Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:57
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » News

Regeni, la lettera di 200 accademici britannici: “No a partnership con l’Egitto, avete dimenticato Giulio”

Immagine di copertina

Duecento docenti del mondo accademico del Regno Unito hanno sottoscritto una petizione rivolta a colleghi e rappresentanti del governo per non chiudere gli occhi di fronte agli abusi sui diritti umani in Egitto

Un gruppo di 200 professori universitari britannici si è rivolto ad alcuni colleghi con l’accusa di “chiudere un occhio” di fronte agli abusi sui diritti umani in Egitto, sulla scia della vicenda di Giulio Regeni, ex ricercatore a Cambridge, pur di svolgere attività accademica e aprire campus in quel paese.

S&D

I docenti si rivolgono anche al governo May accusandolo di voler raggiungere partnership fra università britanniche ed egiziane, scrivendo una lettera dal titolo ‘I cinici legami delle università del Regno Unito mettono il profitto davanti ai diritti umani’ che poi è stata inviata al quotidiano Guardian.

Un testo in cui viene ricordato che il ricercatore friulano solo due anni fa, quando era studente a Cambridge, “è stato rapito, torturato e ucciso mentre faceva ricerca al Cairo”.

I 200 sono autori di una lettera al quotidiano Guardian, nella quale si fa riferimento alle “domande senza risposta” sul rapimento, le torture e l’omicidio del ricercatore di Fiumicello, oltre che a questioni più generali quali la libertà accademica, il trattamento del personale Lgbt, sacrificati in nome di una “commercializzazione” dell’istruzione superiore.

La lettera, ricorda il Guardian, che pubblica una foto di alcuni professori di Cambridge che in una conferenza stampa espongono lo striscione giallo di Amnesty International in italiano “Verità per Giulio Regeni”, viene pubblicata mentre il governo conservatore di Theresa May ha promosso una serie di partnership universitarie in Egitto durante una visita in giugno.

“Abbiamo dubbi sulla saggezza e la legittimità di questa mossa, di fare affari come se niente fosse con un regime autoritario, che sistematicamente attacca la ricerca, l’istruzione e la libertà d’insegnamento”, scrivono i docenti nella lettera.

Giulio Regeni venne rapito al Cairo il 25 gennaio 2016, venne torturato e trovato morto in un fosso alla periferia del Cairo il 3 febbraio. Giulio si trovava in Egitto per svolgere una tesi di dottorato sui sindacati indipendenti degli ambulanti per conto dell’università di Cambridge.

Il 10 gennaio scorso Maha Abdelrahman, la tutor del ricercatore di Fiumicello, è stata interrogata dalla Procura di Roma, secondo cui è responsabile di aver inviato Regeni a lavorare su un tema politicamente sensibile e con metodi troppo rischiosi. Prima dell’audizioni, per mesi le autorità italiane hanno puntato il dito contro l’Università di Cambridge, mentre le istituzioni nel frattempo proseguivano con la normalizzazione dei rapporti con il regime di Al Sisi e la ripresa a gonfie vele delle relazione commerciali, opera culminata con la decisione del 14 agosto 2017 di rimandare l’ambasciatore in Egitto.

Contestiamo la saggezza e la legittimità di fare affari come niente fosse con un regime autoritario che attacca sistematicamente la ricerca, l’istruzione e la libertà accademica”, afferma la petizione. Tra i 200 firmatari figura Jo McNeil, presidente del sindacato docenti dell’università di Liverpool, che è una delle 11 università coinvolte nel progetto.

Vivienne Stern, direttrice di Universities Uk International, l’organizzazione che rappresenta le università britanniche all’estero, difende la missione in Egitto.

Pur ricordando che “l’omicidio irrisolto di Giulio Regeni è stato sollevato più volte presso vari rappresentanti britannici, anche durante il recente viaggio della nostra delegazione universitaria al Cairo”, afferma che è “importante” continuare ad avere rapporti a livello internazionale nel campo dell’istruzione e della ricerca, osservando che le università britanniche possono “contribuire” alla promozione di valori come la libertà accademica senza interferenze politiche.

“I funzionari del governo e i manager universitari sembrano avere dimenticato che solo due anni fa Giulio Regeni, uno studente di Cambridge, è stato rapito, torturato e ucciso mentre faceva ricerca al Cairo”, si legge nel testo.

“Giulio è uno dei molti studenti e accademici a essere stato arrestato, torturato, incarcerato e ucciso negli ultimi anni in Egitto, nel contesto di una sempre più ampia campagna di repressione che prende di mira l’opposizione politica, sindacati, società civile, media indipendenti e la professione legale”, prosegue il testo.

Poi conclude: “Non crediamo che le università rappresentate dalla recente delegazione in Egitto possa garantire la sicurezza o la libertà di espressione del suo staff accademico o degli studenti”.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Peggiorano le condizioni di Re Carlo: “Sta molto male, ci si prepara al peggio”
Esteri / Meloni annuncia: "Papa Francesco parteciperà al G7 | VIDEO
Esteri / Houthi: i ribelli del Mar Rosso che combattono Israele
Ti potrebbe interessare
Esteri / Peggiorano le condizioni di Re Carlo: “Sta molto male, ci si prepara al peggio”
Esteri / Meloni annuncia: "Papa Francesco parteciperà al G7 | VIDEO
Esteri / Houthi: i ribelli del Mar Rosso che combattono Israele
Esteri / Accordi di Abramo: anatomia di un fallimento geopolitico
Esteri / L’Iran è un Paese spaccato a metà
Esteri / Le elezioni Usa saranno un bivio tra guerra e pace
Esteri / La nuova mappa delle alleanze in Medio Oriente
Esteri / Tra Netanyahu e Biden ne resterà soltanto uno: ecco perché “Bibi” disobbedisce a Joe
Esteri / Perché nessuno ha fermato Netanyahu?
Esteri / Il doppio standard è un male anche per Israele