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Home » Politica

La ministra Roccella, contestata dagli studenti, abbandona gli Stati generali della Natalità | VIDEO

Immagine di copertina

La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella è stata duramente contestata da un gruppo di studenti in occasione degli Stati Generali della Natalità in corso all’Auditorium della Conciliazione di Roma. Alla ministra, presente sul palco per portare i saluti istituzionali all’evento, è stato impedito di parlare: Roccella ha quindi abbandonato la sala accusando poi i contestatori di “profonda ostilità verso la maternità e la paternità”.

Appena la ministra ha preso la parola, dalla platea sono partiti i fischi e le urla di contestazione da parte di un gruppo di studenti, che hanno anche intonato cori pro-aborto come “Ma quale Stato, quale Dio, sul mio corpo decido io” e “Fuori i Pro-Vita dai consultori”.

Roccella si è così rivolta ai manifestanti: “Ragazzi, noi siamo d’accordo, ma nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno”. Ma la contestazione è proseguita e a quel punto la ministra ha deciso di andarsene.

Una delle manifestanti ha parlato brevemente al microfono, ma poi è stata interrotta dall’organizzatore Gigi De Palo, presidente Fondazione per la Natalità, che ha dato la parola agli altri ospiti presenti sul palco.

In seguito la ministra ha diramato una nota in cui si legge: “Ho scelto questa mattina di lasciare gli Stati generali della Natalità per consentire alle persone che erano sul palco con me, una mamma incinta di otto mesi che portava la sua testimonianza e il presidente del Forum delle Famiglie Adriano Bordignon, di poter parlare senza subire la mia stessa sorte di censura. E invece neanche questo è stato sufficiente: io ho lasciato il palco ma anche alla mamma (sommersa dai fischi) e a Bordignon è stato impedito di parlare tranquillamente. Tanto è vero che l’evento è stato sospeso”.

“Questa – afferma Roccella – è la dimostrazione che non si è trattato soltanto di una censura verso di me o verso il governo, ma di una profonda ostilità verso la maternità e la paternità, verso chi decide di mettere al mondo un figlio, esercitando la propria libertà e senza nulla togliere alla libertà altrui, ma contribuendo a dare un futuro alla nostra società. Insomma quello che si contesta, alla fine, è la maternità come libera scelta”.

La ministra è poi intervenuta sull’accaduto con un post sui social: “Sono certa – scrive – che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali, Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc…, la ‘grande stampa’ e la ‘stampa militante’ che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l’atto di censura che mi ha impedito di parlare agli Stati generali organizzati dalla Fondazione per la Natalità per svolgere il mio intervento e anche per rispondere ai contestatori-censori e interloquire con loro”.

Una delle studentesse del collettivo Arcane, tra i promotori della contestazione, ha spiegato all’Ansa che nel mirino degli studenti c’era “questo Governo e la sua cultura patriarcale”. “Oggi – ha osservato la ragazza – la Roccella ha detto che nessuno ci stava impedendo la nostra libertà, ma è stata sempre lei a dire che ‘l’aborto purtroppo è un diritto’. Ma contestiamo anche l’impostazione del convegno”.

“Non vogliamo che il corpo della donna venga visto come uno strumento per la riproduzione”, ha sottolineato sempre all’Ansa un’altra studentessa. “E non vogliamo che il fine ultimo della donna venga considerato la maternità. Noi chiediamo nelle scuole educazione sesso-affettiva e la proposta di Valditara di educare alle relazioni non ci soddisferà mai. Chiediamo una pedagogia transformista nelle scuole per formare un altro tipo di società”.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso “solidarietà” alla ministra Roccella: “Lo spettacolo andato in scena questa mattina – ha dichiarato la premier – è ignobile. Ancora una volta è stato impedito ad un ministro di intervenire e di esprimere le proprie idee. Responsabile è un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee”.

“Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà e di condannare, senza se e senza ma. È ora di dire basta”, ha aggiunto Meloni.

LEGGI ANCHE: L’Italia non è un Paese per madri lavoratrici: siamo la maglia nera in Europa

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