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Home » Politica

“Leader infantile e inadeguato”: Travaglio scarica Di Maio e difende Draghi

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Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, nell'editoriale di sabato 27 ottobre, scrive parole dure contro il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio, prendendo le difese di Mario Draghi in tema di spread

“’Draghi avvelena il clima invece di tifare per l’Italia’. Questa replica di Luigi Di Maio alle dichiarazioni del presidente della Bce denota una buona dose di infantilismo e di inadeguatezza. E non è degna di un vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo. Ma neppure di un leader politico che dovrebbe essere sintonizzato con i cittadini o, quantomeno, con i suoi elettori”.

Sono le parole del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che nel suo editoriale del 27 ottobre punta il dito contro Di Maio per i suoi attacchi a Mario Draghipresidente della Banca centrale europea in tema di spread.

Il vicepremier ha infatti detto che Draghi “avvelena ulteriormente il clima”.

“Vedo dai ministri tedeschi molto più rispetto per quello che stiamo facendo che dal capo della Bce”, lo ha detto il vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio durante la registrazione della prima puntata di Nemo andata in onda su Rai2 venerdì 26 ottobre, dopo le dichiarazioni del presidente Bce, Mario Draghi.

“Secondo me siamo in un momento in cui bisogna tifare Italia e mi meraviglio che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima ulteriormente”, aveva aggiunto Di Maio, lanciatosi in un vero attacco al presidente della Banca centrale europea. Proprio Draghi, lo scorso giovedì in conferenza stampa a Francoforte, aveva sottolineato che l’allargamento dello spread impatta negativamente sui bilanci delle banche e auspicato “buon senso” nella trattativa tra Roma e Bruxelles.

Sulla querelle è intervenuto il direttore Travaglio, con parole tutt’altro che clementi: “chiunque abbia qualche euro da parte, incluso chi vota Cinque Stelle e Lega, è allarmato dallo spread che non accenna a calare”.

“Draghi, oltre a essere uno dei più autorevoli e stimati personaggi che vanti oggi l’Italia”, prosegue il direttore del Fatto, “non è un euroburocrate in campagna elettorale, diversamente dai vari Oettinger, Moscovici e Juncker. E non è neppure un nemico dell’italia, visto che si è scontrato duramente con gli ultrà tedeschi, filo-tedeschi e anche anti-italiani allergici alle cannonate del quantitative easing che con l’acquisto massiccio di titoli di Stato ha aiutato per cinque anni i Paesi europei più indebitati, Italia in primis”.

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