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Home » Politica

Votare non è inutile: è il principale strumento che abbiamo per decidere

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La tentazione di rimanere a casa, l’alternativa di turarsi il naso, non troppo allettante di fronte alla stanchezza di scegliere per il meno peggio. Frasi sentite e risentite, al punto da diventare quasi un modo per rompere il ghiaccio nelle conversazioni preelettorali. Che la politica non sia in un momento di popolarità è un dato di fatto, così come è comune il sentimento che il nostro voto serva a poco o nulla per risolvere i grandi problemi di questo tempo, troppo spesso schiacciati dagli immobilismi e dai tanti “ce lo chiede l’Europa”.

Un sentimento che vediamo tradotto in una crescente astensione, che cresce tornata dopo tornata e che rischia di trasformare il voto in un affare per pochi. Ma proprio questo dovrebbe farci riflettere, perché se la classe politica è sempre più distaccata dai cittadini, non possiamo lasciare che gli stessi cittadini rinuncino al principale strumento che hanno per sceglierla e valutarla.

Partiamo da un presupposto: alle elezioni politiche l’astensione, così come le schede bianche e nulle, sono dati puramente statistici. Certo, possono avere un valore politico di cui i partiti farebbero bene a prendere atto, ma non influiscono in alcun modo nella ripartizione dei seggi. Non votare è una scelta legittima, sia chiaro, ma corrisponde alla rinuncia a esercitare un diritto e, al tempo stesso, aumenta il valore del voto di chi invece si reca alle urne. Perciò un’astensione di massa, in un voto senza necessità di quorum, non farebbe altro che attribuire a un gruppo ristretto – i pochi elettori – il potere di decidere chi siano i nostri rappresentanti.

È vero, non è detto che ci sia per forza un partito che ci rappresenti, e tanti finiscono per votare turandosi il naso: anche in questo caso, al momento dello spoglio cambia poco. I voti non si esprimono con una specifica motivazione, e quelli dell’elettore entusiasta e di quello col naso turato valgono allo stesso modo.

E allora, cosa possiamo fare? Prima di tutto essere consapevoli che il nostro voto, per quanto sia solo uno su decine di milioni, nel suo piccolo influisce su quel risultato che la sera compare su tutti i programmi televisivi. Il nostro piccolo sforzo, la certificazione della nostra partecipazione politica, il modo in cui influiamo sull’elezione dei nostri rappresentanti.

Non ci resta dunque che fare la nostra parte e andare a votare. Per chi? Ognuno si scelga il suo, che si tratti del partito favorito, dell’inseguitore, dell’outsider o della possibile rivelazione, del nobile decaduto o di quello che si fermerà al prefisso telefonico. La scelta è ampia e non è detto ci si debba per forza turare il naso, ma l’importante è che ogni cittadino partecipi e scelga. Solo così il voto apparterrà ancora a tutti e non si trasformerà in una cena di gala, i cui pochi ospiti non sembrano nemmeno troppo interessanti.

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