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Vuelta Espana 2023: non ha vinto il migliore ma va bene lo stesso

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L’australiano Kaden Groves (Alpecin Deceunick) ha vinto la tappa conclusiva della 78ma Vuelta a Espana, dall’Hipódromo de la Zarzuela al Paisaje de la Luz nel cuore di Madrid, precedendo al termine di 101 chilometri l’italiano Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) e il tedesco Nico Denz (Bora Hansgrohe). La classifica generale conclusiva consegna allo statunitense Sepp Kuss (Jumbo Visma) la maglia roja davanti ai suoi due compagni di squadra: il danese Jonas Vingegaard, secondo a 17”, e lo sloveno Primoz Roglic, terzo a 1’08”. A 10 anni di distanza dalla vittoria di Chris Horner, un americano conquista nuovamente la corsa spagnola.

La gara appena conclusa verrà ricordata per due record che mai potranno essere battuti, e difficilmente eguagliati, nella storia del ciclismo contemporaneo. La Jumbo Visma, alla sua ultima stagione di sponsorizzazione, è riuscita non solo a vincere le tre grandi corse a tappe ma, nel compiere questa impresa, l’ha realizzata con tre corridori diversi. Dopo il successo al fotofinish dello sloveno Primoz Roglic al Giro d’Italia, al termine del drammatico testa a testa sul Monte Lussari con il gallese Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), e l’enfatico bis del danese Jonas Vingegaard al Tour de France, è arrivata la vittoria di colui che di questi due successi era stato il grande artefice. Giova ricordare che, grazie a Kuss, Roglic, dal 2019 in avanti, ha vinto tre volte la Vuelta oltre al Giro di quest’anno mentre una fetta cospicua della doppietta di Vingegaard negli ultimi due Tour si deve all’instancabile corridore di Durango. Al momento, questo successo potrà sembrare un oscar assegnato alla carriera. Io sospetto, però, che la Vuelta 2023 non resterà l’unica grande corsa a tappe che verrò conquistata dall’uomo del Colorado.

Il podio monocolore della Vuelta, composto dai tre vincitori dei grandi giri del 2023, è un altro primato che non potrà essere mai battuto. Era successo, in precedenza, solo nel 1989, l’anno del Tour scippato da Greg Lemond a Laurent Fignon, che il podio dell’ultimo grande giro sintetizzasse il risultato delle tre grandi corse a tappe. Il parigino, infatti, si vide sottratta la doppietta Giro-Tour per soli otto secondi con Pedro Delgado, conquistatore della Vuelta, a quei tempi si correva a in inizio maggio, terzo a Parigi.

Si è molto discusso sulla decisione dello squadrone olandese, mercoledì sera dopo l’arrivo sull’Anghiru, di congelare la classifica sancendo, di fatto, la fine della corsa. Non è la prima volta che avviene un fatto del genere e non sarà neanche l’ultima. Al Tour de France 2012, Chris Froome, nettamente più forte in salita, dovette trattenersi dall’attaccare il compagno Bradley Wiggins, destinato per ordini di scuderia a vincere a Parigi. In questo caso, la situazione era ancor più delicata in quanto erano coinvolti tre corridori anziché due. In chiusura d’una esperienza trionfale nel mondo del ciclismo, la Jumbo Visma ha saggiamente deciso d’evitare spargimenti di sangue. Inoltre, la scelta del team giallonero va anche valutata in prospettiva futura. Tra un mese Roglic compirà 34 anni. L’anno prossimo il campione di Trbovlje potrebbe decidere di privilegiare la difesa del titolo olimpico a cronometro rispetto ai grandi giri. Pertanto, non mi sorprenderei nel 2024 di vedere Kuss capitano al Giro contro Tadej Pogacar, Vingegaard tentare il tris al Tour e lo sloveno puntare a un paio di classiche in primavera prima di concentrarsi sui giochi olimpici e, successivamente, sulla Vuelta.

Intanto, giù il cappello di fronte alla più grande squadra nelle grandi corse a tappa nella storia della bicicletta.

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