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Costi e (potenziali) benefici della legalizzazione delle droghe leggere

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La riforma legale della cannabis potrebbe dare la spinta di cui la nostra economia ha bisogno?

La nostra nazione è nel mezzo della più grande crisi da generazioni a seguito della pandemia che ha avuto un impatto devastante sia che nel settore economico. Mentre il paese inizia quella che probabilmente sarà una lenta scalata fuori dal pantano in cui si è trovata per oltre un anno e mezzo, il governo cercherò nuove fonti di entrate per ricostituire i budget in calo e fornire lavoro a milioni di persone rimaste senza lavoro.

A tale proposito, alla domanda se la riforma legale della cannabis potrebbe dare la spinta di cui la nostra economia ha bisogno, ecco una serie di risposte esaurienti.

I potenziali benefici economici della legalizzazione della cannabis

Molti stati d’oltreoceano ed europei si sono già rivolti alle aziende di cannabis come fonte di entrate fiscali e posti di lavoro tanto necessari per i loro cittadini. Quasi tutti mirano alla cannabis legale in quanto ritengono la sostanza essenziale per far decollare l’economia messa a dura prova e che nel modo ha conosciuto una crisi simile soltanto nell’ormai lontano 1929.

Legalizzare la coltivazione di cannabis significherebbe non solo incrementare posti di lavoro, ma anche favorire numerose entrate fiscali, soprattutto nel settore della canapa industriale in cui l’Italia è da sempre all’avanguardia.

Il nostro paese inoltre, ha molto potenziale sulla , in quanto la peculiarità climatica dell’Italia, è terreno fertile per questo tipo di coltivazioni, permettendone d diverse in tutta la penisola.

La legalizzazione potrebbe tra l’altro portare a una nuova forma di turismo grazie alla messa in vendita di CBD light che attirerebbe numerosi giovani da ogni angolo d’Europa un po’ come da anni avviene in Olanda.

Come la pensano gli altri stati?

Non sorprende che gli stati di tutto il mondo abbiano guardato alla cannabis per aiutare le loro economie in difficoltà. L’industria della cannabis attualmente negli Stati Uniti ad esempio impiega quasi 250.000 persone a tempo pieno, più di quattro volte il numero di lavoratori dell’industria del carbone nel paese, e lo stesso numero di posti di lavoro che si stima sia stato perso con la ratifica del 18° emendamento che ha bandito la produzione e la vendita di alcolici.

Si stima inoltre che il governo federale da solo abbia incamerato undici miliardi di dollari in tasse relative all’alcol durante gli anni del proibizionismo, un numero che il governo difficilmente poteva permettersi durante un periodo di disoccupazione e difficoltà economiche.

Quali potrebbero essere gli impatti positivi sull’economia italiana?

Secondo un recente studio di New Frontier Data, la legalizzazione della cannabis negli Stati Uniti potrebbe tradursi in 128,8 miliardi di entrate fiscali e circa 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro. In effetti, i numeri degli stati con cannabis legale durante questa crisi sanitaria ed economica confermano tali affermazioni.

Anche in un periodo di recessione economica senza precedenti dalla Grande Depressione, le vendite di cannabis rimangono robuste negli stati in cui sono legali. I politici italiani per questo motivo hanno iniziato a prenderne atto, con funzionari eletti più importanti che ora sostengono apertamente la causa della fine del divieto di cannabis.

Ciò sembrerebbe effettivamente confermare che la riforma legale della cannabis potrebbe realmente dare una spinta, di cui la nostra economia oggi ha disperato bisogno.

Inoltre moti sono i parlamentari che hanno difeso con ardore il loro programma di legalizzazione, inclusa la designazione delle attività di cannabis come essenziali non solo a carattere industriale ma anche per scopi terapeutici e ricreativi.

Del resto è noto che quando c’è una proibizione su un qualsiasi prodotto, a trarne benefici ne è il mercato nero e nel caso dell’Italia le mafie hanno agito indisturbate per tantissimi anni. Legalizzare della cannabis nel nostro paese significherebbe quindi porre fine a traffici illeciti della sostanza con conseguenti benefici di cui ne trarrebbero vantaggio lo stato con entrate fiscali maggiori e gli stessi consumatori che si sentirebbero più garantiti in quanto la cannabis sarebbe maggiormente controllata dal punto di vista della qualità e della percentuale di cannabidiolo (inferiore allo 0,6%) ossia il valore che non lo annovera tra le sostanze sballanti.

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