L’attore Javier Bardem sfila agli Emmy Awards con una kefiah: “Non posso lavorare con chi giustifica o sostiene un genocidio”
Le parole dell'attore sul red carpet degli Oscar della tv mondiale
“Non posso lavorare con chi giustifica o sostiene un genocidio”: sono le parole che l’attore Javier Bardem ha pronunciato a Variety prima degli Emmy Awards, gli Oscar della tv mondiale, ai quali era candidato come miglior attore non protagonista per il ruolo di José Menendez nella serie crime Netflix Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez. L’interprete, che indossava una kefiah, ha dichiarato il suo sostegno a Film Workers for Palestine, un appello firmato da oltre 3900 addetti ai lavori i quali hanno dichiarato che “non lavoreranno con istituzioni e società cinematografiche israeliane”.
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“Eccomi oggi qui a denunciare il genocidio a Gaza – ha dichiarato Javier Bardem – Mi riferisco all’IAGS, l’International Association of Genocide Scholars, che studia in maniera approfondita i genocidi e ha dichiarato che questo è un genocidio. Per questo chiediamo un blocco commerciale e diplomatico e anche sanzioni contro Israele per fermare il genocidio. Free Palestine”. Il boicottaggio dell’industria cinematografica e televisiva israeliana era stata bocciata dalla Paramount che aveva fatto sapere: “In Paramount crediamo nel potere della narrazione di connettere e ispirare le persone, promuovere la comprensione reciproca e preservare i momenti, le idee e gli eventi che plasmano il mondo che condividiamo. Questa è la nostra missione creativa. Non siamo d’accordo con i recenti tentativi di boicottare i cineasti israeliani. Silenziare artisti individuali sulla base della loro nazionalità non favorisce una migliore comprensione né promuove la causa della pace. L’industria dell’intrattenimento globale dovrebbe incoraggiare gli artisti a raccontare le loro storie e condividere le loro idee con il pubblico di tutto il mondo. Abbiamo bisogno di più dialogo e comunicazione non di vietarlo”.
Lo stesso Javier Bardem ha risposto alla Paramount dichiarando: “Esiste anche un’associazione chiamata Film Workers for Palestine e voglio chiarire qualcosa rispetto alla lettera di Paramount. Film Workers for Palestine non prende di mira individui sulla base della loro identità. L’obiettivo sono quelle società cinematografiche e istituzioni che sono complici e che stanno ripulendo o giustificando il genocidio e il regime di apartheid. Noi stiamo con chi aiuta e sostiene il popolo oppresso. Non posso lavorare con qualcuno che giustifica o sostiene il genocidio. È semplice. Non dovremmo poterlo fare, né in questa industria né in qualsiasi altra”.