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Allarme Facebook: “Finiti online i dati di 267 milioni di utenti”

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Il celebre social network di nuovo nella bufera per questioni di privacy: i dati di 267 milioni di iscritti sarebbero stati disponibili in Rete per due settimane, dal 4 al 19 dicembre

Allarme Facebook: “Finiti online i dati di 267 milioni di utenti”

Facebook finisce ancora una volta nella bufera per questioni di privacy: in questi giorni, infatti, è stato individuato online un database che contiene i dati personali di circa 267 milioni di utenti di tutto il mondo. Un immenso archivio, con nomi e numeri di cellulare di persone iscritte al popolare social network, rimasto online per due settimane, dal 4 al 19 dicembre 2019. E liberamente consultabile senza bisogno di inserire password o altri codici.

A denunciarlo è la stessa società fondata e gestita da Mark Zuckerberg, tramite le parole – rilasciate all’agenzia France Press – di un portavoce: “Stiamo esaminando questo problema, ma crediamo che si tratti di dati molto probabilmente ottenuti prima dei cambiamenti che abbiamo apportato negli ultimi anni per proteggere meglio le informazioni delle persone”.

Secondo quanto dichiarato da Facebook, dunque, molti dei dati rimasti online per tanto tempo potrebbero essere obsoleti, perché magari nel frattempo gli utenti hanno cambiato numero di cellulare o user ID. Ma non è ancora chiaro chi sia riuscito, in due settimane, a scaricare i dati di 267 milioni dei 2,2 miliardi di utenti iscritti a Facebook. Anche perché l’agenzia di sicurezza del social network, che ha scoperto la fuga di informazioni online, ha visto che il database era liberamente scaricabile anche da un forum frequentato da hacker.

Ed è proprio da lì che gli informatici dell’azienda di Zuckerberg hanno scaricato l’archivio dei dati. Secondo la società di sicurezza Comparitech, i dati potrebbero essere stati estrapolati dalla piattaforma legata gli sviluppatori di applicazioni (API), oppure tramite uno “scraping”, un’operazione di estrazione dei dati da un sito usando appositi software.

In ogni caso, si accendono nuovamente i riflettori sul tema della privacy degli utenti iscritti a Facebook. Un tema, questo, che è stato sollevato diverse volte in passato. Dallo scandalo Cambridge Analytica, che nel 2018 divenne una delle più vaste violazioni di dati (poi dirottati su una società esterna) della storia, fino – in tempi più recenti, a settembre 2019 – alla denuncia di un ricercatore che ha scoperto l’esistenza di un database con 419 milioni di dati Facebook disponibili.

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