Selvaggia Lucarelli contro Fabio Fazio: “Nell’intervista a Ghali ha manipolato la realtà”
Selvaggia Lucarelli critica duramente il modo in cui Fabio Fazio ha condotto l’intervista a Ghali durante l’ultima puntata di Che Tempo Che Fa, in onda sul Nove.
La giornalista del Fatto Quotidiano ne parla in un lungo post su Instagram, nel quale scrive che si è “assistito a un tentativo (malriuscito) di manipolazione della realtà”.
Il riferimento è al fatto che, durante l’intervista a Ghali, Fazio non abbia mai pronunciato le parole “genocidio” e “Israele” e abbia detto che il rapper è finito al centro delle polemiche per aver fatto un generico appello alla pace.
“È incredibile – ha osservato il conduttore di Che Tempo Che Fa – che dire Stop alla guerra, Stop al massacro diventi una frase divisiva. La pace non è contro qualcuno, la pace è per tutti”.
A margine dell’intervista, inoltre, Fazio ha interloquito con il pupazzo dell’alieno che accompagna Ghali nelle sue esibizioni. E riferendo quel che il pupazzo gli aveva sussurrato all’orecchio, il presentatore ha riportato: “Ha detto Stop a tutte le guerre, Stop ai respingimenti, Stop alle ingiustizie, Stop a quelli che dicono ‘Aiutiamoli a casa loro'”. Anche qui, insomma, nessun riferimento alle accuse di genocidio contro Israele.
“Con la sua aria candida e fintamente inconsapevole di quale fosse il tema sollevato da Ghali e Dargen a Sanremo (Gaza e il genocidio in atto) con tanto di lettura di comunicato e reazioni di Israele – scrive Selvaggia Lucarelli – Fazio ha finto che la questione fosse solo la pace. Un concetto neutro eh, che avete capito. E ha finto anche stupore nell’assistere all’agitazione altrui. Quell’’altrui’ però è rimasto senza nome, nonostante un nome lo avesse, e cioè ‘Israele'”.
“Imbarazzante poi – prosegue la giornalista – arrogarsi il diritto di riassumere lui ciò che avrebbe detto Ghali, affermando che non c’è nulla di strano nel pronunciare le parole ‘guerra’ o ‘massacro’, quando Ghali a Sanremo ha detto una parola molto più precisa, e cioè ‘Genocidio’. Della serie: nel mio programma la parola genocidio non si pronuncia, altrimenti non si può fingere di non sapere di cosa si stia parlando, altrimenti non si può evitare di pronunciare le parole ‘Gaza’ e ‘Israele'”.
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Secondo Lucarelli, “si sono dette cose più nette e coraggiose a Sanremo e perfino a Domenica In dove qualcuno al massimo ha dovuto eseguire un ordine come un soldatino ma nessuno, con l’atmosfera da parrocchia di campagna, ha recitato la parte di Alice nel paese delle meraviglie”.
Il post continua: “Genocidio, Fazio. Si era detto ‘genocidio’. Non ‘w la pace e abbasso le guerre’. E no, non è un concetto semplice da temino alle elementari. È lo sterminio di una popolazione e convertire l’espressione in ‘guerra’ è una scelta molto precisa, che riporta il conflitto su una scala diversa, con una valenza giuridica diversa”.
“Non aveva neppure senso buttare la questione nel calderone dell’immigrazione (i respingimenti) e degli slogan leghisti (aiutiamoli a casa loro), che nulla c’entrano con quello che accade a Gaza”, sottolinea Selvaggia Lucarelli. “Parole dette solo per annacquare un messaggio e non irritare Israele, perché se si sta parlando di tutto, si sta parlando di niente.
