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“Io, agente della scorta di Berlinguer, oggi voto M5S. Ma ero in coda per Elly Schlein”

Immagine di copertina
Credit: AGF

"Bonaccini? Un narciso, ai miei tempi a quelli come lui facevamo sparecchiare i tavoli alle feste dell'Unità": intervista a Roberto Bertuzzi

Roberto Bertuzzi è un’anima indiscutibile della sinistra italiana. Quella ribelle, proletaria, operaia. Nel terribile 16 marzo del 1978, il giorno del sequestro di Aldo Moro, fu assunto alla direzione nazionale del Pci ai Servizi di Sicurezza: da quel giorno è stato l’ombra di Enrico Berlinguer, fino alla morte dello storico leader di Botteghe Oscure. 

Bertuzzi, lei che il mondo della sinistra lo conosce assai bene, dai protagonisti alla base più verace, non è stupito della vittoria della Schlein? Anzi, di Elly, come la chiama lei…
«No. Per niente. Lo speravo, innanzitutto. Ma quando sono andato al seggio ad Albano, dove io vivo, domenica mattina, ho capito subito che l’aria era cambiata ed Elly avrebbe vinto». 

Perché?
«Ai seggi c’erano tanti compagni che io conosco bene. Non li vedevo da tempo, e domenica sono tornati, invece. Tutti compagni della mia età, oramai considerevole, che stavano, come me, nel Pci e che sono rimasti fedeli a tutti i cambiamenti, Pds, Ds, Pd. Frequentavamo il circolo, finché è stato chiuso. Domenica eravamo tutti lì, per votare, perché vogliamo dare una mano per cambiare le cose. E poi era pieno di giovani, di energia, di vita. Ho capito che l’aria stava cambiando». 

Ma perché ha vinto la Schlein?
«Perché stupirsi? Il Pd era diventato una Chiesa chiusa. Non rappresentava più le idee, il mondo, la sensibilità della sinistra. Il Pd ha deluso tutti noi e, in primo luogo, i lavoratori. Penso all’Articolo 18, all’orrore del Jobs Act, ai contratti capestro che hanno reso i lavoratori più poveri e più insicuri. Ma ce li ricordiamo i voucher proposti dalla sinistra? Ma vuole una prova provata della disaffezione delle masse operaie?». 

Dica.
«Sesto San Giovanni: era la Stalingrado d’Italia, tutti votavano a sinistra. Ebbene, nelle ultime politiche ha vinto la Rauti. Mi capisce? La Rauti. Ha sentito forse un’autocritica dai signori del Partito democratico? Un’ammissione di aver sbagliato scelte e comportamenti? Io mai. Non le sembra strano che i vertici di quel partito non si siano neppure domandati perché gli operai hanno votato Lega o Fratelli d’Italia? Li hanno massacrati, e quelli sono andati altrove». 

Ma non le pare perlomeno curioso che il segretario del Pd non sia scelto dagli iscritti del Pd, anzi, sia quella che gli iscritti hanno bocciato?
«No, perché mai? Le faccio un po’ di conti: nei circoli hanno votato circa 150mila iscritti. Ma il Pd alle ultime politiche ha preso oltre 5 milioni di voti. Alle primarie sono andati più di un milione di persone che, evidentemente, votano Pd ma non erano iscritti». 

Come lei, insomma?
«Eh no! Io ho votato Cinque Stelle alle ultime politiche! Se Elly fa quello che ha promesso, però, torno a votare Pd». 

Lei è iscritto?
«Non più, da quando è diventato segretario il fiorentino…».

Cosa succede, ora, con l’elezione di una donna così fuori dai giri?
«È l’ora delle donne e dei giovani. Succede che deve cambiare tutto». 

Tutto tutto?
«Tutto, sì. Io sono ottimista. Sotto casa mia, ad Albano, c’è un circolo di Giovani Democratici. Sono bravissimi, animano la discussione, lì studiano, lavorano, fanno incontri. Sono anche iscritti all’Anpi. Questa è la novità, bisogna incoraggiare i giovani a occuparsi di politica, perché la politica è questo, è partecipazione. Non è più il tempo che c’è chi decide per te e tu non conti nulla. I capibastone devono scomparire per sempre. Non può essere che ti chiamano solo quando devi votare. La politica è voler bene a se stessi e agli altri. Ma io, che da tutta la vita faccio attività, devo per forza andare al bar per scambiare due opinioni? Se non si sta sul territorio, se non si ascoltano le persone, ma come si pretende poi di essere scelti e votati?». 

Bonaccini aveva dietro una grande parte dei mammasantissima del partito. Ma anche la Schlein era appoggiata da nomi grossi, da Orlando a Franceschini…
«Alcuni hanno creduto che niente cambiasse, che vincesse il solito Gattopardo. Altri sono stati più lungimiranti e hanno fiutato l’aria. Mi fa piacere per loro, ma spero che non abbiamo alcun premio. Elly ha detto che ora il parlamentino del Pd (l’Assemblea nazionale, ndr) sarà completamente riformato. E lo stesso per i capigruppo di Camera e Senato. Spero che siano donne e giovani ad avere il controllo e che i brontosauri vadano al pascolo». 

Ma cosa ha sbagliato Bonaccini?
«Non lo so, ma quando stavo con Berlinguer non ho mai sentito il segretario pronunciare il pronome “io”. Diceva sempre “noi”. Per me era importante. Bonaccini mi è parso un po’ troppo narciso. E noi, nel Pci, ai narcisi al massimo consentivamo di sparecchiare i tavoli alle feste dell’Unità. Non mi piacciono, non mi sono mai piaciuti, né che siano politici, né attori, né colleghi». 

Invece cosa ha azzeccato la Schlein?
«Elly mi piace. Mi piace come s’esprime. Te lo dico in romanesco: ce mette er core! Si sente da come dice le cose, che ci crede davvero. La criticano e le dicono che è superficiale. Ma a me ‘ste cose non mi preoccupano, perché noi abbiamo bisogno di tutti: di gente che ha idee, di persone che hanno voglia di lottare, di uomini e di donne che vogliono cambiare le cose. Altrimenti rimarremo sempre impantanati in questa logica del potere che ha portato il Pd ad essere un partito di destra, con politiche persecutorie per i lavoratori e colpevolizzanti per i poveri. Io non mi ci ritrovavo più, ora spero di tornare a casa mia». 

I giornali di destra non hanno accolto bene la vittoria della Schlein, come mai tanto livore?
«Non lo so, ma mi ha incoraggiato parecchio. Je rode, je rode… Evidentemente a destra hanno paura seria che le cose possano cambiare davvero, che il Pd non sia più subalterno, che non sia un complice delle politiche di destra, che non li aiuti a massacrare i lavoratori come hanno fatto finora. Ho letto una rassegna stampa volgare, fuori tema. Ma oramai i giornali sono illeggibili e tanti che si fanno chiamare “giornalisti”, farebbero meglio a dedicarsi ad altre cose. Con Berlinguer, negli anni, di giornalisti seri e capaci, anche se ci contrastavano, ne ho conosciuti tanti e perbene. Ora cercano solo l’aggressione personale e qualche pettegolezzo pruriginoso. Ma gliel’ho detto, sono ottimista: spero che comincino a fare le primarie aperte e democratiche anche nei giornali. Hai visto mai…».

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