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Home » Salute

Vaccini obbligatori: da oggi i bambini non in regola potranno essere esclusi da scuola

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Il 10 marzo 2018 è il termine per consegnare alle scuole o la dichiarazione di avvenuta vaccinazione o un certificato che attesti che vi è una prenotazione presso la Asl per una data successiva al 10 marzo. Cosa c'è da sapere

Il 10 marzo 2018 è una data importante per quanto riguarda l’obbligo vaccinale. È la data in cui scade il termine per presentare alle scuole da parte dei genitori la documentazione che attesta l’avvenuta vaccinazione dei bambini e dei ragazzi minori di 16 anni.

L’obbligo vige in tutte le regioni tranne in Veneto, Lazio e Toscana dove i genitori non dovranno portare alle scuole la documentazione, dal momento che le due regioni hanno istituto le anagrafi vaccinali.

Le anagrafi vaccinali consentono una procedura semplificata secondo la quale le Asl comunicano direttamente con i servizi scolastici senza che i genitori debbano fornire alle scuole la documentazione.

In Veneto e nel Lazio saranno le Asl a consegnare alle scuole entro il 10 marzo gli elenchi con i bambini che non sono in regola col calendario vaccinale. I dirigenti scolastici dovranno chiedere alle famiglie di mettersi in regola entro fine marzo, periodo oltre il quale scatteranno le sanzioni previste per legge.

In tutte le altre regioni italiane, così come comunicato nei mesi scorsi, e con l’ultima circolare del 27 febbraio, sabato 10 marzo è il termine per consegnare alle scuole o la dichiarazione di avvenuta vaccinazione o un certificato che attesti che vi è una prenotazione presso la Asl per una data successiva al 10 marzo.

Si tratta di un requisito fondamentale, come previsto dalla legge, per continuare a frequentare fino alla fine dell’anno scolastico i nidi e le scuole materne, incluse quelle private non paritarie.

Se le famiglie sono inadempienti, il dirigente scolastico deve comunicare ai genitori che i bambini non in regola non potranno accedere ai servizi, finché non verrà presentata la documentazione richiesta.

Per quanto riguarda invece la scuola dell’obbligo, dalla prima elementare in su, le famiglie inadempienti saranno obbligate a pagare sanzioni pecuniarie dai 100 ai 500 euro.

Sono circa 30mila i bambini sotto i sei anni che potrebbero non essere in regola con la documentazione richiesta, ma è impossibile sapere quanti di questi non saranno ammessi a scuola.

Cosa prevede il decreto Lorenzin per le scuole dell’infanzia?

Tra le principali novità del decreto approvato il 7 giugno 2017 e convertito in legge il 31 luglio 2017, prevede che le vaccinazioni obbligatorie e gratuite passino da quattro a dodici: anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti Haemophilusinfluenzae tipo B; anti-meningococcica B; anti-meningococcica C; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella

Le dodici vaccinazioni obbligatorie sono requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole  dell’infanzia (per i bambini da 0 a 6 anni) e chi viola l’obbligo incorre in sanzioni pecuniarie.

Le dodici vaccinazioni previste dalla legge devono essere tutte obbligatoriamente somministrate ai nati dal 2017. Per i bambini nati dal 2001 al 2016 vi è uno specifico calendario vaccinale.

Sono esonerati dall’obbligo tutti i bambini che hanno già contratto le malattie corrispondenti ai vaccini obbligatori. Sono esonerati anche i bambini che hanno specifiche condizioni cliniche per cui il vaccino non può essere somministrato, come nel caso di gravi reazioni allergiche.

Per l’anno scolastico in corso, in attesa che le regole previste entrino a regime, sono previste alcune fasi transitorie. Entro il 10 settembre 2017 i genitori avrebbero dovuto presentare a scuola o la documentazione di avvenuta vaccinazione o un’autocertificazione che attesi o l’esenzione dall’obbligo o la prenotazione dell’appuntamento alla Asl.

L’altra data cardine è quella del 10 marzo 2018. Entro questa data, coloro che avevano presentato alle scuole un’autocertificazione, dovranno presentare la documentazione di avvenuta vaccinazione.

Cosa succede ai bambini i cui genitori che non hanno effettuato la vaccinazione entro il 10 marzo?

La ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha chiarito che tutti i bambini che alla data del 10 marzo sono in attesa di effettuare le vaccinazioni, basterà portare la documentazione che attesti di avere una prenotazione alla Asl successiva alla data del 10 marzo.

Questi bambini potranno tranquillamente continuare frequentare asili nido e scuole per l’infanzia fino alla fine dell’anno. Dopo il 10 marzo sarà invece vietato l’accesso alle scuole per tutti i bambini che non sono in regola neanche con quest’ultimo obbligo.

A partire dall’anno scolastico 2019/2020, invece i dirigenti scolastici sono tenuti a trasmettere alle Asl entro il 10 marzo, l’elenco degli iscritti per l’anno scolastico successivo, e le Asl devono provvedere a restituire, entro il 10 giugno, gli elenchi in cui vengono segnalati i bambini non in regola con gli obblighi vaccinali, per semplificare l’iter e far sì che le Asl parlino direttamente con le scuole.

