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Giro d’Italia 2022: molto rumore per quasi nulla

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Credit: ANSA

Il boemo Jan Hirt (Intermarchè Wanty Gobert) ha vinto la sedicesima tappa del 105° Giro d’Italia, lungo i 202 chilometri tutti lombardi, comprendenti ben 5.500 metri di dislivello, da Salò fino all’Aprica. Il corridore ceco ha preceduto di sette secondi sul traguardo l’olandese Thymen Arensman (Team DSM) con l’australiano Jai Hindley (Bora Hansgrohe) che ha conquistato la terza moneta e, con essa, quattro preziosissimi secondi di abbuono, regolando in volata, a 1’24” da Hirt, la maglia rosa Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), l’eterno Alejandro Valverde (Team Movistar) ed il basco Mikel Landa (Bahrain Victorious). Ha limitato i danni il portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates), che ha perso 14”, mentre Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), giunto oggi nono a 2’06” dal vincitore, ne ha concessi 42”. Sono stati minimi i mutamenti che questa attesissima frazione ha apportato alla classifica generale. Il campione olimpico Carapaz conserva il simbolo del primato con soli tre secondi sullo scalpitante canguro Hindley. Al terzo posto, Almeida ora dista 44” con Landa a 59”. Il Giro d’Italia 2022 pare essere una partita tra questi quattro moschettieri posto che, in quinta posizione, troviamo l’inossidabile Nibali, lontano però ben 3’40, seguito da un altro azzurro, oggi molto sfortunato: Domenico Pozzovivo (Intermarchè Wanty Gobert), sesto a 3’48”.

La tappa odierna è vissuta su una fuga, formatasi ai piedi della prima salita, il Goletto di Cadino, originalmente composta da 23 corridori: Giulio Ciccone e Dario Cataldo (Trek-Segafredo), Pascal Eenkhoorn e Koen Bouwman (Jumbo Visma), Lorenzo Fortunato (EOLO-Kometa), Filippo Zana (Bardiani CSF), Christopher Juul Jense e Simon Yates (Bike Exchange), Alejandro Valverde (Movistar), Wilco Kelderman e Lennard Kaemna (Bora – Hansgrohe), Nans Peters (AG2R Citroen), Wout Poels (Bahrain Victorious), Hugh Carthy (EF Education Easy Point), Jan Hirt e Lorenzo Rota (Intermarchè Wanty Gobert), Sylvain Moniquet (Lotto Soudal), Mauri Vansevenant (Quick Step), Thymen Arensmann e Chris Hamilton (Team DSM), Attila Valter (Groupama FDJ), Davide Formolo (UAE Team Emirates) e Guillaume Martin (Cofidis). In vetta, al Goletto, era Ciccone a vincere il GPM, beffando la maglia azzurra Bouwman. Nel successivo fondovalle verso Edolo, andavano via in otto: Poels, Kaemna, Rota, Valverde, Cataldo, Bouwman, Arensmann e Hamilton. Erano questi a prendere in testa la salita verso il Passo del Mortirolo dove Bouwman transitava per primo, consolidando così il suo primato tra gli scalatori, seguito da Poels, Kämna, Valverde ed Arensman, cui si erano aggiunti, rientrando nel frattempo da dietro, Carthy e Hirt. Allo stesso tempo, Nibali schierava la squadra al comando del gruppo per fare selezione. Lo Squalo allungava, poi, in discesa, guadagnando una decina di secondi prima di rialzarsi, mentre finiva a terra, per fortuna senza conseguenze, Pozzovivo. La situazione, a questo punto si cristallizzava, con i battistrada che mantenevano cinque minuti sul gruppo dei migliori, forte di 30 unità alla fine della discesa del Mortirolo.

Ai meno 30 dall’arrivo, a smuovere le acque era la salita che portava a Teglio, valida come traguardo volante,. Kaemna rompeva gli indugi tra gli attaccanti, partendo in solitaria. La Bahrain, dietro, sostituiva l’Astana in testa al gruppo, cominciando lentamente a limare il margine dei fuggitivi. Tra gli attaccanti cessava ogni collaborazione con, prima, Arensman e, poi, Hirt che partivano all’inseguimento del vincitore dell’Etna. Intanto, all’inizio della salita conclusiva verso il Valico di Santa Cristina, l’azione della Bahrain veniva vanificata da un improbabile incidente domestico con Poels, Landa e Bilbao che si ostacolavano l’un l’altro, mettendo piede a terra. Nulla di grave per nessuno ma l’inerzia di 20 chilometri di forcing andava perduta. Arensman, intanto, superava Kaemna, venendo a sua volta fagocitato da Hirst. Tra gli aspiranti al successo finale Carapaz, Hindley e Landa facevano il vuoto, realizzando rapidamente di equivalersi ma di poter staccare Almeida, che, per parte sua si difendeva stoicamente. Arrivava la pioggia in coincidenza con il passaggio all’ultimo GPM a sei chilometri dall’arrivo. Prevaleva la prudenza nell’ultima discesa in cui, fortunatamente, nessuno pagava dazio sull’asfalto umido. Hirt conservava cento metri di vantaggio su Arensman, andando a cogliere il più prestigioso successo della sua carriera.

Domani va in scena la diciassettesima tappa, di fatto un attraversamento da ovest ad est della Provincia Autonoma di Trento lungo i 168 chilometri da Ponte di Legno a Lavarone. Si partirà in salita con il Passo del Tonale, che non sarà neppure considerato come GPM. Seguiranno un centinaio di chilometri vallonati fino a Pergine Valsugana quando, ai meno 47 dall’arrivo, la corsa entrerà nel vivo con l’ascesa al Passo del Vetriolo, GPM di prima categoria. La successiva discesa porterà la corsa a Caldonazzo da dove inizierà l’inedita ascesa a Monte Rovere, noto anche come il Menador: otto chilometri al 10% con punte fino al 15%. Dalla cima al traguardo finale ci saranno solo sette chilometri. Resta da capire se domani i tre tenori si alleeranno nuovamente tra di loro ai danni di Almeida o decideranno finalmente di darsi battaglia?

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