Tour de France 2025: la Visma abbaia, la UAE morde
L’australiano Ben O’Connor (Jayco AlUla) ha vinto per distacco la diciottesima tappa del 112° Tour de France, la prima delle due frazioni alpine, lungo i 171 chilometri da Vif a Courchevel. Il corridore di Subiaco, il quartiere italiano di Perth, ha preceduto di 1’45” il campione del mondo Tadej Pogacar (XRG UAE Team Emirates) con il danese Jonas Vingegaard (Visma Lease a Bike), giunto a 1’54”, che ha guadagnato la terza moneta. In classifica generale, il fuoriclasse di Komenda ha portato a 4’26” il suo vantaggio sul rivale scandinavo con il tedesco Florian Lipowitz (Red Bull Bora Hansgrohe), andato in crisi nel finale, che ha mantenuto a fatica la terza posizione con un ritardo di 11’01 dallo sloveno. Il quarto, infatti, lo scozzese Oscar Onley (Team Picnic PostNL), lo tallona a soli 22″.
La giornata odierna, con ben 5.500 metri di dislivello, comprendeva tre GPM hors categorie: il Col du Glandon, il Col de la Madeleine e il Col de la Loze, punto più alto di questo Tour, valido, quindi, per il Souvenir Henri Desgrange, dove si concludeva la corsa.
La prima mezz’ora di gara è stata caratterizzata da un’impropria cronometro a squadre della Lidl Trek, desiderosa d’assicurare a Jonathan Milan il bottino pieno al traguardo volante di Riouperoux. Esaurita questa fase, si sono aperte le danze. La Visma ha fatto tutto il possibile per mettere in difficoltà Pogacar senza riuscirci. Matteo Jorgenson, sotto questo aspetto, è stato il piu attivo tra i calabroni. Lo statunitense ha attaccato a inizio discesa del Glandon insieme all’olandese Thymen Arensman (Ineos Grenadiers). Questa azione, finalizzata a isolare la maglia gialla sul successivo Col de la Madeleine, è stata vanificata dall’immediato reazione dello sloveno allo scatto di Vingegaard a 70 chilometri dal traguardo. Il fallimento di questo piano ha mandato in confusione il team olandese.
A 42 chilometri dall’arrivo, sono partiti in avanscoperta dal gruppo dei migliori, O’Connor, il colombiano Einer Rubio (Team Movistar) e il già menzionato Jorgenson. I diarchi, in risposta a questo scatto, si sono praticamente fermati, permettendo che recuperassero da dietro gli uomini di classifica dispersi sulle prime due salite. Ciò ha portato alla formazione d’un plotone di 20 unità. In questo modo, Pogacar, isolato fino a pochi chilometri prima, ha ritrovato in un solo colpo tre gregari. Lipowitz, intanto, ha tentato la sorte con uno scatto dissennato che gli ha presentato il conto negli ultimi chilometri. Tra i tre battistrada il ritmo imposto da O’Connor ha stroncato Jorgenson, andato completamente alla deriva a metà salita, e gradualmente fiaccato Rubio, che ha alzato bandiera bianca ai meno dieci. Preso atto del crollo del californiano, una volta esaurita la spinta di Simon Yates, la Visma ha lasciato alla UAE la gestione della corsa. L’azione di Adam Yates è risultata molto più incisiva di quella del gemello. Solo Only, infatti, è stato capace, insieme ai diarchi, di tenere il ritmo imposto dallo scudiero della maglia iridata. O’Connor, con pieno merito, è andato a conquistare una sontuosa vittoria. Poi, puntuale come le tasse, l’allungo finale di Tadej ha ricordato a Vingegaard, e al mondo, che il padrone della Grande Boucle è lui.
Domani il Tour saluterà le Alpi con la diciannovesima tappa. Saranno pochi ma feroci, alla luce dei 4.550 metri di dislivello, i 130 i chilometri che porteranno i corridori da Albertville, sede dei Giochi Olimpici invernali 1992, a La Plagne. In una frazione praticamente priva di tratti in piano, verranno affrontati, nell’ordine, la Côte d’Héry-sur-Ugine, il Col des Saisies, il Col du Pré e il Cormet de Roselend, prima della scalata conclusiva verso l’arrivo, dove la classifica generale dovrebbe assumere la sua veste definitiva.