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Quirinale, Renzi: “Pronti a votare candidato centrodestra, ma non Berlusconi”. E profetizza 3 scenari

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Credit: Ansa foto

Sono ore calde per la politica italiana. Ieri sera, dopo un incontro di due ore, i leader della coalizione di centrodestra hanno chiesto a Silvio Berlusconi di “sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta” e candidarsi alla presidenza della Repubblica. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, alla riunione dei grandi elettori del partito si esprime con scetticismo sulla posizione del centrodestra e sulla candidatura di Silvio Berlusconi: “Oggi alla riunione del centrodestra” sul Quirinale “c’è stata una indicazione di Berlusconi a metà, perché deve verificare i numeri. E’ un passo indietro per loro nella candidatura di Berlusconi”.

S&D

“Il mio messaggio è per Salvini e Meloni, loro rischiano la sindrome di Bersani. I numeri ce li hanno loro, se sono capaci portano a casa il risultato. Se no, vengono colpiti dalla sindrome di Bersani”, aggiunge. “Nel 2015 avevamo 420 voti, oggi il centrodestra ne ha 460. Se loro sono capaci, costruiscono la maggioranza. Se no vanno a sbattere, ed è la prima partita di Champions. Non è più di precampionato o coppa Italia. Lì si vede chi è capace e chi no”, prosegue.

“Non credo che lunedì 24 la prima votazione porterà molto lontano: attenzione ai trucchi e alle difficoltà dell’elezione del presidente della Repubblica, l’ho detto anche al centrodestra. Il rischio di una “sindrome di Bersani”, che nel 2013 era convinto di giocare un ruolo e purtroppo lo giocò non in positivo, è un rischio molto alto, soprattutto per Meloni e Salvini”, ha sottolineato Renzi. Poi, ha parlato di tre scenari possibili. Il primo per il Colle: “Un uomo o una donna di centrodestra che gode però di apprezzamento che va oltre gli elettori di centrodestra. Quello che è accaduto oggi nella riunione del centrodestra con un’indicazione su Berlusconi che è un’indicazione a metà”.

La “seconda ipotesi: andare a chiedere all’italiano più autorevole e forte in questo momento e con una maggiore presenza istituzionale, Mario Draghi, di lasciare l’incarico da premier e andare al Quirinale”. In questo caso “si aprirebbe l’ipotesi di un governo Ursula senza Salvini o di un governo dei leader”.

Infine, la “terza ipotesi, che prevede che resti la candidatura di Berlusconi a tutti i costi e dalla quarta votazione sia il candidato dove si tenti il tutto per tutto per provare a eleggerlo”. In questo caso o c’è l’Aventino, “come suggerito da Enrico Letta”, ma è una proposta che non piace a Renzi, “o si va in Aula e si va al gioco della verità dove si candida e si vota un’altra personalità da contrapporre a Berlusconi. Sarebbe uno scontro all’ultimo voto, mai avvenuto in questa intensità per il Capo dello Stato”.

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