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Home » Politica

Un ventennio di stravolgimenti politici: i partiti europei non trovano pace

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Le elezioni spagnole hanno visto i popolari primo partito senza ottenere però la maggioranza assoluta dei seggi, nemmeno in coalizione con la destra di Vox. Neanche i socialisti in coppia con Sumar, erede di Podemos, riescono nell’impresa e dovranno cercare di convincere eventualmente diverse forze autonomiste. Guardando indietro a 20 anni fa, quando a contendersi il governo spagnolo erano Aznar e Zapatero, sarebbe stato impensabile: la politica era pressoché un bipolarismo tra popolari e socialisti, con in mezzo i partiti autonomisti, baschi e catalani in primis. Vedere emergere negli anni forze come Vox e Podemos, Sumar e Ciudadanos, sarebbe sembrato impensabile.

S&D

Sarebbe stato impensabile anche vedere in Germania un partito come Alternative fur Deutschland irrompere in uno schema politico consolidato da tempo in cui cambiavano giusto i rapporti di forza, e chissà che non arrivino altre novità, dopo che un sondaggio sulla Turingia ha dato un ipotetico partito rosso-bruno guidato da Sahra Wagenknecht, in rotta con la sinistra della Linke, in testa.

Non avremmo pensato di vedere così alti in Francia né Macron né Melenchon, tantomeno avremmo immaginato così ridimensionati socialisti e centrodestra. Della crescita registrata da Marine Le Pen già c’erano i sentori, come quando nel 2002 il padre arrivò al ballottaggio presidenziale lasciando tutti di sasso.

Gli ultimi 20 anni sono stati uno spartiacque per la politica europea, tra crisi economica e terrorismo, migranti e pandemie, argomenti che hanno profondamente mutato il ruolo di molti partiti e rivoluzionato il panorama politico. Lo sa bene la Grecia, vittima di un vero terremoto politico che ha marginalizzato partiti storici, mandato al potere partiti fino a quel momento marginali, visto nuove liste sorgere e cadere rapidamente. Lo sanno bene in tanti, lo potrebbero scoprire altri ancora, come l’Olanda, dove le ultime elezioni provinciali hanno visto il successo del Movimento Contadino-Cittadino oggi dato per lanciatissimo verso il voto del prossimo autunno.

Lo sappiamo bene anche noi in Italia, dove negli ultimi 20 anni abbiamo visto dalle urne uscire i risultati più disparati. Siamo sempre stati più imprevedibili di altri al momento del voto, e forse per questo ci stupiamo di meno, ma dall’improvvisa nascita del Movimento Cinque Stelle al sorprendente boom di Renzi nel 2014, dalla crescita esponenziale di Matteo Salvini nel 2019 a quella di Giorgia Meloni, quel bipolarismo muscolare tra Prodi e Berlusconi, tra l’Ulivo e la Casa delle Libertà, ci sembra oggi preistoria.

La politica è fatta così, che ci si trovi nella periferia romana o a Parigi sugli Champs Elysee, che si stia in qualche campagna greca o sulle rive del Reno: se i partiti tradizionali cessano di dare certe risposte ai cittadini, finisce che quelle risposte le da qualcun altro, che sia un partito appena nato o uno che fino a quel momento era marginale. È quello che è successo in questi anni, è quello che si potrebbe ripetere se certe istanze rimangono inascoltate.

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