soluzione ultima a cui il governo May potrebbe ricorrere per risolvere momentaneamente il problema del confine irlandese: proposta dall’Ue, prevede che la situazione rimanga invariata in attesa di una risoluzione definitiva.

Quindi, se entro il 31 dicembre 2020 Regno Unito e Ue non dovessero trovare un accordo sulla frontiera irlandese il governo May ricorrerebbe al backstop per evitare la creazione di una frontiera fisica tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord: in questo modo rimarrebbe in piedi l’unione doganale tra Regno Unito e Unione europea. [APPROVATO 317 contro 301]

Emendamento Cooper: se May non trova un accordo entro le prossime due settimane, si potrà ritardare la Brexit di qualche mese. Se l’emendamento Cooper otterrà la maggioranza dei voti, il parlamento dovrà varare una legge che dà al governo tre settimane per trovare un accordo, in caso contrario la Brexit si rimanda di 9 mesi, a fine 2019, o a data da destinarsi.

• Leggi anche: C’è un modo per ritardare la Brexit e impedire l’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Ue

Il parlamento dovrebbe quindi votare per rimandare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona. “L’emendamento non revoca l’articolo 50, ma ci evita solo di schiantarci senza alcun accordo in essere alla fine di marzo”, ha scritto Yvette Cooper sul quotidiano britannico The Guardian. [BOCCIATO 321 contro 298]

Emendamento Spelman: l’emendamento specifica che non sarà possibile abbandonare l’Ue senza un accordo. [APPROVATO 318 contro 310]

Emendamento Grieve: la proposta di Dominic Grieve è un tentativo di evitare una Brexit senza accordo, concedendo ai parlamentari 6 giorni pieni, a febbraio e a marzo, per proporre, dibattere e votare diverse alternative per l’uscita dall’Ue. [BOCCIATO 321 contro 301]

Emendamento Reeves: presentato dalla deputata laburista Rachel Reeves, questo emendamento chiede un’estensione dell’articolo 50 se non vi sarà alcun accordo sulla Brexit approvato dai Commons [BOCCIATO 322 contro 290]

Emendamento Blackford: l’emendamento O prevede un’estensione dell’articolo 50 ed esclude una Brexit senza accordo, chiedendo che la Scozia rimanesse nell’Ue. [BOCCIATO 327 contro 39]

Emendamento Corbyn: si tratta di un emendamento che apre alla possibilità di un nuovo referendum, se l’alternativa è un’uscita senza accordo. Corbyn è stato comunque attento a non impegnare i laburisti a sostenere ufficialmente una campagna per un referendum bis. [BOCCIATO 327 contro 296]

L’ordine in cui verranno votati gli emendamenti:
A – Emendamento Corbyn

O – Emendamento di Blackford

G – Emendamento Grieve

B – Emendamento Cooper

J – Emendamento Reeves

I – Emendamento di Spelman

N – Emendamento Brady

Se viene approvato l’emendamento Corbyn, l’emendamento Blackford cade.

Se viene approvato l’emendamento Cooper , l’emendamento Reeves cade.

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