I vaccini obbligatori

Fino all’estate 2017, le vaccinazioni obbligatorie in Italia erano quattro: antidifterica, antitetanica, antiepatite B e antipoliomielitica. Con l’approvazione della nuova legge sono diventati dieci e precisamente sono: Antidifterica, Antipoliomielitica, Antitetanica, Antipertosse, Antiepatite B, Anti Haemophilusinfluenzae tipo B, Antimorbillo, Antiparotite, Antirosolia, Antivaricella. 

Poi ce ne sono altre, non obbligatorie, ma raccomandate, che sono:
– anti-pneumococcica;
– anti-meningococcica C
– anti-meningococcica B;
– anti-rotavirus;
– anti-HPV per femmine e maschi

Mozione Raggi

Il 31 gennaio 2018 era stata approvata all’unanimità dall’Assemblea Capitolina la mozione in cui la sindaca e la giunta “pongono in essere tutte le necessarie attività istituzionali nei confronti del Governo, della Regione, dell’ANCI e degli altri Enti competenti per evitare che i bambini e le bambine non vaccinati, ma regolarmente iscritti, siano allontanati dalle strutture educative e scolastiche e che sia consentito loro di giungere alla conclusione dell’anno educativo e scolastico 2017/2018, senza alcuna interruzione della continuità educativa e didattica”.

“L’intera Assemblea Capitolina ha ritenuto la mancata vaccinazione non ostativa al prosieguo e alla continuità dell’attività e del percorso educativo considerando quest’ultimo (stesso insegnante, stesso contesto educativo, stessa aula, stessa rete di relazioni socio-affettive), una condizione psicodidattica da garantire a tutti in totale certezza ed assoluta equità”. Il Lazio, come le altre regioni, dovrà sottostare all’obbligo vaccinale.

Cosa pensano i genitori

L’asilo nido il Giardino Magico si trova al centro di Roma, non lontano dal Colosseo. È una giornata piovosa di febbraio, sono le nove di mattina. Alcuni bambini sono già in classe, altri sono appena arrivati con i loro genitori, chi in un marsupio, chi nel passeggino.

Gli asili nido e le scuole per l’infanzia sono al centro della polemica che da giorni imperversa su un tema che come pochi ha riscaldato gli animi dei cittadini italiani: i vaccini. Mancano pochi giorni al 10 marzo, la data che la nuova legge sui vaccini della scorsa estate indica come termine ultimo per aver effettuato le 10 vaccinazioni obbligatorie, pena l’esclusione da nidi e scuole dell’infanzia.

Virginia Raggi, la sindaca di Roma, a fine gennaio aveva proposto una mozione per impedire che i bambini non vaccinati fossero allontanati dalle strutture educative. La mozione era stata approvata all’unanimità dall’Assemblea Capitolina. TPI è andato a vedere che “aria tira” tra i genitori, a ridosso della scadenza del 10 marzo.

“Non c’è stato un dibattito e non c’è stata informazione. Nel consultorio dove siamo andati, dove fanno un servizio eccezionale, sull’aspetto dei vaccini sono stati molto intransigenti, non pronti a un dialogo informativo. Capisco le esigenze dato il grande afflusso di gente, ma tante cose vengono date per scontate. I vaccini vanno fatti però va data la giusta informazione. Ho riscontrato un atteggiamento impositivo sul genitore, un considerarlo non degno di ricevere informazioni. Io voglio sapere quello che faccio, altrimenti poi uno finisce per cercare informazioni in siti o altri canali deliranti ed è controproducente”, racconta Elena, mamma di Lisa.

“Mio figlio ha due anni e ha fatto tutti i vaccini richiesti. Sono favorevole ai vaccini e mi preoccupa il fatto che mio figlio al nido possa entrare in contatto con bambini non vaccinati, mi sembra veramente assurdo. Non ho mai avuto problemi alla Asl, né disagi di alcun tipo. E mi sono sempre fidata di quello che consigliava il mio pediatra”, racconta Luisa, mamma di Edoardo.

“Ognuno fa il suo mestiere, io sono competente nel mio campo e mi affido ad altri su altre questioni. Mi sembra assurda questa polemica no vax, francamente mi sembra un passo indietro a livello di conquiste di civiltà e scientifiche”, prosegue.

“Il problema è nato quando la questione è diventata dogmatica, quasi religiosa. Non ha senso dire ‘sono favorevole’ o ‘sono contraria’ in assoluto. I genitori hanno diritto ad avere dei dubbi. Perché un genitore, che magari ha studiato o si è informato, preferisce farsi venire il dubbio leggendo su internet piuttosto che affidarsi al pediatra? Lo stato deve tutelare la salute pubblica, aveva il diritto di ampliare l’obbligo vaccinale, ma il genitore ha il diritto di essere confuso e di informarsi. L’anello di congiunzione era la categoria dei pediatri, che forse non ha funzionato bene. Se io mi fido più di una notizia letta su internet che del mio pediatra, forse il mio pediatra non sta facendo bene il suo lavoro. La paura è alla base di tutte le scelte, ma è un buon motore su cui fondare le proprie decisioni? C’è una sfiducia dei genitori, e dei cittadini in generale, nei confronti dello stato”, racconta invece la mamma di Carla.

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