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Mondiali di ciclismo: all’Italia è mancata soltanto la ciliegina sulla torta

Immagine di copertina
Alaphilippe. Credits: @Giorgio Ialenti

Con la conferma di Julian Alaphilippe in maglia iridata nella prova in linea élite, si sono conclusi ieri a Lovanio i mondiali di ciclismo. La Nazionale italiana ha corso al meglio delle sue possibilità, soprattutto considerando l’oggettiva consistenza della nostra squadra. Il 10° posto del Campione d’Italia e d’Europa Sonny Colbrelli, migliore dei nostri, non riflette la bontà della prova azzurra. Detto ciò, l’esito non esaltante della gara principale non può cambiare il giudizio su una settimana trionfale che ci ha visto primeggiare nel medagliere. Gli ori, in ordine cronologico, di Filippo Ganna, anche lui come Alaphilippe al bis dopo dodici mesi, Filippo Baroncini ed Elisa Balsamo hanno restituito all’Italia del pedale quella dignità da troppo tempo perduta.

Credits: @Giorgio Ialenti

La corsa di ieri ha prodotto un risultato per molti versi sorprendente. Il bis di Alaphilippe ricorda in molti aspetti quello di Gianni Bugno nel 1992 quando s’impose a Benidorm tra la sorpresa di molti. Eppure, il successo del campione di Saint Armand Montrond è stato netto, ancor più di quello d’Imola un anno fa. Il transalpino, che nell’ultimo mese si era nascosto, probabilmente anche nascondendo il suo stato di forma, ieri ha vinto e convinto. Proprio il contrario della squadra belga, che, dopo aver comandato la corsa per più di 250 chilometri, ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte alla raffica di rasoiate del transalpino, con il grande favorito della vigilia, Wout Van Aert, che, non per la prima volta, ha mostrato forti limiti caratteriali quando deve portare sulle spalle il peso del pronostico. Non si può non menzionare la prova grigia dei dioscuri sloveni anche se credo che potremmo trovare Tadej Pogacar nuovamente competitivo al Giro di Lombardia sabato 9 ottobre. La stagione, infatti, riserva ancora due grandi appuntamenti. Domenica prossima va in scena, a 30 mesi di distanza dall’ultima edizione, la Parigi – Roubaix, per la prima volta in versione autunnale cui seguirà, per l’appunto, dopo sei giorni la classica delle foglie morte.

Doverosamente chiudo con un pensiero per Davide Cassani che, a meno di clamorose sorprese, ieri ha chiuso la sua settennale esperienza da Commissario Tecnico. E’ molto difficile capire i motivi che hanno portato il nuovo presidente federale, Cordiano Dagnoni, alla decisione di non confermare il Duca di Solarolo. Cassani è oggi il più grande patrimonio del ciclismo italiano, un ambasciatore perfetto che miscela un’indiscutibile competenza con il sempre più raro attributo d’un garbo d’altri tempi. Allontanarlo dalla guida tecnica della Nazionale potrebbe trasformarsi in una operazione autolesionistica senza precedenti.

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