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Giro d’Italia 2023: dalla costa dei Trabocchi ai Fori Imperiali, alla ricerca del ciclismo italiano perduto

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È stato ufficialmente presentato il percorso del 106° Giro d’Italia, in programma dal 6 al 28 maggio 2023, il primo successivo al ritiro di Vincenzo Nibali. La prossima corsa rosa si snoderà lungo 3.449 chilometri con partenza da Fossacesia Marina in Abruzzo ed arrivo a Roma nella impareggiabile cornice dei Fori Imperiali.

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La classifica si movimenterà già in partenza, considerando che la cronometro d’apertura, poco meno di 20 chilometri, scaverà distacchi significativi. Seguiranno i traguardi per velocisti di San Salvo e Melfi che faranno da preludio al primo arrivo in salita, martedì 9 maggio a Lago Laceno. Dopo che il lungomare di Salerno avrà ospitato la terza volata in quattro giorni, ci sarà la ripetizione, seppur su percorso diverso, del riuscito esperimento della giornata tutta partenopea, resa memorabile nel maggio scorso dal prolungato duello tra Thomas De Gendt e Mathieu Van der Poel. Venerdì 12 maggio, lungo i 218 chilometri da Capua ai 2.135 metri d’altitudine di Campo Imperatore sul Gran Sasso d’Italia, si comincerà a capire chi sicuramente non potrà puntare alla maglia rosa conclusiva anche perché le due tappe successive non lasceranno spazio a recuperi. La Terni – Fossombrone presenterà un finale velenoso, già sperimentato alla Tirreno – Adriatico. Il giorno dopo, la crono romagnola, nei 33,6 chilometri da Savignano al Rubicone fino a Cesena, dovrebbe conferire un volto ben preciso alla classifica alla vigilia del primo giorno di riposo.

La seconda settimana muoverà da Scandiano, patria di Romano Prodi, verso la Versilia per poi arrivare, mercoledì 17 maggio, a Tortona dove si celebrerà Serse Coppi, di cui l’anno prossimo ricorrerà il centenario della nascita. Seguirà una tappa che potrebbe generare sorprese: da Bra a Rivoli, 179 chilometri che racchiuderanno tutte le splendide caratteristiche morfologiche del Piemonte. L’unico sconfinamento estero avrà luogo nella tredicesima tappa da Borgofranco d’Ivrea a Crans Montana in Svizzera, la prima delle tre frazioni a cinque stelle. Ci saranno da scalare, nell’ordine, il Colle San Bernardo, prima Cima Coppi estera nella storia del Giro, a quota 2469, seguito dalla Croix de Coi che precederà l’impennata finale verso il traguardo. Decisamente più dolce il ritorno in Italia il giorno dopo, da Sierre fino a Cassano Magnago, il paese che ha dato i natali al due volte vincitore del Giro Ivan Basso. La seconda settimana verrà chiusa dalla Seregno – Bergamo, nelle intenzioni di Mauro Vegni una riproposizione in salsa orobica dell’appassionante kermesse torinese di cinque mesi fa.

La fase conclusiva si aprirà, martedì 23 maggio, con la seconda tappa a cinque stelle da Sabbio Chiese al Monte Bondone. Prima di giungere sul traguardo reso immortale da Charly Gaul nel 1956, i corridori affronteranno ben quattro GPM nel contesto di 200 chilometri di cui soltanto il primo terzo sarà pianeggiante. La successiva frazione da Pergine Valsugana a Caorle sarà il penultimo appuntamento per i velocisti anticipando due giorni d’inferno sulle Dolomiti bellunesi. Sulle strade da Oderzo a Val di Zoldo e poi nella celebrativa Longarone – Tre Cime di Lavaredo, in cui si ricorderanno i più di 3.000 morti del disastro della Diga del Vajont del 9 ottobre 1963, verrà deciso il destino del 106° Giro d’Italia con possibili tempi supplementari sabato 27 maggio nell’inedita cronoscalata in terra friulana da Tarvisio fino al Monte Lussari. Si chiuderà nella Capitale dopo un mega trasferimento che sicuramente non alzerà il morale d’una carovana ormai stanca. Speriamo solo che ne valga la pena e ci sia risparmiata l’ennesima disamina dello stato penoso delle strade romane.

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