Asti, muore a 20 anni travolta da una Porsche: spunta l’ipotesi della gara clandestina
La Procura ha aperto un'inchiesta per omicidio stradale: iscritti sul registro degli indagati due uomini. Il dolore della madre: "Voglio giustizia"
Spunta l’ipotesi della gara clandestina tra auto dietro la morte di Matilde Baldi, 20 anni, rimasta uccisa in un incidente stradale avvenuto nella serata dell’11 dicembre scorso sull’autostrada A33 Asti-Cuneo. Secondo quanto riferiscono i media locali, la Procura di Asti ha aperto un’inchiesta per omicidio stradale ha iscritto sul registro degli indagati due automobilisti.
L’incidente è avvenuto intorno alle 20.30 all’altezza di Revigliasco d’Asti. La ragazza era a bordo di una Fiat 500, seduta al posto del passeggero, mentre alla guida c’era sua madre Elvia. Improvvisamente una Porsche che procedeva a elevata velocità ha tamponato l’utilitaria. L’impatto è stato molto violento. Matilde è stata trasportata d’urgenza in ospedale, dove è morta cinque giorni dopo. La madre, invece, ha riportato solo ferite lievi.
Stando a quanto è stato ricostruito, in quegli stessi attimi sul medesimo rettilineo c’era anche un’altra Porsche che stava procedendo ad alta velocità. Di qui l’ipotesi della gara clandestina fra le due auto di grossa cilindrata. Il quotidiano torinese La Stampa scrive che alcuni testimoni avrebbero riferito che le due auto stavano spingendo particolarmente forte sull’acceleratore con sorpassi e accelerazioni ravvicinate. Una Porsche avrebbe evitato la Fiat 500, mentre l’altra, una GT3 RS, l’avrebbe centrata in pieno la vettura con a bordo Matilde e la madre.
Alla guida dei due bolidi tedeschi c’erano due piccoli imprenditore astigiani rispettivamente di 47 e 60 anni. Sarebbe stata la Porsche guidata dal sessantenne a travolgere la 500 con a bordo Matilde e la madre. Dopo l’incidente, l’autista avrebbe tentato di prestare soccorso alle donne ferite.
“Mi ha aperto la portiera e mi ha detto ‘Come sta? Non è colpa sua, non l’ho vista, ho già chiamato i soccorsi'”, ha raccontato Elvia a La Stampa. “Io non capivo niente. La mia auto si è girata su se stessa più volte. Matilde, accanto a me, non rispondeva”.
Nei giorni successivi all’incidente, l’autista alla guida dell’altra Porsche, sebbene non coinvolto direttamente nello schianto, si sarebbe presentato alla Polizia Stradale per rendere dichiarazioni spontanee.
Gli investigatori stanno acquisendo le immagini delle telecamere di sorveglianza installate lungo l’autostrada per stabilire se le due auto ad alta cilindrata, che viaggiavano nella stessa direzione, possano aver tenuto velocità e condotte tali da configurare una gara clandestina.
La madre di Matilde, intanto, chiede che sia fatta piena luce sull’accaduto: “Adesso che mia figlia non c’è più, chiedo solo un po’ di giustizia. Le facciano pure queste auto per chi ama la velocità, ma chi le guida deve farlo senza giocare con la vita degli altri”.
Matilde Baldi viveva a Montegrosso, in provincia di Asti. Lavorava come barista in un centro commerciale e studiava Economia e Commercio all’università. Aveva un fratello e un fidanzato. Il sindaco del paese, Monica Masino, ha proclamato il lutto cittadino.
Dopo il decesso, i genitori della ragazza hanno acconsentito alla donazione dei suoi organi. “Quando mi hanno chiesto di donare gli organi di mia figlia, ho subito detto di no”, spiega Elvia. “Non volevo che facesse quella fine. Poi, mio marito e mio figlio mi hanno fatto tornare in me. Adesso so, perché me l’hanno detto i medici, che Matilde andrà a salvare quindici persone. Era bella come il sole. Una figlia straordinaria”.